Dilettandomi con i giochi di parole, sono riuscito a raggiungere, nella cerchia di familiari colleghi amici e affini, una nomea di un certo momento, però non vorrei riposare sugli Allòra passati, ed eccomi qui pronto a rimettermi in gioco.
Vorrei iniziare con una questione di principio e, magari, concludere con una questione di fondo.
Un interrogativo si impone: con i Tempi che corrono, e l’aria che tira, come faremo a stare al passo coi Tempi?
Viviamo governati da un Cronoprogramma che ci incalza a forza di tap, di click, di bit, di flash. Ci son quelli che dicono: “È il Digitale, bellezza, e tu non puoi farci niente, niente!”. Ma io dico: non cercate il fatto svelto, l’Altoritmo che vi dà il data base, ma non la data base per procedere nell’ esistenza.
Vorrei fare qualche riferimento personale. Nella perenne dura ansiogena gara della vita arrivavo sempre terzo: prima di me arrivavano due tipi segaligni, esili, smunti. Chiesi loro chi fossero, mi risposero: “Siamo due minuti: un Minuto primo e un Minuto secondo. Arriviamo sempre in quest’ordine”.
Afferrato che non potevo battere i minuti, provai a battere le ore, ma qualsiasi pendola era meglio di me, per non dire degli orologi a cucù!
Ispirato da nefaste teorie psicologiche allora in voga provai a battere il “qui e ora”; a questo fine mi presentai alle selezioni fatte con i test di intelligenza, quelli cronometrati, ma mi dissero che non avevo sufficiente “Q.I e ora”, cosicché rinunciai e mi ritirai.
Alla fine, nella gara della vita, riuscivo solo a battere la fiacca. Divenni un fannullone interamente votato a una pausa. Però, una noia mortale, mi ingegnavo ad ammazzare il tempo, ma quello non se ne dava per inteso.
Avevo però una piccola speranza che, maturando, il tempo mi avrebbe dato Ragione; sapete, una cosa tipo che una mattina il vostro amato telefono vi skilla e vi rendete conto di avere delle capacità prima ignorate, e alfine eccomi qua.
Vorrei affrontare il discorso del tempo con serietà, non sono un buontempone, come quel meteorologo bugiardo che faceva puntuali previsioni “mo’ mento per mo’ mento”, e prometteva tempo splendido anche se i nuvoloni si addensavano in cielo.
Sono anche pronto a correre dei rischi, non come quelli che per mettersi al riparo da critiche annunciano: “Vi trasmettiamo le previsioni del tempo per domani: “Domani alle 17.45 saranno le 17.45!”.
Sono pronto a dare tutti i dati, ma soprattutto le date: non vorrei essere tacciato di Ma- Chi?- Smo!
Sono pronto a parlare di tempo, senza remore, anche se il cronoprogramma ci opprime, e lo zeitgeist, di questi tempi, ricorda un poltergeist che ci spaventa gemendo e facendo strisciare e sbattere le sue block-chains. E dire che non mi ha mai fatto difetto la presenza di spirito!
Bisognerebbe reagire, prendersi tempo, siamo d’accordo, ma avrei qualcosa da ridire sulle immagini che usiamo: “un arco di tempo”, “la freccia del tempo”; ma siamo ancora con le nostre metafore cacciatori e raccoglitori di cibo? Con il tempo che ci incalza lancette in resta?
Meno male che siamo arrivati a inventare la società agricola stanziale, ed ecco: “il Tempo è una ruota”. Non vi sembra più riposante?
Beh, sto un po’ celiando, in realtà abbiamo molti modi di definire il tempo, c’è solo l’imbarazzo della scelta: lineare, ciclico, assoluto, a spirale; e poi potrei aggiungere accelerato, rallentato, a balzi, a scatti, a spicchi, a spacchi, reversibile, congelato, e così via.
Sarebbe un bell’ elenco, però farei adesso un accenno, da profano, al tempo relativistico, quello della relatività ristretta.
A esser sinceri quest’ ultimo, a partire dal cronotopo di Minkowski e del suo sodale Einstein, ha molto cambiato le nostre abitudini linguistiche. Dicevo l’altro giorno a un amico che bisogna dare tempo al tempo, e magari spazio allo spazio, ma lui mi ha risposto che sente che l’ho deluso: “Ho perso troppo spaziotempo con te!”, dopo di che si è girato e se ne è andato piantandomi in asso!
Arrivando alla relatività generale, c’è però un personaggio che ancor di più mi angustia, nomen omen, Rovelli, col suo “ordine del tempo”, tempo che non esiste. Scienziato brillantissimo a cui sono peraltro affezionato e a cui, se non fosse per un certo timore reverenziale, vorrei rivolgere un appello: “O Rovelli, tu dici che il tempo non esiste, io credo di capire le tue ragioni, ma tu cerca di capire le mie: io col tempo ci lavoro, gli analisti hanno inventato l’ora da 50 minuti, se non da 45, e se non mi riesce di essere puntuale mi sento pure in difetto. O Carlo, ti parlo fuori dai denti: ti assicuro che non sono una particella che viaggia alla velocità della luce (vivo a Roma e tutti i giorni sto in coda sul Grande Raccordo Anulare), non ho un gemello da far stare in città mentre vado in montagna per guadagnare tempo di vita prezioso, e per finire, non ho intenzione di accendere un mutuo per acquistare un pied-à-terre in un buco nero! Capisci? A me il tempo serve! Al massimo, visto che gli anni avanzano, per il futuro mi vorrei trovare un posto in un ospizio-tempo”.
Adesso, non leggo nel pensiero, ma posso immaginare a cosa starete pensando: ma perché non ci parla del tema del giorno d’oggi, di domani e dopodomani: il Passato? Vi assicuro che volevo arrivarci.
Parto da un’affermazione. Se il Passato sia passabile è un tema di grande momento, ma lui a volte vi fissa fisso, con sguardo impassabile. Bisognerebbe esser Vigili e dirgli: “Signor Passato, lo sa che lei è passabile di arresto se non la smette di arrestarsi?”. Ma non è così semplice, gente, perché lui non ci presta attenzione, per paura che non gliela rendiamo.
Dando espressione al mio fastidio per i laudatores temporis acti, ho avuto modo di scrivere che Il Successo ti dà alla testa e ti rende Folle, facendoti sentire le vibrazioni di tutte le sterminate moltitudini che ti hanno preceduto.
Per fuggire l’attrazione del passato, spesso cerchiamo di vivere alla giornata, ma poi finisce che al massimo sperimentiamo l’attimo Fu Gente, quello della Gente che Fu! Come quel mio amico affezionato al nonno, che diceva di voler godere dei tempi Morti e viveva legato al Trapassato, remoto, per di più.
Io però dico: “Non facciamo che il passato Prossimo ci impedisca di incontrare il futuro Prossimo!”.
Apriamoci agli altri e ricordiamo che la vita, anche nelle situazioni più difficili, è sempre pronta a lanciarci un Ancòra di salvataggio!”.