#NessunScusa è l’hashtag lanciato come simbolo di questa Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, da UN Women Italy che ha richiamato l’attenzione sulle azioni concrete che devono essere adottate da tutti i settori della società, con riferimento specifico al nostro Paese. L’iniziativa fa parte di una campagna internazionale riconosciuta a livello globale che si è focalizzata sul femminicidio per rappresentare un futuro libero dalla violenza di genere. Dal 25 novembre al 10 dicembre, giornata dei diritti umani, in tutto il mondo ci saranno iniziative culturali e sociali che promuoveranno la consapevolezza in tutti noi che, non ci sono più scuse. L’iniziativa auspica che i governi di tutto il mondo creino e applichino leggi severe contro la violenza di genere, e adottino Piani Nazionali d’Azione che garantiscano la protezione delle donne. Anche le aziende e le istituzioni devono fare la loro parte implementando politiche di tolleranza zero, offrendo sostegno alle vittime e promuovendo ambienti di lavoro sicuri e inclusivi. Ma anche i singoli individui possono, devono, cambiare le cose, denunciando ogni forma di abuso e violenza e sostenendo l’operato di enti ed associazioni.
ActionAid ha misurato la presenza del tema della violenza sulle donne nell’agenda politica. Secondo la ricerca Oltre le parole realizzata in collaborazione con l’Osservatorio di Pavia e con B2Research, il 94% degli italiani e delle italiane, di destra e di sinistra, pensa che l’argomento sia rilevante. Ma 8 italiani su 10 ritengono che le attuali politiche e leggi non siano sufficienti per contrastare il fenomeno. I dati rilevati indicano che l’interessamento della classe politica è scarso: nell’ultimo anno meno dell’1,5% dei post totali dei politici si è occupato di violenza maschile sulle donne; 2 volte su 3 a scriverli sono state donne (Fonte: IO-Donna, inserto del Corriere della Sera, in Rubrica Costume e Società, 18/11/2024).
Le ultime dichiarazioni del Ministro dell’Istruzione Valditara non sembrano far auspicare nulla di buono nella direzione di contrastare la violenza di genere da parte del Governo attuale. Tuttavia, la Corte di assise di Milano, ha sentenziato che Alessandro Impagnatiello era lucido quando uccise Giulia Tramontano al settimo mese di gravidanza. Una personalità, secondo i periti, dai tratti di personalità narcisistici e psicopatici, ma non psicopatologici, che ha ricostruito la dinamica dell’omicidio della fidanzata con “piena lucidità”, senza confusione e, secondo la sua logica, non poteva accettare lo “smascheramento” della sua doppia vita e ha manifestato una “dimensione rabbiosa”. Nella sua “storia sociale e professionale non c'erano problemi di natura psichica”.
Nella sua poliedrica attività di scrittrice, Michela Murgia si è molto occupata di come la politica e i media, in particolare i giornali italiani, raccontano le violenze contro le donne e i femminicidi. In un articolo scritto per il Post e pubblicato dopo la sua morte, Murgia, racconta la propria esperienza in una redazione denunciando la responsabilità dei giornalisti verso la sensibilità di chi legge nell’uso del linguaggio sessista intriso di stereotipi di genere. La violenza contro le donne, nella “cultura mediale”, è ampiamente accettata, normalizzata, persino occasionalmente celebrata. Secondo la Teoria dell’Accumulazione (DeFleur, Dennis 1994), se i messaggi di media diversi appaiono coerenti, si rinforzano l’un l’altro e ricorrono in modo persistente, a lungo termine possono esercitare influenze potenti. I pochi studi disponibili sul tema, spesso maturati nell’ambito della psicologia sperimentale, testimoniano un effetto di “coltivazione” di violenza interpersonale e sessismo ostile, come indicatori di comportamenti sessualmente aggressivi (Fox, Potocki 2016).
Nel loro volume dal titolo Relazioni Brutali. Genere e violenza nella cultura mediale (Il Mulino 2017) le sociologhe Elisa Giomi e Sveva Magaraggia hanno individuato alcune macro-strategie discorsive ricorrenti nei media che sono: la naturalizzazione e la romanticizzazione e l’estetizzazione che a loro giudizio possono concorrere ad alzare la soglia della tolleranza, della pervasività e della assuefazione rispetto al fenomeno della violenza maschile contro le donne, normalizzandola.
La naturalizzazione è quella che avviene ogni qual volta si costruisce e si rappresenta la violenza maschile come espressione di un principio di natura, quasi di un fattore genetico, costituivo del maschile stesso, per cui lui è maschio perché è violento e violento perché maschio. La romanticizzazione riguarda alcuni dei casi in cui la violenza degli uomini verso le donne viene giustificata per costrutti culturali o legali come il delitto passionale. Oppure si celebrano violenza e perversione come espressione di una relazione intensa, cifra della passione di lui ma anche della dedizione di lei. Quindi la violenza e la perversione come parte integrante della mitologizzazione mediatica e dell’amore romantico.
Infine, l’estetizzazione, ovvero la rappresentazione estetica della cadaverizzazione della donna. Questa cultura dell’uccidibilità del corpo femminile è un altro aspetto della comunicazione mediatica per la quale la violenza di genere viene ancora raccontata prevalentamente dentro un frame di aberrazione individuale quindi dentro a una costruzione che mette l’accento sull’incidenza di fattori soggettivi (frustrato, utilizzava psicofarmaci, era geloso e/o follemente innamorato) e mette ancora l’accento su tematiche individuali e interpersonali. impedendone la tematizzazione come fenomeno sociale di violenza di genere.
L’esergo è il titolo dell’ultimo libro di Michela Marzano, scrittrice, filosofa ed editorialista de “La Repubblica”. Con una narrazione a metà tra il romanzo e il reportage Marzano si e ci domanda quale sia l’eredità del #Metoo in tema di consenso e libertà nel rapporto sessuale. Come dice il titolo stesso, “Sto ancora aspettando che qualcuno mi chieda scusa”, il libro è una storia di mancate riparazioni, di abusi grandi e piccoli, fisici e mentali. Il racconto di una donna che risveglia la sua consapevolezza e prova a tracciare i confini del benessere e del rispetto di sé.