Giulio Cesare Soavi è morto nell’inverno di quest’anno; avrebbe compiuto novantotto anni a marzo.
Un’immagine può trasmettere qualcosa di essenziale di come egli era; e non soltanto negli ultimi mesi.
Tolstoj racconta in Guerra e pace del principe Andrej ferito nella battaglia di Austerlitz; sono i brevi istanti, quando si è stati colpiti ma non si avverte ancora il dolore:
Riaprì gli occhi… Sul suo capo non c’era più nulla, tranne che il cielo: un cielo alto, non limpido, ma tuttavia immensamente alto, con un silenzioso scivolare di nuvole grigie. «Che silenzio, che pace, e che solennità! In tutt’altro modo da come correvo io – pensò il principe Andrej – da come tutti insieme correvamo, gridavamo e ci battevamo; in tutt’altro modo da come, inferociti e spauriti, [lottavamo gli uni contro gli altri;] in tutt’altro modo scivolano le nuvole per questo cielo alto, sconfinato. Come mai, prima, non m’accorgevo di questo cielo così alto? E come sono felice d’averlo riconosciuto, finalmente!».
Soavi sapeva vedere il cielo, al di là del frastuono, nel cicaleccio della conversazione, nel racconto in analisi di minute vicende e di mille ripetuti conflitti personali.
12 febbraio 2021
Claudio Neri
Vedi anche
Giovanni Meterangelis, Fusionalità e svolta relazionale. 2021
Report di Ada Cristillo e Elisabetta Papuzza su “Fusionalità - Storia del concetto e sviluppi attuali (23-24 marzo 2019)
In ricordo di Giulio Cesare Soavi. Video intervista a cura di Paolo Boccara e Giuseppe Riefolo (2012)
Soavi G.C., Deficit della struttura del «sé» e nevrosi ossessiva (deficit fusionale e struttura del sé). 1993
Giulio Cesare Soavi: "Precisazioni sulla psicologia del tennis", 1988