Sabato, Luglio 27, 2024

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Nessun uomo è un'asola, dove si possano infilare senza conseguenze bottoni, botti e traumi delle vite che lo hanno preceduto.  A volte siamo immersi in   una trance-generazionale, dove le cose trascolorano tra quadri- tris- bis-avoli, nonni e così via, e gli ultimi nati si portano appresso uno strascico di scuciture e spacchi per ogni singolo attimo fu-gente della loro esistenza.  Io dico però che bisogna reagire e riprendere in mano il filo del dì scorso, del nostro passato. Piantiamola di piangerci addosso per quello che ci ha passato il passato: non avvolgiamoci in una tela di lagno!

Non ritiriamoci   di fronte alla radicalità del quesito fondamentale: Tessere o non Tessere?

Qualcuno, abituato dal pensiero dominante a elogiare le magnifiche sorti e progressive del tessuto produttivo, potrebbe minimizzare la difficoltà del compito, ricordando che il sole è sarto anche questa mattina, e che quindi non vale la pena di preoccuparsi.  Ma io rispondo che non basta, visto che per di più avremmo disperato bisogno di persone, e tipografi, di carattere, e invece ci troviamo di fronte a uomini non di polso ma di polsino, che barattano l’etica con l’etichetta. Gente folgorata sulla via del damasco, che cerca nel guardaroba qualcosa che la protegga dall’ imminente frac esistenziale e incede sul bordo del baratro ignara dello Sparato dolente che porta sul petto!  Gente che passa il suo tempo a imbastire trame, che al massimo tesse le lodi del potente e si nutre di pane girico. Gente sospinta da Stinti tiepidi, che non riesce ad ascoltare il ricamo della foresta: a loro vorrei ricordare che la vita è lotta e la rivoluzione non è un pranzo di martingala!  

Forse un giorno ognuno riuscirà a prender l’altro per l’umano e ad allacciare un elegante doppio patto, per attraversare assieme il canale della Manica e non essere dei manichini a mani chine di fronte al Potere. Siatene certi, dopo ci sentiremmo euforici, come il pittore di grido le cui opere vanno a gonfie tele.

Ma per ora, so bene che la realtà non è consolante.  Tante persone prive di immaginazione, affette da artrosi all’Anche, si chiudono nelle rocche, nei loro Fort (Da?), con gli spalti protetti da merletti. Amano fare il bagno nelle acque dell’ago della bilancia. Sul canovaccio della loro esistenza campeggia il motto:” Frangia o Spagna purché se magna!”.  L’unica loro bussola è quella del Grand Hotel.

Ci sono donne che, non riuscendo a essere une, cercano di essere trine, e chiffon. Ci sono contesse, sull'orlo di una crisi di servi, che fuggono impaurite dal perturbante di turno per mancanza di Domestici.

Io ripartirei invece dai nostri bisogni primari, e potrei dire che spesso abbiamo sete, ma non sappiamo come tesserle, e siamo presi dalla tentazione di filar via.

Io dico invece di filare la nostra via, imbarcandoci di filato sulle navette che vanno e vengono tra trama e ordito. Sarei lieto di contribuire, essere uno scienziato che elabora eleganti cartamodelli teorici ed è autore di coperte fondamentali per il benessere (e il comfort) dell’umanità.  Vorrei godere, come i più fortunatamente euristici fra noi, di un salutare spirito seren(e)dipico; confesso che non mi dispiacerebbe rivolgermi a mio padre tessendone le lodi con un bel: “Te Laio!”  a mano, a mano (perché si deve pur procedere con gradualità). 

In conclusione, auspicherei l’intervento di una Rammentatrice pronta a riparare gli strappi, i Buchi Veri del passato, con un’umile opera di ago e filo (antropia). Ci aiuti lei a lanciare un orlo che arrivi dappertutto! 

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