Martedì, Maggio 14, 2024

NOTA! Questo sito utilizza i cookie e tecnologie simili.

Se non si modificano le impostazioni del browser, l'utente accetta. Per saperne di piu'

Approvo

I cookies sono dei piccoli file di testo che, trasferiti sull’hard disk del computer dei visitatori, consentono di conoscere la frequenza delle visite e quali pagine del sito vengono visitate dai netizen. Si tratta di dati che non permettono di procedere all’individuazione dell’utente (ma la sola provenienza dell’azienda), non incrociamo le informazioni raccolte attraverso i cookies con altre informazioni personali. La maggior parte dei browser può essere impostata con modalità tali da informarla nel caso in cui un cookie vi è stato inviato con la possibilità, da parte sua, di procedere alla sua disabilitazione. La disabilitazione del cookies, tuttavia, può in taluni casi non consentire l’uso del sito oppure dare problemi di visualizzazione del sito o delimitare le funzionalità del medesimo sito, pur se limitatamente ad aree o funzioni del portale.

La disabilitazione dei cookies consentirà, in ogni caso, di accedere alla home page del nostro Sito. Non viene fatto uso di cookies per la trasmissione di informazioni di carattere personale, né vengono utilizzati c.d. cookies persistenti di alcun tipo, ovvero sistemi per il tracciamento permanente degli utenti. L’uso di c.d. cookies di sessione (che non vengono memorizzati in modo persistente sul computer dell’utente e svaniscono con la chiusura del browser) è strettamente limitato alla trasmissione di identificativi di sessione (costituiti da numeri casuali generati dal server) necessari per consentire l’esplorazione sicura ed efficiente del Sito. I c.d. cookies di sessione utilizzati sul Sito evitano il ricorso ad altre tecniche informatiche potenzialmente pregiudizievoli per la riservatezza della navigazione degli utenti e non consentono l’acquisizione di dati personali identificativi dell’utente. Coloro che intendono avvalersi della sezione riservata del sito prestino attenzione alla specifica informativa anche relativamente all’uso dei cookies.

Marion P. - A cent’anni dai Tre saggi. Alcune note sulla sessualità in psicoanalisi e l’eredità di Freud (2006)

A 100 anni  dalla pubblicazione dei Tre Saggi sulla teoria sessuale e a 150 dalla nascita di Freud

La sessualità un secolo dopo Freud

 

A cent’anni dai Tre saggi. Alcune note sulla sessualità in psicoanalisi e l’eredità di Freud.

 

Paola Marion

 

Domenica 25 giugno 2006

 

“Capivo che dietro i pensieri di accusa al padre si celava come al solito un autoaccusa, e le venii incontro dichiarandole che a mio parere la leucorrea nelle giovani indica primariamente la masturbazione (...) Aggiunsi che, ammettendo la masturbazione probabilmente in età infantile, si sarebbe avvicinata a dare risposta alla sua domanda (...) La paziente rispose di non potersi ricordare nulla di simile. Ma alcuni giorni dopo fece qualcosa che io ritenni di dover considerare un ulteriore passo verso la confessione. Aveva alla cintura (...) un borsellino (...) e mentre parlava stando sdraiata continuava a giocarci, aprendolo, introducendovi un dito, richiudendolo ecc. Stetti a guardarla un po’, poi le spiegai cosa sia un azione sintomatica (...) Il borsellino bivalve della paziente non è altro che un raffiguramento del genitale; giocando con esso, aprendolo, introducendovi le dita, la paziente dava in modo nient’affatto imbarazzato ma inequivocabile, una comunicazione pantomimica di ciò che essa avrebbe voluto fare, ossia della masturbazione” (Freud, 1901, pp. 363-364).

Avrete facilmente indovinato che la lunga citazione è tratta dal “Frammento di un analisi di isteria” e che la paziente di cui si parla altri non è che Dora, la celebre adolescente, attraverso il cui trattamento Freud pensò di trovare conferma alle proprie ipotesi sulla base sessuale dei sintomi isterici e delle nevrosi in genere.

Circa 70 anni dopo, un altra paziente è alle prese con un azione sintomatica.

“La paziente cominciò così: ‘Lei parlava del modo in cui il fantasticare interferisce col sogno. Quella notte mi sono svegliata a mezzanotte e stavo febbrilmente ritagliando, progettando, lavorando sul modello di un vestito. Tutto fuorché farlo. Questo è sognare o fantasticare?’ (...) Parlammo sull’ argomento, su come il fantasticare non fosse costruttivo e fosse di danno alla paziente (...) Certamente l’eccitarsi in questa maniera la limitava nell’azione (...) e sembrava influenzare la dissociazione (...). Le feci notare questo ed essa mi diede un esempio nel momento stesso in cui stavo parlando. Disse che, mentre io parlavo, lei stava giocherellando con la chiusura lampo della sua borsa (...)Poteva capire che questa attività dissociata era più importante per il suo stare lì seduta, che non il prestare ascolto a ciò che io dicevo (...) c’era evidentemente un sogno che si tramutava in questo fantasticare, non appena si svegliava…” (Winnicott, 1971, p.71).

Ciò che in questo caso cattura l’attenzione di Winnicott di lui infatti si tratta e della sua paziente non è tanto il significato dell’azione sintomatica, quanto piuttosto la differenza tra sogno, fantasticheria ( o sogno a occhi aperti), vita reale. Ho ricordato questi due frammenti clinici non solo per la singolare somiglianza che essi propongono e il rispecchiamento tra le due pazienti: Dora che gioca con il suo borsellino “bivalve” e la paziente di Winnicott che armeggia con la zip, facendola andare su e giù. Li ho ricordati anche per la distanza che essi stabiliscono e che separa l’interpretazione che Freud dà dell’episodio da quella, più di mezzo secolo dopo, di Winnicott. Anche se sappiamo, e Winnicott ovviamente sapeva, che il ricorso a un attività sostitutiva potrebbe essere il modo di agire ciò che è in gioco in assenza dell’attività sessuale e delle sue implicazioni, il giocare con la zip non viene esplicitamente collegato ad alcuna dimensione sessuale. Come nota Lesley Caldwell (2005), commentando il brano, “qualcosa sembra essere stato lasciato fuori e ciò è o potrebbe essere la dimensione transferale della sessualità e la sua organizzazione nel materiale della paziente” (p. 6). A differenza aggiungo io di ciò che Freud, in modo esplicito, diretto, ma anche incauto, aveva fatto con la sua Dora. Questi due esempi sembrano disegnare l’arco che divide l’originario modello freudiano della psicosessualità con le sue ricadute nella clinica, dai modi in cui si è declinato nel corso della storia della psicoanalisi, fino al significato che il tema della sessualità ha oggi nella clinica e nella teoria contemporanee.

I Tre Saggi.

La sensazione di distanza che ci coglie nel guardare ai cent anni di storia che ci separano dall’ esplorazione di Freud hanno spinto un autore come Green (1995) a chiedersi: “La sessualità ha ancora qualcosa a che fare con la psicoanalisi?”. Infatti, cosa è rimasto dell’impostazione freudiana? Qual è il suo lascito? E che ruolo ha oggi la sessualità infantile, che, insieme alla Traumdeutung, è la grande scoperta di Freud, nel nostro apparato teorico-clinico? l’occasione dell’anniversario della pubblicazione dei Tre saggi e insieme la ricorrenza dei 150 anni  dalla nascita di Freud, ci spingono a volgere lo sguardo al passato e, stabilendo la lontananza che ci separa, forse proprio per differenza e per contrasto, riusciremo meglio a illuminare il presente e a cogliere le fratture, ma anche le linee di continuità e tradizione da cui siamo tratti. Ritornare a riflettere sul testo di Freud e, a partire da lì, più in generale sul senso e sul ruolo che la sessualità riveste per noi analisti e per i nostri pazienti, mi sembra significativo per più di un motivo. Non si tratta, infatti, solo di entrare al cuore del pensiero psicoanalitico e della sua evoluzione  dalla porta principale, si tratta anche di un occasione per riflettere sui cambiamenti che ci troviamo a vivere e che si riflettono direttamente in questo ambito.

L’eredità di Freud è anche la Weltanschaung che ci ha consegnato. Il suo contributo, infatti, non consiste tanto nella scoperta di fatti nuovi rispetto alla sessualità, quanto piuttosto nell’aver offerto una prospettiva nuova e un interpretazione differente di fatti noti, di ciò che era già sotto gli occhi di tutti (Parsons, 2000). Egli ha riconosciuto “luniversale influenza della sessualità come appartenente alla generale struttura della natura umana” (Green, 1995, p.872), e su questa base, introducendo il concetto di psicosessualità, ha indicato come una molteplicità di motivazioni umane potevano essere pensate e concettualizzate intorno ad essa. Ne ha ampliato i confini, descrivendo l’esistenza di una sessualità parziale e di una sessualità infantile, che egli per primo ha collocato all’origine della sintomatologia nevrotica.

La stesura dei Tre saggi (1905) sono il frutto di una lunga elaborazione precedente (Studi sull’ isteria, 1892-9; Le neuropsicosi da difesa, 1894; l’eredità e l’etiologia della nevrosi, 1896; Nuove osservazioni sulle neuropsicosi da difesa, 1896; La sessualità nell’etiologia delle nevrosi, 1898), elaborazione che continuerà nel tempo e alla luce dei successivi sviluppi della teoria, come testimoniano le numerose note aggiunte al testo e le edizioni successive. Come sappiamo, l’interesse di Freud per la sessualità ha caratterizzato fin dalle origini il suo pensiero. L’idea che i sintomi rappresentassero l’attività sessuale del malato era stata affermata fin dagli Studi e da questa osservazione era scaturita sia la convinzione della base sessuale delle nevrosi, sia la teoria del “trauma sessuale infantile”. Spinto a occuparsi delle prime età della vita, anche sotto l’influsso della sua autoanalisi, Freud riconobbe che quella esplorazione isolata e solitaria lo conduceva verso il “caput Nili” della neuropatologia (lettera a Fliess, 3 gennaio 1897). L’infanzia si costituisce rapidamente come luogo originario, fonte di desideri, scelte, inibizioni, segnato nel percorso individuale  dallaprofonda cesura della rimozione. Il viaggio che Freud intraprende nelle regioni della sessualità infantile si snoda tra la “teoria della seduzione” e le fantasie sessuali infantili.

La pubblicazione dei Tre saggi rappresentò un radicale sovvertimento di punti di vista tradizionali e suonò anche come una sfida al senso comune, a un mondo di opinioni e credenze condivise e familiari. Il contesto in cui la pubblicazione del libro si colloca, e con essa le “scoperte” di Freud, è quello de “La grande Vienna”, secondo il titolo del bel libro di Janik e Toulmin (1973), la Vienna di fine-secolo e del tramonto dell’impero austro-ungarico, ma anche la Vienna di Schoenberg e Musil, di Wittgenstein e Mahler, di Loos e Kokoschka. E una città contraddittoria, culla di nuovi filoni di pensiero e avanguardie artistiche e, insieme, roccaforte di una borghesia tradizionale e conservatrice, ossessionata dall’ idea del sesso che come ricorda S.Zweig nel suo Il mondo di ieri veniva considerata una forza anarchica da mettere sotto le ferree regole della morale vittoriana.

I Tre saggi sono considerati, insieme alla Traumdeutung, “il più memorabile e il più originale contributo di Freud alla conoscenza umana” - la definizione è di J. Strachey -, ma anche ciò che lo rese universalmente impopolare (Jones), per il suo effetto disvelatore e dissacratore rispetto al sapere scientifico tradizionale e alle convenienze sociali dell’epoca. E l’opera in cui Freud sistematizza le idee elaborate fino a quel momento intorno al tema della sessualità, e anticipa, definendole, alcune tematiche che saranno oggetto di indagine successiva. Infatti, definisce qui il concetto di pulsione (p.479) negli stessi termini in cui verrà riproposto nello scritto del 15. Affronta il problema del feticismo, della bisessualità, del sadismo e del masochismo, la questione dei due tempi della sessualità (p.507), all’origine del concetto di Nachtraeglichkeit, il problema dell’autoerotismo e della teoria dell’appoggio (p.491) e descrive la teoria della libido (p.523).

I Tre saggi costituiscono un testo provocatorio ed eversivo per diverse ragioni e lo stesso impianto della stesura ne rende conto. Ci si potrebbe chiedere, infatti, perché Freud non proceda secondo quello che appare l’ordine più logico, passando  dalla sessualità infantile a quella puberale, infine alla sessualità adulta normale e deviata, e decida, invece, di cominciare dalle “aberrazioni sessuali”. Affermando che la disposizione alla perversione è parte dello sviluppo psicosessuale normale e che i sintomi nevrotici rappresentano la “negativa della perversione”, egli si schierava contro il pregiudizio popolare e, inserendosi in un filone di studi che vedeva importanti antecedenti, come Kraft Ebing, Moebius, Havelock Ellis, si impegnava a ribaltare l’opinione diffusa che interpretava la perversione in termini degenerativi o di predisposizione costituzionale. E inutile sottolineare l’effetto dirompente di una tale impostazione, se ancora oggi il dibattito pubblico si trova a fronteggiare gli stessi problemi. Il suo contributo a una lettura non moralistica del fenomeno mi sembra fuori discussione.

Bollas (1999) sottolinea che gli scritti sulla sessualità tendono a focalizzarsi sulla perversione, forse proprio perché la sessualità, il cui carattere è così elusivo, “può essere colta solo nel luogo in cui è distorta, attraverso i sintomi, il sogno, il sogno a occhi aperti, la scena erotica o qualsiasi altro suo aspetto particolare” (p.200). Secondo Michael Parsons (2000), la sessualità, come l’infanzia, sono concetti il cui significato varia a secondo dei contesti culturali e sociali e anche all’interno della stessa società in relazione ai diversi gradi di evoluzione e sviluppo. L interpretazione che viene data della perversione costituisce una sorta di cartina di tornasole che rivela come la sessualità, in quel particolare contesto, è concepita e concettualizzata. Già all’interno dell’opera di Freud va registrato un salto tra il testo del 1905, secondo il quale la perversione è un residuo pregenitale, non sublimato e trasformato in sintomi nevrotici, e il lavoro del 1919, Un bambino viene picchiato, nel quale si fa strada l’idea della perversione come difesa. Da allora in poi questa ipotesi è rimasta centrale. Se per Freud la fantasia di essere picchiati costituiva la difesa contro i sensi di colpa sorti a causa dei desideri edipici, con il procedere dell’elaborazione psicoanalitica un altra idea prendeva corpo, e cioè che la perversione rappresentasse una difesa  dalla relazione oggettuale. Il trauma è convertito in trionfo e attraverso la relazione perversa, che de-umanizza l’altro e non riconosce l’alterità, si evita il rischio del rapporto e dell’intimità (Kahn, Chaseguet Smirgel, Stoller). Intorno agli anni cinquanta un nuovo concetto è stato introdotto, quello dell’ “identità di genere” (Stoller), distinta dall’ identificazione sessuale. L’intuizione di Freud del concetto di “bisessualità” , che molti anni dopo Winnicott (1971) definirà “una qualità dell’unità o dell’intero Sé” (p.136), rappresenta un anticipazione del problema del genere (pensiamo per es. a fenomeni come il travestitismo e transessualismo), dimostrando la non coincidenza tra le indentificazioni internalizzate e i segni anatomici (Person, 2005).

E’ vero che per Freud la meta della sessualità è costituita dal primato genitale, che instaura una gerarchia all’interno delle zone erogene, ed è vero anche che c è una differenza tra la disposizione perversa polimorfa come caratteristica dello sviluppo psicosessuale e la perversione nell’adulto come comportamento organizzato. E tuttavia, secondo me - non concordando in questo con quanto afferma Meltzer a proposito della rigidità della concezione gerarchica freudiana (1975, p.103) - la strada aperta da Freud ci ha consentito e ci consente di pensare alla perversione in modo più ampio, chiedendoci, per es., anche quando una relazione non genitale debba essere considerata perversa o meno.

I Tre saggi sfidano l’opinione popolare anche in un altro senso, in quanto liberano il concetto di pulsione sessuale dal modello dell’istinto, inteso come risposta a un bisogno naturale e  dalla meta predeterminata dell’unione sessuale nel coito, riconoscendo l’ampia varietà delle mete sessuali provvisorie. Come scrive Laplanche: “E’ chiaro che il piano dell’opera venga a strutturarsi in base all’oggetto stesso della trattazione: l’intero schema, infatti, si comprende solo in funzione di una determinata distruzione di questa immagine popolare ma anche biologizzante della sessualità” (...).

La pulsione è pulsione sessuale e diviene il modello di tutte le pulsioni. Freud scrive: “E’ possibile che nell’organismo non avvenga niente di significativo che non abbia da fornire la sua componente all’eccitamento sessuale” (1905, p.512). Eccitamento sessuale che si costituisce come “corpo estraneo interno” (Gribinsky, 2005, p. 840), che sfugge all’ordine della natura ed è solo al servizio di se stesso. Con la stesura dei Tre saggi Freud opera dunque un estensione dei tradizionali confini all’interno dei quali il concetto di sessualità era racchiuso. La sessualità non viene più a coincidere con l’ambito della sessualità adulta normale, così come la sua origine viene fatta risalire a un periodo precedente la pubertà. Freud riconosce e definisce le varie tappe dello sviluppo psicosessuale e le sue origini nell’infanzia. Sessualità precoce, zone erogene, natura perversa della sessualità infantile e del comportamento nevrotico furono visti come la regola piuttosto che come l’eccezione, come normali piuttosto che come patologiche, dimostrando così come la sessualità copra uno spettro ben più ampio della genitalità e come la sua finalità esorbiti dall’ ambito della procreazione.

L’eredità di Freud.

Ci sono all’interno del testo freudiano alcuni concetti che hanno dato luogo a un intenso dibattito circa il loro significato e che si collocano all’origine di filoni interpretativi divergenti rispetto al tema della sessualità infantile e del suo ruolo all’interno della clinica e della teoria psicoanalitica. Si tratta delle nozioni di oggetto, di appoggio e di autoerotismo. Proprio nella definizione di oggetto, così come viene formulata in questo testo in relazione alla meta della pulsione, possiamo rintracciare le aporie del pensiero freudiano e quindi anche la matrice delle differenti linee di pensiero che si sono dipartite da esso. Se ci chiediamo, infatti, che cosa Freud intendesse con oggetto della pulsione, nel senso di “strumento” attraverso il quale la pulsione raggiunge la sua meta, la risposta non è univoca. La definizione che egli propone all’inizio del 1° Saggio, “la persona  dalla quale parte l’attrazione sessuale”, viene ribaltata attraverso l’analisi delle deviazioni sessuali, che introduce l’ordine degli “oggetti parziali”. Sarebbe quindi improprio, almeno secondo alcuni, forzare l’interpretazione verso una prospettiva interpersonale vera e propria fin dall’inizio, risultando essere l’oggetto piuttosto “indifferente” o contingente. Si tratta di una lettura che tende a tenere distinto ciò che attiene alla sessualità infantile dall’amore primario e dall’attaccamento, e che “si appoggia” al concetto di “appoggio”, l’Anlehnung.

Scrive Freud: “Nel ciucciare o succhiare con delizia abbiamo potuto notare le tre caratteristiche essenziali di una manifestazione sessuale infantile. Questa sorge, appoggiandosi a una delle funzioni vitali del corpo; non conosce ancora un oggetto sessuale, è autoerotica; e la sua meta sessuale è dominata da una zona erogena” (p. 493). l’oralità rappresenta dunque l’archetipo del modo di funzionare della sessualità infantile, che “si appoggia” non tanto sull’oggetto, quanto piuttosto su una funzione non sessuale dell’oggetto. “Lappoggio -afferma Laplanche - consiste in un primo tempo, in questo sostegno che la sessualità nascente trova in un comportamento legato alla conservazione della vita” (…, p. 31).

Nel secondo tempo l’esperienza iniziale di appoggio ritorna sul bambino che, mentre succhia il pollice, la riproduce, ma anche la trasforma, dando così vita alla scena fantasmatica. “Il reinvenimento dell’oggetto è propriamente una riscoperta”, afferma Freud nel pr.5° del 3° Saggio dedicato alle trasformazioni della pubertà. Ma quanto l’oggetto “riscoperto” è propriamente l’originario o quello che all’originario si è sostituito attraverso lo spostamento autoerotico e attraverso la trasformazione dell’esperienza in fantasia e in illusione?

Si tratta di un nodo cruciale che non riguarda solo il contributo di Freud all’interpretazione della sessualità, della sua genesi e del suo ruolo all’interno dello sviluppo dell’individuo, ma che è anche al centro del dibattito successivo. Widloecher (...), parlando di “un dibattito che non è mai avvenuto” si riferisce proprio alle divergenze della teoria psicoanalitica su questo punto. Riprendendo, infatti, le osservazioni di Balint e ricordando le due differenti tradizioni di pensiero rappresentate dalle scuole di Londra e di Vienna, egli sostiene che il malinteso ha origine nel fatto che non viene riaffrontata e discussa l’idea di Freud sviluppata nei Tre saggi circa la natura autoerotica della sessualità infantile “appoggiata” sulle pulsioni di autoconservazione. Il dibattito che per tanto tempo occuperà la scena psicoanalitica, e ancora la occupa, può essere schematicamente riassunto intorno alla questione della ricerca dell’oggetto, dell’attaccamento e dell’amore oggettuale primario, della soddisfazione dei bisogni di autoconservazione, da una parte, del narcisismo primario, dell’origine della sessualità infantile e dei fantasmi sessuali infantili legati all’attività autoerotica e della pulsione, dall’ altra.

Se è vero che “il lattante attaccato al petto della madre come scrive Freud (...) è diventato il modello di ogni rapporto amoroso”, è altrettanto vero che non si può prescindere dal significato evocativo e metaforico dell’immagine. La sessualità non si risolve nel nutrimento e nell’accudimento. La sessualità “è una passione invisibile” (Bollas, 1999, ) e, attraverso l’accudimento e il nutrimento la sessualità della madre investe il bambino, poiché la madre “riserva al bambino sentimenti che derivano  dalla vita sessuale di lei, lo accarezza, lo bacia, lo culla: lo prende con evidente chiarezza come sostituto di un oggetto sessuale in piena regola”, come scrive Freud nel 3° Saggio nel paragrafo dedicato all’”Oggetto sessuale nell’epoca dell’allattamento”.

Il viaggio che Freud aveva intrapreso tra teoria della seduzione e fantasie sessuali infantili sembra dunque trovare con la stesura dei Tre Saggi una prima tappa di arrivo. l’elaborazione raggiunta è ancora aperta e per molti versi contraddittoria o suscettibile di interpretazioni diverse. E innegabile, tuttavia, che ci troviamo di fronte a un testo che, come la Traumdeutung, costituisce un punto di non ritorno e un salto nell’elaborazione rispetto al problema affrontato. Tre anni dopo, nel 1908, scriverà “Il caso del piccolo Hans” e “Teorie sessuali dei bambini”, in cui per la prima volta si parla di “complesso nucleare”. Il tema edipico già accennato in diversi punti del suo lavoro, ma ancora non sistematizzato da un punto di vista teorico, fa così la sua entrata in scena. Il complesso edipico diventerà l’asse di riferimento centrale per generazioni di psicoanalisti in merito alla strutturazione della personalità, all’orientamento dei desideri, alla psicopatologia. Come afferma Dana Breen (2000): “Il complesso edipico è ancora considerato cruciale per lo sviluppo della mascolinità e della femminilità, come lo era per Freud, poiché dà forma alle identificazioni, e cruciale per comprendere lo sviluppo sessuale deviante. Tutti gli psicoanalisti sono d accordo su questo punto” (...). A seguito di questo generale accordo si aprono divergenze profonde sui tempi, i fenomeni che include, la relazione tra elementi pre-edipici ed edipici, come esso viene affrontato e trattato nella stanza d analisi. La stessa sessualità infantile subisce una “torsione” alla luce di questo concetto e delle sue implicazioni. Per utilizzare le parole di J.Mitchell: Il complesso d Edipo faceva sì parte del riconoscimento globale della sessualità infantile, ma era una parte speciale, che avrebbe avuto conseguenze diverse ( p.72).

Effettivamente, è proprio pensando al complesso d Edipo e alla “scena primaria”, che incontriamo la Klein e la sua scuola. La relazione sessuale dei genitori di cui il bambino è spettatore partecipe, poco importa se di una “scena primaria” o di una “fantasia primaria” (come afferma Freud in una nota a l’uomo dei Lupi), è il pivot intorno a cui ruota lo sviluppo psicosessuale del bambino. La “situazione edipica” è centrale per il pensiero kleiniano come situazione che accompagna lo sviluppo del bambino, la cui soluzione consiste nel pieno riconoscimento della relazione di accoppiamento che riguarda i genitori, distinta  dalla relazione genitori-bambino. La prima è detentrice della sessualità, del desiderio e della creatività, la seconda dei bisogni di cura e di accudimento, dei sentimenti di eccitazione e di aggressività tradotti in fantasie e derivanti dalla posizione di esclusione. Un autorevole esponente di questa corrente, come Ronald Britton (1993), così sintetizza i passaggi: riconoscimento della relazione tra i genitori; rivalità del bambino verso uno dei due genitori per il possesso dell’altro; abbandono da parte del bambino delle sue pretese sessuali e accettazione della realtà.

Potremmo chiederci se non è proprio in questo slittamento d accento che una parte di ciò che Freud aveva descritto viene perso. Scrive, infatti, Freud: “Forse ci si ribellerà all’idea che i sentimenti teneri e la predilezione del bambino per le persone che hanno cura di lui si identifichino con l’amore sessuale, ma io penso che una più esatta indagine psicologica potrà mettere al di sopra di qualsiasi dubbio questa identità. I rapporti del bambino con la persona che ha cura di lui sono per lui una fonte inesauribile di eccitamento e di soddisfacimento sessuale (...), tanto più che tale persona di regola la madre riserva al bambino sentimenti che derivano  dalla vita sessuale di lei” (p...). Se capisco bene, siamo molto vicini a ciò che Laplanche teorizza con la sua ipotesi della seduzione generalizzata. Secondo questa affermazione, ci sarebbe una inclusione, una partecipazione nella sessualità e nell’eccitazione, che è all’origine di ciò che alcuni AA. definiscono come il “sessuale”, precipitato costitutivo dell’inconscio. Secondo questa linea di pensiero la risoluzione dell’Edipo, come riconoscimento della relazione creativa tra genitori diversa  dalla relazione che ciascuno di essi intrattiene con il bambino, è un momento alla luce del quale le esperienze precedenti e lo sviluppo precoce vengono riorganizzati e dotati di uno speciale significato.

In questo senso il problema non ha tanto a che fare con la presenza o meno dell’oggetto, non potendosi intendere l’autoerotismo come stadio anoggettuale, ma piuttosto con l’accettazione o meno, il riconoscimento o meno, l’inclusione o meno nel proprio apparato teorico-clinico della polarità piacere-dispiacere, del concetto di desiderio e orgasmo, soprattutto della presenza di un tempo secondo.

Andrè Green (1995) parla di una progressiva “desessualizzazione” della teoria psicoanalitica e di un eclissi del ruolo della sessualità nello sviluppo del bambino. A quest’esito avrebbe contribuito secondo lui - la teoria delle relazioni oggettuali sostituendo alla coppia piacere-dispiacere quella di oggetto buono- oggetto cattivo e privilegiando, per lo meno nella versione kleiniana, la pulsione distruttiva e le fantasie aggressive. L’accento si sarebbe spostato così sulle fasi sempre più precoci dello sviluppo, alla ricerca di un “prima” e di un “oltre” , a rischio di ingenerare un duplice equivoco: da una parte attribuendo al seno una funzione preminente ed estendendo questo modello anche alla fase genitale, a scapito del ruolo della sessualità infantile (Green, 1995, p.887); dall’ altra rischiando di confondere il concetto di profondo con quello di precoce e primitivo. Invece,” il ruolo di una relazione sessuale non è quello né di nutrire, né di accudire, ma quello di raggiungere l’orgasmo in un piacere reciproco” (Green,1995, p. 877). l’esclusione è esclusione dal piacere, è la nascita del desiderio.

Anche Winnicott (1989) introduce il tema dell’orgasmo e lo fa attraverso il discorso sugli stati di eccitazione e gli stati di quiete. l’appagamento dell’istinto o il suo mantenerlo vivo in modo indiretto si realizza attraverso il gioco o l’agire la fantasia: “Nel gioco il corpo ottiene ciò che gli è dovuto attraverso la partecipazione all’agire, e nel fantasticare il corpo ottiene il suo riconoscimento in modo secondario tramite il fatto che la fantasia provoca un appropriato eccitamento somatico localizzato, esattamente come il funzionamento corporeo dà luogo alla fantasia” (p. 58). Per Winnicott il bambino sano è capace di veri sogni di sessualità genitale. Nel “sogno non ricordato, non concluso”, nel sogno senza fine, il bambino - come scrive Giannakoulas (2000) – “attraversa l’intera configurazione di desideri edipici e le loro conseguenze nella fantasia” (p.21). Cito ancora Giannakoulas (2000): “Le sane teorie sessuali dei bambini devono molto di più al sogno non ricordato che a quello ricordato. Ciò che è più importante nel discorso di Winnicott è che la sessualità deve essere elaborata e liberata nel sogno, ovvero attraverso il dialogo e l’interpretazione tra parti diverse del sé; l’integrazione crescente di esperienze di eccitazione e di quiete necessitano di essere trasformate in un racconto significativo” (p.21). Winnicott condivide con la Klein una tradizione di pensiero, senza riferirsi alla quale il suo lavoro non può essere compreso (Giannakoulas, 1993). Tuttavia la sua prospettiva nel guardare alla scena primaria differisce sensibilmente. La “scena primaria” costituisce per lui, infatti, non solo un “duro fatto” , “una roccia” contro la quale il bambino può scontrarsi o aggrapparsi per definire il limite tra sessualità e fantasia, ma anche “la base della stabilità individuale” , che rende possibile il sogno della propria sessualità. Non solo la differenza va riconosciuta, ma anche la partecipazione.

Se ritorniamo, dunque, al frammento clinico iniziale, l’impressione che abbiamo avuto di una “reticenza”, di qualcosa che veniva lasciato fuori si spiega alla luce dell’interesse che Winnicott rivolge non tanto all’esplicitazione del significato dell’azione sintomatica, quanto piuttosto al problema del sogno e della fantasia che si trasforma in immaginazione e vita reale vissuta. l’esperienza sessuale è di quest’ordine, il contrario di “guardare se stessi giocare il gioco degli altri bambini” (1971, p.65)

Quella che ho proposto è solo una suggestione, ma può stimolarci a pensare a Quell’arco a cui mi riferivo all’inizio e che disegna il percorso, attraverso cui l’originario modello freudiano si è declinato nel tempo della teoria e della clinica. Declinazioni e articolazioni davvero molteplici, se pensiamo al complesso sviluppo del pensiero psicoanalitico e alla molteplicità delle lingue in cui esso si esprime. Non è facile dunque concludere un discorso così vasto e che per sua natura abbraccia tutta la evoluzione della psicoanalisi. Sessualità e infantile si collocano all’origine della sua storia, così come all’origine della storia di ciascuno di noi, perché, come afferma Green (1995), “se ognuno di noi respira ed è vivo, questo è una conseguenza, felice o infelice che sia, di una scena primaria, in altre parole e per essere più espliciti, di una relazione sessuale, felice o infelice che sia, tra due genitori di sesso diverso e questo che piaccia o meno” (p.880).

La “scena primaria” è anche il punto di partenza della curiosità sessuale infantile, della spinta a sciogliere l’enigma degli enigmi, il principio di tutte le successive curiosità dell’uomo. La sessualità infantile resta il motore della pulsione epistemofilica e il più potente degli stimoli all’origine e alla base del lavoro psichico, delle costruzioni fantasmatiche e dei miti. Anche l’analista porta all’interno della seduta e della relazione con il paziente la sua sessualità, ma proprio in virtù del dispositivo psicoanalitico “le seduzioni del corpo non saranno dirette alla scarica energetica dell’eccitamento per se stesso, ma verso il piacere della trasformazione dell’energia sessuale in atti di significato” (Bollas, 1999, p.208). Il transfert è lo spazio attraverso il quale realizzare una riapertura del lavoro rappresentazionale e del processo trasformativo. E’ quel sapere indefinito, preparatorio a una successiva comprensione, ma non ancora detronizzato  dalla ragione , di cui parla Freud alla fine de “Luomo dei lupi” (1914), che concerne i processi della vita sessuale e costituisce, probabilmente, il nucleo dell’inconscio. Lo sforzo innovativo di Freud è stato dunque anche quello di aver individuato e descritto attraverso i concetti di rimozione, di libido e di identificazione il potenziale trasformativo contenuto nella sessualità, la sua capacità di stabilire legami e fondare conoscenza.

Certamente l’affermazione di Green apre la strada anche alle considerazioni che potremmo fare su come oggi la sessualità è cambiata o sta cambiando e le implicazioni di ciò sulla nostra disciplina (Marion, 2003; 2005). I mutamenti avvenuti nell’arco dell’ultima generazione, che si orientano nella direzione di una separazione tra sessualità e fecondazione, costringono, infatti, a ripensare non solo la nascita, ma soprattutto la scena primaria che è alle nostre spalle. l’apertura di nuovi scenari e di nuove strade si offrono come occasioni per accedere ed esternare desideri precedentemente soppressi o di cui non eravamo consapevoli, e sollevano questioni delle quali come psicoanalisti siamo o dovremmo essere coscienti. Lo Zeitgeist in cui siamo immersi, - così come era avvenuto con Freud - ridefinisce i termini in gioco, non solo aprendo nuove prospettive, ma anche proponendo nuove domande e nuovi, spesso inquietanti interrogativi. I progressi nel campo delle biotecnologie, che si sono imposti all’opinione pubblica nell’ultimo quarto di secolo, rappresentano un punto di passaggio e di transizione antropologica e si riflettono sulle coscienze e sulla sfera privata di ognuno di noi. I progressi della biomedicina riguardano direttamente il nostro ambito di indagine, la sessualità, la procreazione, la trasmissione generazionale, in definitiva il rapporto mente/corpo, ed è difficile ignorare come le trasformazioni a cui la realtà esterna sta andando incontro si riverberano sul nostro oggetto specifico di riflessione, la realtà psichica. La stessa nascita della psicoanalisi, come Freud ci insegna a partire dai Tre saggi, è stata il frutto di una capacità profonda e geniale di interagire con il proprio tempo, coglierne i segnali di crisi, rappresentare e interpretare ciò che di turbolento covava sotto la cenere.

Influenzata da cento anni di sviluppo della psicoanalisi e da nuovi contesti culturali e sociali la nostra sessualità non è più la sessualità di Freud. I cambiamenti, che sono sotto i nostri occhi, toccano, infatti, i termini delle relazioni a cui eravamo abituati, sia delle relazioni con noi stessi e il nostro corpo, sia delle relazioni con gli altri. Tuttavia il suo contributo resta in termini di eredità, come chiave che ha aperto il discorso sessuale nelle sue infinite declinazioni: la differenza dei sessi e delle generazioni, la scelta dell’oggetto, le possibili deviazioni da mete e scopi accettati, il conflitto fra desiderio e identificazione, il confronto con l’altro e la tolleranza della alterità. Declinazioni che la fantasia di ognuno trasforma nel sogno della propria sessualità.

 

BIBLIOGRAFIA

Bollas C. (1999), The Mistery of Tthings. Tr.it.: Il mistero delle cose. Milano: Cortina, 2001.

Breen D. (a cura di) (1993), The Gender Conundrum. Contemporary Psychoanalytic Perspectives on Femininity and Masculinity. London: Institut of Psychoanalysis. Tr.it.: l’enigma dell’identità di genere. Roma: Borla, 2000.

Britton R. (1993), Il collegamento mancante: la sessualità dei genitori nel complesso edipico. In: Breen D. (a cura di) The Gender Conundrum. Contemporary Psychoanalytic Perspectives on Femininity and Masculinity. London: Institute of Psychoanalysis. Tr.it.: l’enigma dell’identità di genere. Roma: Borla, 2000.

Caldwell L. (a cura di) (2005), Sex and Sexuality. Winnicottian Perspective. London: Karnac for The Squiggle Foundation

Freud S. (1901), Frammento di un analisi di isteria (Caso clinico di Dora), OSF, vol.4.

Freud S. (1905), Tre saggi sulla teoria sessuale. OSF, vol. 4

Freud S. (1908), Teorie sessuali dei bambini. OSF, vol. 5

Freud S. (1908), Analisi della fobia di un bambino di cinque anni (caso clinico del piccolo Hans). OSF, vol. 5

Freud S. (1914),  dallastoria di una nevrosi infantile (Caso clinico dell’uomo dei lupi). OSF, vol. 7.

Freud S. (1919), Un bambino viene picchiato (Contributo alla conoscenza dell’origine delle perversioni sessuali). OSF, vol. 9

Giannakoulas A. (1993), Winnicott e The Piggle, Richard e Piggle, 1: 62-66.

Giannakoulas A. (2000), Teorie sessuali infantili e sessualità infantile. Alcuni aspetti delle teorie sessuali infantili e della sessualità infantile in relazione alla scena primaria e alla sessualità genitoriale. Richard e Piggle, 8: 16-24.

Green A. (1995), Has sexuality anything to do with psychoanalysis? Int.J.Psychoanal., 76: 871-883.

Gribinski M. (2005), I Tre Saggi sulla teoria sessuale. Rivista di Psicoanalisi, 51: 839- 847.

Janik A., Toulmin S. (1975), La grande Vienna. Milano: Garzanti.

Laplanche J. (1972), Vita e morte nella psicoanalisi. Bari: Laterza.

Marion P. (2003), Nascere nell’era delle biotecnologie. Introduzione. Richard e Piggle, 11: 241-249.

Marion P. (2005), Invasioni barbariche o Debito di sangue . Note intorno ai nuovi confini della soggettività, Psiche, 2: 131-138.

Marion P. (2006), La nascita nell’era della biotecnologia, in La cura delle donne (a cura di Rossella Bonito Oliva), Roma:Meltemi.

Meltzer D. (1973), Sexual States of Mind. Pertshire Scotland: Clunie Press. Tr. It.: Stati sessuali della mente. Roma: Armando, 1975.

Mitchell J. (1974), Psychoanalysis and feminism. New York: Pantheon Books. Tr.it.: Psicoanalisi e femminismo. Torino: Einaudi, 1976.

Parsons M. (2000), Sexuality and perversion a hundred years on: discovering what Freud discovered. Int. J. Psychoanal. 81: 37-51.

Person E. S. (2005), Freud s Three Essays. J. Am. Psychoanal. Ass., 53: 1257-1282.

Widloecher D. (e altri), (2000), Sexualitè infantile et attachment. Paris: PUF. Tr. It.: Sessualità infantile e attaccamento. Roma: Angeli, 2002.

Winnicott D.W. (1971), Palyng and Reality. London: Tavistock Publications. Tr.it.: Gioco e realtà. Roma:Armando, 1974.

Winnicott D.W. (1988), Human Nature. The Winnicott Trust. Tr. It.: La natura umana. Milano: Cortina, 1989.

София plus.google.com/102831918332158008841 EMSIEN-3

Login