Giovedì, Maggio 09, 2024

NOTA! Questo sito utilizza i cookie e tecnologie simili.

Se non si modificano le impostazioni del browser, l'utente accetta. Per saperne di piu'

Approvo

I cookies sono dei piccoli file di testo che, trasferiti sull’hard disk del computer dei visitatori, consentono di conoscere la frequenza delle visite e quali pagine del sito vengono visitate dai netizen. Si tratta di dati che non permettono di procedere all’individuazione dell’utente (ma la sola provenienza dell’azienda), non incrociamo le informazioni raccolte attraverso i cookies con altre informazioni personali. La maggior parte dei browser può essere impostata con modalità tali da informarla nel caso in cui un cookie vi è stato inviato con la possibilità, da parte sua, di procedere alla sua disabilitazione. La disabilitazione del cookies, tuttavia, può in taluni casi non consentire l’uso del sito oppure dare problemi di visualizzazione del sito o delimitare le funzionalità del medesimo sito, pur se limitatamente ad aree o funzioni del portale.

La disabilitazione dei cookies consentirà, in ogni caso, di accedere alla home page del nostro Sito. Non viene fatto uso di cookies per la trasmissione di informazioni di carattere personale, né vengono utilizzati c.d. cookies persistenti di alcun tipo, ovvero sistemi per il tracciamento permanente degli utenti. L’uso di c.d. cookies di sessione (che non vengono memorizzati in modo persistente sul computer dell’utente e svaniscono con la chiusura del browser) è strettamente limitato alla trasmissione di identificativi di sessione (costituiti da numeri casuali generati dal server) necessari per consentire l’esplorazione sicura ed efficiente del Sito. I c.d. cookies di sessione utilizzati sul Sito evitano il ricorso ad altre tecniche informatiche potenzialmente pregiudizievoli per la riservatezza della navigazione degli utenti e non consentono l’acquisizione di dati personali identificativi dell’utente. Coloro che intendono avvalersi della sezione riservata del sito prestino attenzione alla specifica informativa anche relativamente all’uso dei cookies.

Report di Giorgio Campoli della giornata "Dall'introiezione all'intropressione" (26 marzo 2011)

REPORT a cura di Giorgio Campoli

Incontro Intercentri CdPR/CPd R con Luis J. Martín Cabré

 Il 26 marzo 2011 si è svolto in via Panama un incontro organizzato dal CPdR e dal CdPR con J.L.Martín Cabré, Presidente dellaAsociación Psicoanalitica de Madrid, che ha presentato  la relazione “Dall’introiezione all’intropressione (Evoluzione di un concetto teorico e sue conseguenze nella tecnica psicoanalitica). È stata, grazie alla passione ed alle conoscenze approfondite mostrate dall’autore, un’intensa giornata sull’opera di Ferenczi che è stata affrontata dal punto di vista storico concettuale, ma soprattutto sul piano dell’attualità teorica e clinica.

Martín Cabré ha iniziato ricordando l’intensa relazione fra Freud e Ferenczi che, passata anche attraverso profonde incomprensioni e dolori, produsse numerosi lavori per ognuno dei quali “risulta difficile stabilire l’identità”. Il collega ci ha ricordato che un esempio di questa collaborazione la ritroviamo nel lavoro di Ferenczi, Introiezione e Transfert (1909) che Freud riprese e sviluppò in Pulsioni e loro destini (1915) e in Lutto e melanconia (1915).

Secondo Martín Cabré l’introiezione è concepita da Ferenczi non solamente come un processo difensivo, ma soprattutto un “processo primario organizzatore […] fondamentale durante le prime tappe dello sviluppo psichico del bambino nella costruzione della dinamica della vita amorosa e del transfert”.

La forma patologica dell’introiezione è l’intropressione, neologismo coniato da Ferenczi nell’ultima sua notazione, Note e Frammenti (26.12.1932).

Martín Cabré, dopo un’attenta ed appassionata esegesi  del celebre lavoro di Ferenczi, Confusione delle lingue tra adulti e bambini (1933), ha messo in evidenza i concetti di introiezione del senso di colpa e di identificazione con l’aggressore. L’intropressione è il risultato di un processo educativo violento dei genitori sui figli che induce in questi ultimi sentimenti di colpa e impossibilità a pensare. Detto in altri termini l’intropressione “rende impossibile la disidentificazione dall’aggressore”.

Il relatore si è riferito, inoltre, agli aspetti transgenerazionali dei fenomeni traumatici sottolineando i punti di contatto fra i concetti ferencziani di intropressione e di trapianti estranei, (Diario clinico,1932) con quello di cripta di N. Abraham e M. Torok, (L’écorce e le noyau,1987). Per questi ultimi i lutti non elaborati dei genitori, sorta di intropressione traumatica, sarebbero custoditi in una sorta di cripta nella psiche del bambino, inaccessibili alla coscienza ed alla simbolizzazione. Una cripta, per dirla con le parole di Martín Cabré che si costituisce “dentro l’Io del soggetto come conseguenza di una ‘scena traumatica pre-verbale’ dimenticata e occultata, piena di carica energetica e di significato simbolico”.

E ciò ha permesso al collega spagnolo di introdurre il punto più polemico del lavoro: che per Ferenczi l’intropressione possa intervenire anche nella relazione analitica e nella trasmissione della psicoanalisi, determinata da un modo di analizzare implicante “la sottomissione, l’introiezione della colpa ed una incapacità di gestire le proprie risorse mentali che caratterizzerebbe alcuni pazienti e soprattutto alcuni futuri analisti”.

Il collega spagnolo ha infine concluso il suo intervento chiedendo perché Ferenczi, fondatore dell’I.P.A. (1910), autore di numerose opere fondamentali, clinico ammirato, considerato da Freud (1933) come un maestro per ogni psicoanalista, sia a lungo rimasto nell’oblio; perché noi psicoanalisti a volte dimentichiamo la nostra storia; perché segreti, errori e passioni siano stati a volte messi a tacere attraverso la sofferenza ed il diniego.

Il primo dei due discussants, Basilio Bonfiglio, ha dialogato con il relatore, e con Ferenczi, alla luce delle scoperte più recenti,  mettendo in evidenza le modalità con le quali l’adulto può favorire lo sviluppo della psiche del bambino. “Un processo [che comporta] la necessità di rispettare l’equilibrio tra sostegno elaborativo silenzioso da parte dell’oggetto e suo apporto attivo e propositivo… [costruito su] l’adattamento continuo e in gran parte inconsapevole che l’adulto deve predisporre per mantenere l’omeostasi necessaria alle piccole e continue trasformazioni che nell’insieme danno vita al cambiamento”. Un processo che deve tenere conto del fatto che la separazione soggetto – oggetto è una tappa piuttosto avanzata dello sviluppo stesso. E che con i bambini (analizzandi) che non sono arrivati a questa separazione la madre (l’analista) deve tendere alla “creazione di uno spazio protetto ma libero nel quale il soggetto possa cercarsi trovando, però, l’oggetto ad aspettarlo per dare corpo e consistenza a quella scoperta di sé; ma solo quando ciò ha preso forma visibile”.

Dopo avere opportunamente puntualizzato che la confusione delle lingue riguarda sia i contenuti che le modalità di comunicare tra madre e bambino, Bonfiglio si è soffermato sulla relazione analitica. E, dopo avere precisato che all’epoca della relazione Freud – Ferenczi l’analisi di training doveva ancora essere messa a punto perché si dava per scontata la normalità del futuro analista, ha concluso con un’ulteriore domanda. Disponiamo di indicatori che ci possano dire se stiamo dando maggiore libertà e minore coartazione alla nostra mente ed a quella degli analizzandi?

Il secondo discussant, Ezio Maria Izzo, si è soffermato soprattutto sulla “Confusione delle lingue” ed il cambio di paradigma che lo caratterizzato.

Due considerazioni fondano, secondo Izzo, il cambio di paradigma: la prima riguarda l’ipocrisia del lavoro professionale, la seconda la messa in secondo piano dell’atteggiamento interpretativo rispetto all’atteggiamento di “amorevolezza materna”.

Izzo ha sviluppato successivamente il tema dell’eredità di Ferenczi riconoscendo nella psicologia bi-personale, nel nuovo inizio e nel difetto fondamentale di Balint la più diretta ed autentica continuazione. Eredità a suo parere rintracciabile in alcuni aspetti del pensiero di D. Winnicott, M. Little, M. Kahn, W. Bion, S. Nacht.

Izzo ha quindi affrontato il tema della trasmissione della psicoanalisi e quello della possibile intropressione fra analista ed allievo. Essa può comportare il rischio di “una ritraumatizzazione [degli allievi] per cui una parte della loro personalità resta bloccata in una condizione nella quale si reagisce in modo ‘alloplastico’ con una specie di mimetismo. Sono i candidati di imitazione di cui parla Gaddini (1984). E rispondendo alle domande finali di Cabré ha concluso che “forse le cose stanno cambiando e noi oggi qui lo stiamo testimoniando, ricordando che proprio Freud (1933),ci ha poi lasciato detto che per la genialità dei lavori […] ‘Non è pensabile che nella storia della nostra scienza il nome di Ferenczi possa essere mai dimenticato”.

Alla relazione ed alle discussioni è seguito un dibattito ampio e creativo con i partecipanti nel quale sono stati approfonditi, con l’ausilio di esperienze cliniche, i temi sinteticamente riportati e numerosi altri, come ad esempio i processi identificatori, l’incorporazione, il narcisismo, la relazione di transfert.   

София plus.google.com/102831918332158008841 EMSIEN-3

Login