BREVE NOTA DI COMMENTO AL XVI CONGRESSO NAZIONALE
Una riflessione ponderata sul nostro XVI Congresso Nazionale “Realtà psichica e regole sociali. Denaro, potere e lavoro, tra etica e narcisismo” non può non partire dalla considerazione che è stato chiesto ai soci di pagare una quota di partecipazione esorbitante. Possiamo innanzitutto guardarci interiormente. Molti soci sono rimasti fuori dal Congresso (regole sociali) o ritenendolo di non sufficiente interesse scientifico-culturale (il lavoro degli analisti) o perché non sono stati invitati a parlare (il narcisismo degli analisti). Ma credo, una componente cospicua di nostri soci può non essere venuta in quanto indignata (realtà psichica) per i costi eccessivi (il denaro degli analisti) e chi prende le decisioni nella società (il potere degli analisti) non ha tenuto conto che ci sono dei colleghi che si sono trovati di fronte ad un’oggettiva impossibilità ad esserci o non lo sentivano sufficientemente accettabile (l’etica degli analisti). Personalmente avrei seguito un altro tipo di politica. Più che puntare esclusivamente sull’estremo rigore del pareggio di bilancio (è stato per caso raggiunto?), si poteva avanzare l’ipotesi, come si invoca per le tasse, di pagare di meno e pagare tutti. In questo modo si sarebbe curato maggiormente un criterio di equità senza differenziare analisti benestanti e analisti, diciamo, meno abbienti (economicamente parlando) e la crescita della Società nel suo complesso (psicologicamente parlando).
Per venire ai temi emersi dal Congresso, propongo una breve nota di commento. Il mondo interno di alcuni pazienti (anche analisti?) ha realizzato una sorta di connubio e relazione pericolosa, vicendevolmente rinforzantesi, con la scena economico-politico-sociale di questo paese degli ultimi decenni (potrebbe essere il disagio dell’inciviltà evocato da Bolognini), incentrata sulla figura carismatica di Berlusconi, interprete di un narcisismo distruttivo basato sul potere del denaro, che rende la persona un delinquente in grado di essere corrotta e di corrompere, e pertanto di svuotare di senso, di suicidare la propria esistenza. Il tragico legame perverso berlusconismo interno ed esterno, potrà essere realmente trasformato nella direzione di un suo sperato superamento (il cosiddetto postberlusconismo) se ci sarà la capacità, compresa quella di noi analisti impegnati contemporaneamente nella stanza di consultazione e come cittadini nelle piazze tra la gente, di assegnare piena dignità al lavoro (anche il nostro), inteso come attività che, oltre a gratificare sul piano delle libertà individuali, possa autenticamente ambire in modo sostanziale, se un diritto acquisito da tutti, ad essere d’aiuto per una crescita equa della nostra società nella strutturarsi di una sua mentalità onnipresente, viva e vitale, sognante e solidale. Così si potrebbe costituire un fondamentale punto di riferimento etico, consistente nello scopo di dare un valore, attraverso il lavoro, alla propria vita, non tanto in termini di testimonianza, ma quanto in termini di responsabilità, di chi si è e si diviene e di ciò che si fa e si omette, riconoscendone i relativi onori ed oneri, delle cui conseguenze si risponde in prima persona.
STEFANO LUSSANA