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Assetto e metodo in Psicoanalisi (15 febbraio 2024). Report di Daniele Serata

Il Centro di Psicoanalisi Romano ha proposto una serata dall’altissimo rigore scientifico declinando un vertice riflessivo sullo statuto dei fondamenti della disciplina psicoanalitica, sia in termini epistemici sia in termini epistemologici. La tematica principale è stata la continua tensione dialettica fra l’interpretazione, che fa riferimento a ciò che è ontologicamente dato, il reale, l’oggetto di conoscenza, e il costituirsi di una realtà semanticamente costruita nella relazione analitica attraverso la narrazione.

La densa relazione di Cono Aldo Barnà propone un’iniziale questione epistemologica allargando il campo di indagine alla luce delle aggiornate risultanze relative allo studio delle scienze più “pure” come l’aritmetica, il cui assetto formale è considerato la base di tutte le altre teorie. Citando il “teorema dell’incompletezza” di Kurt Gödel del 1931 si giunge all’impossibilità di conseguire una dimostrazione completa della coerenza dell’aritmetica nel contesto del pensiero matematico e quindi all’irriducibilità della realtà fisica e biologica ad assiomi matematici universali (Labatut, 2023). Il relatore precisa di considerare quindi la psicoanalisi essenzialmente come un metodo, un protocollo complesso di osservazione e di intervento che risponde ancora alla primaria definizione che Freud ne diede nel ’22: “1) procedimento per l’indagine dei processi psichici cui altrimenti sarebbe pressoché impossibile accedere; 2) metodo terapeutico (basato su tale indagine) dei disturbi nevrotici; 3) una serie di conoscenze psicologiche acquisite per questa via che gradualmente si assommano e convergono in una nuova disciplina scientifica” (Freud, 1922, p. 439).

Barnà sottolinea come da tale prospettiva il metodo psicoanalitico si riferisca a una complessa teoria in divenire, con un proprio assetto operativo (la tecnica) che rintraccia fattori terapeutici, specifici e riproducibili, che esitano nella mentalizzazione e nella comprensione adattiva del soggetto nel suo “essere nel mondo”. Risulta implicita una piena continuità con le radici freudiane, con il fervente e incessante studio e le conseguenti ricerche sull’evoluzione, l’ominazione, la mentalizzazione, la continua revisione delle teorie (dal modello pulsionale a quello costruttivo semiotico), le speculazioni sulla vita fantasmatica dell’individuo e del gruppo da parte del fondatore della psicoanalisi durante tutto l’arco della sua vita.

La ricchezza della nostra disciplina problematizza una sicura collocazione epistemologica dei concetti e dei modelli operativi psicoanalitici. Tale destino è comunque comune ai criteri stessi di tutte le scienze di fronte alla complessità e al continuo divenire dei paradigmi e delle posizioni teoriche di scientificità. Secondo l’autore la sopravvivenza della psicoanalisi è stata garantita dalla sua appartenenza “alle pratiche che costruiscono il nostro umanesimo” e al fondamento dell’”esserci”.

Il riferimento bibliografico nodale è allo scritto “Costruzioni nell’analisi” (Freud, 1938) dove Freud avanza l’idea che la realtà non sia ontologicamente data (quindi interpretabile secondo una logica corrispondentista), ma semanticamente costruita, rappresentando una delle possibili realtà che l’analista costruisce insieme al paziente, all’interno di un’azione che seleziona ed esclude altri tipi di possibili realtà (Hoffman, 1992).

Il metodo diviene a questo punto essenzialmente “costruttivo” e dunque non può prescindere dalla persona dell’analista (Hermann, 1963; Fenichel, 1934, 1941) e dall’assetto mentale con il quale l’analista stesso opera all’interno della seduta.

Barnà ci esorta a considerare “la creatività, la sapienza e la libertà mentale dell’analista, acquisite anche grazie a una buona analisi” come le caratteristiche di cui i pazienti si giovano nella loro cura” declinando così “capacità euristiche e pratiche significative e sistematiche, con regole originali nelle quali sono riconoscibili le basi antiche della cultura della cura, della speculazione e dell’attribuzione di significato all’esistenza umana e alla condotta individuale e collettiva”. Senza correre il rischio di sovvertire i funtori fondamentali del metodo psicoanalitico così come enunciati da Riolo: libera associazione, scomposizione e appunto personalità o persona dell’analista (Riolo, 2018).

Giovandosi quindi di elementi sia intrinseci sia estrinseci, il metodo analitico comprende l’umanesimo complessivo dell’analista, la sua capacità affettiva e semiotica, la presenza e la qualità del suo assetto oltreché l’offerta dell’atteggiamento ricettivo, dell’ascolto, della propria empatia mentale, della teoria di riferimento e della sua sincera partecipazione, assieme alle regole e alle procedure che strutturano la natura dell’incontro. Secondo il relatore “individuare ed interpretare tali elementi può “guarire” al contempo l’analista e la stessa psicoanalisi dalla idealizzazione e dal tormento epistemologico” in linea con la contemporanea filosofia della scienza in cui la realtà non è oggettivamente data, ma è funzione dell’osservatore e del contesto. Tale complessità ha donato una ricchezza e una flessibilità alla psicoanalisi che ha reso possibile le estensioni dei contesti di cura e ha permesso di affrontare configurazioni psicopatologiche tradizionalmente meno trattabili (Bastianini, 2018; Moccia, 2018). Barnà, in ultimo, ci mette in guardia da eventuali e superficiali eclettismi, auspicando una sintesi adeguata di coerenza ed elasticità nell’accoppiamento tra stabilità e creatività che designa “l’orizzonte ed il vertice riparativo massimo di ogni analisi”.

Giuseppe Martini, nel ruolo di discussant, problematizza alcuni punti della relazione e dell’impianto freudiano come il concetto di junktim e quello di costruzione stessa. Entrambi rappresentano criticità impiantate su una concezione di verità (verificabile empiricamente o falsificabile) sulla quale per decenni si è basato il dibattito sulla scientificità della psicoanalisi, dibattito che appare oggi inattuale alla luce dell’epistemologia contemporanea dato lo sfumarsi della frontiera tra scienza e non scienza e l’emersione del riconoscimento di un nucleo metafisico in ogni scienza.

Un piano molto fertile della discussione è stata l’ulteriore riflessione sul metodo.

In psicoanalisi convergono spinte metodiche (setting, teoria di riferimento) e spinte extrametodiche condensate nella persona dell’analista e nella relazione intersoggettiva/interpersonale. Radicalizzando la prospettiva, l’antimetodicità rappresenterebbe proprio la specificità della disciplina psicoanalitica in quanto la differenzia dalle altre forme di psicoterapia che aspirano ad una manualizzazione metodologica. Per Martini, paradossalmente, è proprio la psicoanalisi la forma di psicoterapia con il retroterra teorico più complesso, raffinato e diversificato, a sottrarsi tenacemente dalle “strettoie” del metodo.

Gli interventi degli auditori hanno riguardato l’accoppiamento tra assetto e metodo, la compresenza degli aspetti “archeologici” e costruttivi in psicoanalisi e la problematizzazione dello scarto tra funzioni analitiche e soggettività dell’analista.

 

 

 

Bibliografia

Bastianini T. (2018). Lo “specifico” della cura psicoanalitica nelle “estensioni del metodo”: In Bastianini T., Ferruta A. (a cura di). La cura psicoanalitica contemporanea. Estensioni della pratica clinica. Giovanni Fioriti Editore, Roma, 2018

Fenichel O. (1934). Psychoanalysis as the Nucleus of a Future Dialectical Materialistic Psychology. American Imago, vol. 24,1967.

Fenichel O. (1941). Problem of Psychoanalytical technique. New York: The Psychoanalytic Quoterly Inc.

Freud S. (1922). Psicoanalisi, una voce d’enciclopedia. OSF, 9.

Freud S. (1938). Costruzioni nell’analisi. OSF,11.

Hermann I. (1963). Psicoanalisi come metodo. Bari: Dedalo, 1990.

Hoffman I.Z. (1991). Discussion: towards a social-constructivistic view of the psychoanalytic situation. Psychoanalytic Dialogues, I, 1: 74-105.

Labatut B. (2023). Maniac. Milano: Adelphi Edizioni, 2023.

Moccia G. (2018). Evoluzioni teorico- cliniche della psicoanalisi: l’analista fra esigenze del metodo e nuovi scopi della clinica contemporanea. In Bastianini T., Ferruta A. (a cura di), La cura psicoanalitica contemporanea: Estensioni della pratica clinica. Roma: Giovanni Fioriti Editore.

Riolo F. (2018). Metodologia della ricerca. Rivista di Psicoanalisi 2018, LXIV,2, Milano: Raffaello Cortina.

Vedi anche

Assetto e metodo in Psicoanalisi (15 febbraio 2024)

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