Domenica, Aprile 28, 2024

NOTA! Questo sito utilizza i cookie e tecnologie simili.

Se non si modificano le impostazioni del browser, l'utente accetta. Per saperne di piu'

Approvo

I cookies sono dei piccoli file di testo che, trasferiti sull’hard disk del computer dei visitatori, consentono di conoscere la frequenza delle visite e quali pagine del sito vengono visitate dai netizen. Si tratta di dati che non permettono di procedere all’individuazione dell’utente (ma la sola provenienza dell’azienda), non incrociamo le informazioni raccolte attraverso i cookies con altre informazioni personali. La maggior parte dei browser può essere impostata con modalità tali da informarla nel caso in cui un cookie vi è stato inviato con la possibilità, da parte sua, di procedere alla sua disabilitazione. La disabilitazione del cookies, tuttavia, può in taluni casi non consentire l’uso del sito oppure dare problemi di visualizzazione del sito o delimitare le funzionalità del medesimo sito, pur se limitatamente ad aree o funzioni del portale.

La disabilitazione dei cookies consentirà, in ogni caso, di accedere alla home page del nostro Sito. Non viene fatto uso di cookies per la trasmissione di informazioni di carattere personale, né vengono utilizzati c.d. cookies persistenti di alcun tipo, ovvero sistemi per il tracciamento permanente degli utenti. L’uso di c.d. cookies di sessione (che non vengono memorizzati in modo persistente sul computer dell’utente e svaniscono con la chiusura del browser) è strettamente limitato alla trasmissione di identificativi di sessione (costituiti da numeri casuali generati dal server) necessari per consentire l’esplorazione sicura ed efficiente del Sito. I c.d. cookies di sessione utilizzati sul Sito evitano il ricorso ad altre tecniche informatiche potenzialmente pregiudizievoli per la riservatezza della navigazione degli utenti e non consentono l’acquisizione di dati personali identificativi dell’utente. Coloro che intendono avvalersi della sezione riservata del sito prestino attenzione alla specifica informativa anche relativamente all’uso dei cookies.

I nostri libri (7 ottobre 2023). Report di Rodolfo Antonini

Giunto alla sua terza edizione, l’evento si è aperto con l’introduzione di Giuliana Rocchetti e Cristina Sarno sull’organizzazione e il senso della mattinata.

Il primo libro presentato è stato «Il diritto di esistere. Scritti sulla ricerca psicoanalitica di Lydia Pallier», a cura di Maria Grazia Chiavegatti e GianCarlo Di Luzio. L’attrice Luisa Merloni presta la sua voce al contenuto del libro con l’intento di evocare alcune suggestioni sui concetti caratterizzanti l’attività clinica di Pallier.

La prima lettura è sul tema della fusionalità: l’immagine è il sogno di una paziente che la vede protagonista insieme al suo analista; sono in automobile quando compare una terza persona avvolta da fumo denso. Tale figura sembra legarsi associativamente ad altre importanti figure del training dello stesso analista. «Il sogno attuale mi segnalava come la sognatrice percepisse a respirare, dentro di sé, attraverso l’esperienza analitica con me, l’effetto specifico di una presenza benevola condivisa, tutt’ora presente alle spalle di entrambi, che nel silenzio e nell’ombra, attraverso il respiro, nella sostanza fluida che diffusa ed inalata dagli altri passeggeri, li legittimava nella manifestazione dei loro stati interni». L’accento viene così posto sulla fantasia fusionale e sul contesto relazionale che tale fantasia implica, rispondendo contemporaneamente ai bisogni psichici di idealizzazione, gemellarità e rispecchiamento, condizioni ineliminabili per lo sviluppo di un Sé autentico.

Si transita poi per il costrutto del bambino mostruoso: «In molti pazienti alberga una fantasia molto angosciante, quella di un bambino che non ha diritto all’esistenza», rappresentato nei sogni da un bambino fatto da feci o urine. «La fantasia del bambino mostruoso è esattamente la rappresentazione dell’esperienza traumatica dal punto di vista del bambino» che si sente oscuramente insufficiente e non può sviluppare un Sé agente.

Si prosegue con la sindrome del millantatore: il fenomeno di sentirsi un bluff, di percepire l’inautenticità della propria identità, un vissuto invalidante l’autostima e la qualità della vita. Il paziente tipo è una donna attraente, di successo, di media età, intelligente e sensibile, che dimostra i suoi talenti a sé e agli altri. Sebbene questi le vengano riconosciuti, gli oggettivi successi placano solo momentaneamente il sentire di non avere valore e di non meritare il riconoscimento ottenuto.

Seguono gli estratti di alcuni capitoli, che offrono l’opportunità di entrare nella stanza di analisi della Pallier. «Non ha scritto molto, ma molto ha scritto nei cuori di chi ha analizzato […] o incontrato durante la formazione» La postura analitica dell’analista è definita come appassionata e intensa, tenera, ma dentro una cornice severa e rigorosa. Caratterizzata da silenzi e pause, quando timidamente si esprimeva un desiderio, lei taceva e si sentiva che era stata toccata profondamente da qualcosa; in quei momenti non esisteva alcuna interpretazione.

«La vita è più forte di tutto» è l’espressione che una sua analizzanda ricorda come «la rappresentazione di un suo modo di abitare il mondo e di stare in relazione con gli altri».

La conclusione è affidata alle parole di Lidya Pallier: «Penso che l’argomento di fusionalità ci venne in mente perché il gruppo lavorava in modo fusionale non comune. Un rapporto tra sé e oggetto-sé che portava al benessere e a sviluppare interesse».

Interviene Di Luzio che presenta i colleghi che hanno partecipato alla scrittura del libro: Carla Busato Barbaglio, Maria Grazia Chiavegatti, Gianfranco Giorgio, Alfredo Lombardozzi, Cristiana Pirrongelli, senza i quali il libro non avrebbe mai visto la luce.

Chiavegatti interviene soffermandosi soprattutto sulle teorie, facendo riferimento ai fenomeni di risonanza madre-bambino e alla fusionalità come a quell’humus necessario per sperimentare il senso di esistere. Il tempo dell’analisi dovrebbe permettere il ripristino delle funzioni del Sé. Orientamento, questo, che non è in contrasto con la teoria delle pulsioni, ma in rapporto figura-sfondo. Rivendica il ruolo centrale della fantasia inconscia quale anello di congiunzione tra psicoanalisi tradizionale e teoria intersoggettiva. Ricorda infine il gruppo di ricerca: Neri, Tagliacozzo, Petacchi e Soavi, oltre a Pallier, gruppo che ha lavorato in modo armonico, come un quintetto da camera.

Con i curatori dialoga Tonia Cancrini, la quale sottolinea come sia anche una giornata per ricordare Lydia. Precisa come il dolore della perdita non sia un lutto mortifero, ma una spinta a riprendere in mano le sue idee, sia teoriche che quelle nella pratica del suo lavoro, mettendo al primo posto il valore della vita e il diritto di esistere. Si sofferma sull’importanza delle prime vicende interne e della necessità di rielaborarle nel percorso analitico, in una dimensione dove prevale la condivisone e la tenerezza.

Seguono gli interventi dalla sala.

Qualcuno sottolinea gli aspetti positivi della fusionalità e il legame con la creatività, accennando alla permeabilità di Pallier nel farsi attraversare dalle fragilità e alla sua particolare ricettività inconscia. Qualcun altro si riferisce al libro come oggetto scritto e pensato sia per far conoscere i concetti teorici, sia per la possibilità di articolare tali concetti con le neuroscienze e l’Infant Research.

C’è chi ricorda il rapporto di Pallier con il silenzio e quanto questo non fosse una nostalgia legata all’assenza ma una presenza nostalgica. E chi informa come, oltre alla tenerezza, Pallier poteva essere arrabbiata rispetto a ciò che non le piaceva del mondo e della SPI con grande libertà. Proprio quest’ ultimo punto fa emergere il timore diffuso dei candidati a non avere diritti e si rivendica e legittima, invece, il diritto di pensare.

Infine, alcune sue analizzande evocano il ricordo delle proprie analisi di formazione e testimoniano come abbiano vissuto nella carne la fusionalità, di come tale esperienza vada oltre la parola scritta e faccia riferimento alla capacità dell’analista di sintonizzarsi sul tessuto psichico del paziente.

Ci si chiede se il lascito più importante non sia stato il passaggio dall’analista che sa alla co-costruzione analista-paziente.

Nella seconda parte della mattinata, Cristina Sarno presenta Ludovica Grasso, autrice del libro «L’inconscio sonoro. Psicoanalisi in musica». Si riflette sul ruolo della musica nella vita affettiva e psichica e sui meccanismi della ripetizione, dell’imitazione e della variazione. Gianni Garko, attore, presta la voce ad alcune pagine sul tema della sensorialità musicale descrivendo la moltitudine di suoni che si percepiscono nel quotidiano.

L’autrice propone la possibilità di fare un’esperienza. Partendo dall’ascolto di alcuni brani di Beethoven, Chopin, Bach, Schumann ed Erik Satie, si riflette sull’importanza del silenzio, sul tema della ripetizione come atto creativo e sul concetto di trascrizione e traduzione ricordando quanto l’azione dell’interprete sia fondamentale nel caratterizzare l’esecuzione.

Manuela Fraire interviene nella discussione proponendo come l’autrice, attraverso i casi clinici proposti nel libro, permetta di seguire il ritmo di ciò che accade nella relazione analitica, proponendo un’esperienza della lettura piacevole, dando l’impressione di ascoltare il libro. Citando Green «La musica è forse al di sopra della psicoanalisi, anzi penso ci sono cose che la musica riesce a esprimere e sulla quale la psicoanalisi non ha molto da dire. In più, mi sono convinto che ci sono analisti che amano la pittura e analisti che amano la musica. Non ci interessano le stesse cose. Suppongo che gli analisti che amano la musica, siano quelli per i quali, l’affetto ha una

dimensione essenziale e in nessun momento possono accontentarsi dei giochi di linguaggio e dei racconti, affascinanti. La musica incontra la psicoanalisi soprattutto nel ritmo, nel tempo, e nel fraseggio musicale».

Ultimo, il riferimento a due autori: Paolo Virno e Julia Kristeva. Il primo, con il libro «Quando il corpo si fa verbo», esprime come il suono preceda il linguaggio tanto da crearne la condizione. Il secondo autore ha scritto «La rivoluzione del linguaggio poetico», nel quale propone come il semiotico preceda il simbolico, non solo sul piano temporale.

Il secondo intervento è ad opera di Andrea Baldassarro che parte dalla premessa che le parole non riescano a coprire quello spettro di significazione che la voce riesce ad abbracciare. Afferma che il libro si inscrive nella tradizione psicoanalitica che sottolinea la preminenza della dimensione sensoriale su quella della parola e del linguaggio. Oltre alla centralità della sensorialità, nell’esperienza umana, troviamo una sorta di isomorfismo tra la musica e la psicoanalisi. Inoltre, sottolinea come l’ascolto analitico, andando oltre i contenuti e il linguaggio verbale, abbia molto in comune con quello musicale, centrato sul silenzio o sull’assenza, un ascolto del significante. Continua soffermandosi su due temi: il negativo e la ripetizione. Il primo presuppone che ci sia qualcosa che non c’è e si presenta in musica quando viene tolto tutto il rumore e i suoni che si possono togliere. Viene così ad emergere qualcosa, il positivo, che può essere una nota, un’armonia o un’interpretazione analitica. Il secondo, la ripetizione, introduce un cambiamento laddove non sembra esserci: le musiche di Steve Reich, compositore statunitense ispirato dalla musica balinese, sfruttano un sistema circolare di ripetizione, per il quale i suoni si susseguono in una struttura fissa con l’aggiunta di piccolissime e progressive variazioni.

Ludovica Grasso chiude la mattinata ringraziando profusamente e lasciando aperta un’importante domanda: «Cosa viene prima, la musica o le parole»?

Vedi anche

I nostri libri (7 ottobre 2023)

София plus.google.com/102831918332158008841 EMSIEN-3

Login