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Il Sé dinamico in Psicoanalisi (22 giugno 2023). Report di Simona Pranzitelli

Alessandra Balloni, chair della densa e partecipata serata scientifica promossa dal Centro di Psicoanalisi Romano (CdPR), ha introdotto le relazioni chiedendo agli autori del libro “Il Sé dinamico In Psicoanalisi” (Franco Angeli, 2022) se fosse possibile costruire un ponte tra due diverse, ma intrecciate discipline, psicoanalisi e neuroscienze, questione su cui Mark Solms aveva, già da tempo, iniziato ad interrogarsi.

I due relatori, Georg Northoff e Rosa Spagnolo, mossi dal desiderio di riportare la soggettività al centro della ricerca empirica, si sono domandati quale fosse il collante che allineasse tra loro i diversi elementi di questo ponte, dialogando in modo da utilizzare diversi punti di vista teorici. Per i relatori il Sé e la dinamica a livello psicologico e neuronale rappresentano il collante soggettivo che informa la nostra esistenza. Ci si è chiesto, però, come può il Sé contemporaneamente, mantenere e trasformare se stesso (“configurazione dinamica del Sé”) dandoci continuità?

Rosa Spagnolo, psicoanalista e neuropsichiatra, ha evidenziato che bisogna partire dalla relazione dinamica tra il Sé e l’Altro/mondo. Dalla nascita esperiamo la nostra esistenza umana introducendo il corpo nel mondo e, in tal modo, gradualmente, arricchiamo le nostre funzioni mentali, per cui il Sé ha una sua crescente complessità fino ad arrivare ad avere configurazioni più ampie, con caratteristiche di continuità e persistenza nel tempo. Spagnolo evidenzia che già diversi autori avevano ipotizzato tali ricerche: Edelman (1989) riteneva che nel Sé coesistono le diverse dimensioni temporali mentre D. Stern (1989) e Tronick (2007) notavano che nel Sé è compresente la vita infantile e quella adulta. Viene offerta inoltre dalla relatrice una sintesi di modelli psicoanalitici, tra cui Bowbly (1969) e Mitchell (2000) che permettono al pubblico di poter collegare e comprendere come dalla relazione Sé/oggetto si arriva ad una struttura del Sé a più strati, con diverse configurazioni, coesa o disgregata, a seconda dei meccanismi di difesa utilizzati. Avere un Sé, essere un Soggetto, significa sperimentare la propria continuità (“Self- continuity”) nella sua unitarietà corporea e mentale, al di là delle dimensioni temporali, potendo successivamente percepire l’Altro come un non io.

Il Sé ha una “memoria spazio-temporale”, non pensabile in termini di contenuti specifici, che permette di comprendere meglio il modello dinamico della mente e del Sé e il loro allineamento al mondo. “È impossibile pensare al Sé da solo ma bisogna pensarlo sempre in relazione a se e al mondo”.

Spagnolo e Northoff (2022) sono concordi nel dire che il “senso di proprietà e di agency” normalmente sono percepiti come congiunti, viaggiano separatamente invece nei casi psicopatologici, come nei casi di depressione e psicosi raccontati da Northoff. Quando si perde o viene interrotta la percezione del Sé nella relazione mondo-cervello si hanno alterazioni della soggettivazione poiché, come mostrato nei grafici illustrati, non vi è possibilità di integrazione dei tre strati (“Mental-self, Exteroceptive self, Interoceptive self”) e manca l’integrazione di stimoli interni ed esterni.

Georg Northoff, neuroscienziato, psichiatra e filosofo, si inserisce nel dibattito sul cervello da una prospettiva neuroscientifica, citando autori come Panksepp, Damasio e Schore che hanno cercato di definire il senso intrinseco della soggettività caratterizzante la nostra psiche. Per Northoff (2023) la struttura spazio-temporale soggettiva dà forma al nostro essere, trovando la sua visione unitaria nella dimensione corporea e narrativa. L’indagine neuroscientifica ha enfatizzato l’origine somatica del Sé (“embodiment”) per cui i processi integrati corpo-mente riescono a generare un nuovo prodotto rappresentazionale grazie ad un processo neurale in cui stimoli singoli o multipli vengono integrati e ricombinati tra loro.

Nella sua continuità-discontinuità, unità-molteplicità, il Sé assume una "durata estesa" nel tempo passato, presente e futuro. Il Sé diviene incorporato (“nestedness”) e allineato al suo rispettivo mondo; la struttura intra/interpsichica risulta esser modellata da un'interazione “sufficientemente buona” al suo rispettivo ambiente. 

I tre strati del Sé devono essere pensati come uniti normalmente, ogni strato ingloba con sé l’altro, nel cervello vi è una stratificazione del Sé per cui tutto coesiste, vecchie e nuove immagini, esperienze, livelli.

Grazie al tempo e allo spazio, muovendosi attraverso il rapporto con il corpo, l'Altro, il mondo e verso i sogni, il Sé si districa nelle sue stesse caratteristiche dinamiche. 

È possibile dunque parlare di Sé come intrinsecamente relazionale grazie all’allineamento continuo temporo-spaziale-ambientale, ma anche come di Sé adattivo in termini di vulnerabilità, si pensi ad eventi che cambiano in negativo l’allineamento di vita di una persona, come nel caso di traumaticità.

Northoff mette in luce che ci sono scale spazio-temporali che, se perse, vanno reintegrate, evidenziando l’importanza di rimettere insieme le fratture del cervello e abbinare spazio-tempo paziente/terapeuta. Il Sé si estende oltre la mente e il corpo, non lo si deve intendere come incapsulato nella mente o nel corpo: grazie al Sé, in evoluzione per tutta l’esistenza umana, e alla sua capacità di continua integrazione di input provenienti dal corpo e dal mondo, il Sé non ci appare come discontinuo e frammentato, ma riesce nel tempo a raggiungere la sua soggettivazione.

L’allineamento relazionale è un prerequisito che fornisce la cornice per la costruzione del Sé dando un continuum tra cervello e mondo esterno (Scalabrini, Northoff, Mucci, 2018).

Su questa base, i relatori hanno evidenziato la possibilità di parlare di relazione Sé-Altro/mondo comeallineamento” e considerare la seduta psicoanalitica come una “nicchia neuroecologica”,piuttosto che puramente neuronale, in cui le trasformazioni del Sé sono possibili e acquistano valore di “in between”, in seduta avvengono cioè continui processi inconsci e consci da significare per cui è tutto continuamente “in divenire”. L’ascolto analitico mette in luce la struttura gerarchizzata del cervello per cui la comunicazione tra corpo e cervello, prima che diventi esperienza soggettiva, deve passare attraverso l’Altro: il paziente e l’analista riescono, nel tempo, ad allinearsi sincronizzandosi, una volta trovate le onde e i ritmi giusti si determinerà un cambio nella topografia del cervello e trasformazioni cliniche del paziente.

Per avvalorare l’invito ad “osservare le dinamiche mentali”, Northoff afferma che il cervello crea uno spazio topografico da indagare dando origine alle dinamiche mentali, così come fa nel dipinto dell’ “Ultima cena” di Leonardo Da Vinci in cui il cervello riesce a creare lo sfondo tridimensionale visibile all’occhio umano.

Gli effetti che la mente riesce a creare per permettere al Sé di stare in relazione con il mondo e potersi aprire agli altri vengono meno invece, ad esempio, nella depressione in cui vi è una focalizzazione centrale anormale sul Sé a scapito dell’interesse relazionale: ciò si è evidenziato attraverso lo studio randomizzato (Rostami et al., 2022, Psychopathology) in cui nel soggetto depresso non ci sono più oscillazioni continue tra pensieri interni ed esterni, come invece avviene nei campioni di soggetti sani, ma vi è un quadro piatto, privo di oscillazioni, in cui vi sono solo pensieri interni senza quelli esterni.

Tra gli interrogativi posti dai colleghi in sala durante il dibattito è stato domandato se può esserci un rapporto tra la sintonizzazione temporale e il numero delle sedute e se, sulla base delle ricerche effettuate, è consigliabile effettuare un numero prestabilito di sedute in base alla sintomatologia del paziente; un’altra domanda posta è stata se l’emisfero destro possiamo pensarlo come addetto alla dimensione spaziale mentre quello sinistro alla dimensione temporale e, per finire, è stato chiesto di spiegare meglio come l’elaborazione esterocettiva prevalga su quella interocettiva, trovando giustificazione nel fatto che, per esempio, i pazienti ansiosi riferiscono di non sentire bene il proprio corpo.

Northoff e Spagnolo hanno provato, nel loro volume, a coniugare il fare ricerca con la clinica psicoanalitica. L’allineamento temporo-spaziale tra ambiente e cervello, fulcro della discussione della serata scientifica, è stato studiato e proposto dagli autori sulla base del Modello a tre strati, grazie alla quale il Sé, dinamicamente, integra e connette continuamente spazio-tempo, Sé-Altro, connessioni-disconnessioni, riuscendo a soggettivarsi. La continua integrazione dell'approccio spazio-temporale con i processi psicodinamici alla base della trasformazione del Sé è risultata essere, pertanto, innovativa. L’evento ha evidenziato come il rapporto tra psicoanalisi e neuroscienze serve ad informare la psicoterapia e il trattamento psicoanalitico enfatizzando che valga la pena continuare a fare ricerca sull'approccio spazio-temporale per il futuro, scendendo in profondità ancora ignote, indagando meglio anche i marker di predisposizione delle malattie mentali.

Per concludere, quando il cervello si allinea al mondo, rispetto alla psicoterapia e alla psicoanalisi dobbiamo chiederci cosa il paziente trasmette al terapeuta ma anche cosa l’analista passa al paziente perché “tra i due passano molte più cose di quanto sappiamo”: Ciò dipenderà dalla capacità di elaborare continuamente fluttuazioni e stati a più livelli.

 

 

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