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Sensorialità (8 giugno 2023). Report di Benedetto Genovesi

Organizzato dal Centro di Psicoanalisi Romano, in data 8 giugno 2023 si è tenuto un seminario, molto interessante e ricco di stimoli, di cui è stato relatore Antonello Correale, dal titolo “Sensorialità”, e di cui è stata chair Alessandra Balloni.
È stato un incontro molto partecipato e ricco di spunti interessanti.
Balloni ha presentato Correale di cui, tra l’altro, ha citato il suo ultimo libro dal titolo “La potenza delle immagini. L’eccesso di sensorialità nella psicosi, nel trauma e nel borderline” pubblicato da Mimesi nel 2021, in cui è sviluppata la tematica trattata nel presente seminario.
Correale ha cominciato proponendo una riflessione riguardo le condizioni fisiologiche in cui vengono interiorizzate le prime esperienze sensoriali che lasciano tracce delle relazioni primarie nel corpo. Esiste un livello di vita originario in cui si verifica il fenomeno dell’avvolgimento sensoriale nella mente e nel corpo. Il corpo è nostro e non è nostro. Il nostro corpo un po’ ci dà retta e un po’ se ne va per conto suo.
La sensorialità è nostra e non è nostra. La sensorialità ci avvolge, siamo immersi nella sensorialità. La sensorialità è un’immersione corporea. Si può ricordare Maurice Merleau-Ponty il quale in “Il visibile e l’invisibile” parla di avvolgimento che chiama “la carne”, dicendo che c’è sempre un tramite tra noi e l’altro, tra noi e il mondo. La sensorialità tiene traccia del corpo dell’altro e così facendo ci ricorda che esiste un’alterità. Nel sentire noi sentiamo anche l’altro e viceversa. La carne è l’avvolgimento sensoriale.
Siamo in una fase precoce in cui le esperienze sensoriali non sono del tutto ammissibili nel linguaggio, per cui diventano iperintense e si fissano nella memoria, senza alcuna possibilità di sviluppo. In questa fase originaria il linguaggio non è utilizzabile e si verifica piuttosto una compenetrazione tra il proprio corpo e il corpo dell’altro. Si può intendere per originaria l’esperienza di compenetrazione di rapporti intercorporei, in assenza appunto di un apparato linguistico disponibile. In questa fase, non è solo una comunicazione non verbale, è qualcosa di più in cui c’è uno scambio misterioso con il corpo dell’altro. Se i corpi si compenetrano, allora la sensorialità della madre si intreccia con quella del bambino. Il rapporto del bambino col proprio corpo è intriso del rapporto che la madre ha col proprio corpo e con quello del bambino. C’è un miscuglio sensoriale tra il corpo del bambino e il corpo della madre. Si verifica una compenetrazione intercorporea. Si crea una specie di danza intercorporea in cui c’è una musicalità di fondo con movimenti di riempimento-svuotamento, espansione-restringimento, dilatazione-costrizione e così via, come dice Mauro Mancia. Come se si creasse una geografia sensoriale che traccia le coordinate temporo-spaziali del Sè. C’è l’altro e c’è il Sè in cui, in questa fase originaria, si può sconfinare nel sentimento oceanico in cui si tocca l’infinito e l’indefinito, grazie a questo contatto intersensoriale, questo avvolgimento, questa compenetrazione.
Si può richiamare la fase contiguo-autistica di cui parla Thomas Ogden, intesa come fase originaria. A questo punto Correale ci fa notare come la sensorialità può andare incontro, per effetto di condizioni patologiche, a processi di indebolimento o di rafforzamento.
Nella Nevrosi abbiamo un indebolimento dell’intensità sensoriale e quindi c’è una sensorialità deficitaria.
Nella Psicosi, al contrario, c’è un’esagerazione della sensorialità e quindi c’è una sensorialità eccessiva.
In questi casi, l’oggetto può essere troppo vicino o troppo lontano.
L’oggetto troppo vicino determina un’invasione e un travalicamento sensoriale del soggetto. Il bambino è invaso da una moltitudine di dati sensoriali che si moltiplicano a vicenda all’ennesima potenza e non riesce a prendere le distanze dall’oggetto. Sembra che il troppo vicino o troppo pieno sia la condizione iniziale.
Frequentemente, può capitare che per sfuggire al troppo pieno si possa ricorrere al ritiro e all’isolamento.
Franco De Masi ci dice che il soggetto futuro psicotico si ritira, si sfila dal mondo reale per seguire il potere attrattivo delle sue sensazioni che mentre all’inizio sono angoscianti, alla lunga poi possono diventare attraenti e rassicuranti.
Ogni volta che si determina una situazione di troppa vicinanza o troppa lontananza dall’oggetto, il soggetto psicotico può provare una esperienza angosciante tanto terrifica quanto eccitante e, difensivamente, può attingere alla traccia dell’esperienza originaria, allo scopo di meglio fronteggiare il pericolo attuale.
Lo psicotico è attratto da qualcosa che esca dai parametri temporo-spaziali e che dia sicurezza perché sempre c’è stato e sempre ci sarà.
Il bambino futuro psicotico è stato lasciato solo con la sua sensorialità che è divenuta eccessiva e ha la sensazione di essere invaso da esperienze ipersensoriali non volute e non comprensibili. Il ritiro e l’ipersensorialità si rafforzano a vicenda, sono due facce della stessa medaglia.
La quota ipersensoriale è vissuta in solitudine e non viene condivisa con nessuno, perché non c’è nessuno con cui condividerla.
L’oggetto troppo lontano o assente o troppo vuoto determina una ipersensorialità compensatoria; le varie parti dell’oggetto (le mani, gli occhi, la faccia, gli sguardi, i capelli, le unghie e così via) diventano troppo potenti e si fissano nella mente del soggetto. Si determina una iperfissità da ipersensorialità. C’è una compensazione di una mancanza che determina una sensorialità allucinatoria, in cui il dato sensoriale diviene iperpotente e fisso.
L’allucinatorio è la dimensione ipersensorializzata della percezione che tende a ritornare verso la traccia originaria. Nell’allucinatorio, l’oggetto non è più lo stesso, si determina un’abolizione dello sfondo che conferisce all’immagine un carattere di sospensione tra l’iperreale e l’irreale.
Piera Aulagnier descrive il pittogramma che definisce come un’immagine in cui si toccano la zona erogena del soggetto e dell’oggetto, sentiti come un tutt’uno. In questo caso, non c’è un soggetto e un oggetto, ma una situazione unica e indistinta.
Didier Anzieu parla di significante formale come un fenomeno fissato nella mente (una pelle che si raggrinzisce, una breccia che si apre nella pelle, un’onda che fluisce attraverso il corpo e così via) in cui soggetto e oggetto sono frammisti in una modalità indistinta.
Nella psicosi non c’è gioco di condivisione delle esperienze sensoriali tra madre e bambino. Se la madre non riesce a sintonizzarsi con il bambino, il bambino è solo e sperduto in un mondo senza parametri temporo-spaziali e allora la sensorialità diventa eccessiva e fissa.
I dati sensoriali diventano frammenti e schegge incandescenti che non si sa da dove vengono e minacciano di frammentare il corpo del bambino.
Per cui il bambino sente il bisogno di difendersi allo scopo di tenere sotto controllo questa sensorialità impazzita e allora tende a decifrare i messaggi sensoriali enigmatici e misteriosi attraverso ricostruzioni deliranti.
Correale ci suggerisce che in questi casi, in analisi, bisogna soffermarsi insieme al paziente su questa ipersensorialità. Ci dice che i farmaci ci potrebbero aiutare ad attutire la potenza eccessiva dell’ipersensorialità, ma ci fa notare come i farmaci da soli non bastino. C’è bisogno di poter parlare con il paziente delle sue esperienze sensoriali che lo bombardano da tutti i lati. Per cui, l’analista deve stare insieme al paziente, calandosi nella ipersensorialità del paziente e deve potere cominciare a parlare delle esperienze sensoriali del paziente.
Nel Borderline prevalgono gli elementi traumatici, l’altro rievoca il trauma e stimola i vissuti dissociativi. C’è un’esperienza traumatica cumulativa che si reitera nelle esperienze della realtà attuale, per cui ogni cosa si colora dell’antico trauma. Il trauma è ciò che ci rende impotenti, è il vissuto di impotenza e di annullamento che ci fa vivere un senso di inermità. La forza centrifuga del trauma è più forte di noi e fa di noi ciò che vuole. Conseguentemente, il borderline, come reazione al fatto di essere stato traumatizzato, può diventare a sua volta traumatizzante, perché c’è la convinzione che il mondo è cattivo. Allora abbandona per non essere abbandonato, si lega ad un oggetto di cui non si fida e regna il famoso “ego nec sine te nec tecum vivere possum” di cui parla Ovidio negli Amores. Nel trauma c’è qualcosa di travalicante, c’è la sensazione di non reggersi in piedi e di cadere nel nulla.
Anche le Neuroscienze ci dimostrano che il trauma dissocia le aree corticali associative pre-frontali e, di contro, potenzia le aree sottocorticali emotive e sensoriali.
Mentre la depersonalizzazione traumatica crea dissociazione, come avviene nel borderline in cui prevale l’identificazione proiettiva nel mondo, con l’idea fissa che il mondo è cattivo, nella depersonalizzazione psicotica viene usato il rigetto o la forclusione della realtà, viene creato un mondo misterioso e sovrannaturale che sostituisce il mondo reale. Si crea un mondo parallelo e si creano allucinazioni in quanto immagini fisse che diano conferma delle convinzioni deliranti.
Viene presa in considerazione anche la Perversione in cui c’è sempre una componente feticistica. In questa condizione, c’è il bisogno di entrare dentro il corpo dell’altro, in maniera tale che il corpo dell’altro ci faccia spazio, a costo di essere sviscerato, in risposta alla penetrazione del soggetto. Il feticcio è qualcosa di fisso e immobile che deve riempire un buco e una mancanza nel soggetto. Come un tappo che non trova mai il suo posto. Il feticista è bloccato in una mancanza che non riesce mai a colmare.
Quindi abbiamo modi diversi di reagire, nelle varie condizioni patologiche descritte, alla mancanza determinata dal fatto che l’oggetto possa essere o troppo assente o troppo presente.
Le tracce sensoriali sedimentano nella rimozione originaria che costituisce l’inconscio non rimosso che è pre-verbale, pre-simbolico e sostanzialmente corporeo.
La rimozione originaria è un’esperienza sensoriale troppo potente, fatta in un momento in cui la proprietà linguistica era, totalmente o parzialmente, bloccata e rimase sospesa per via dell’immaturità neurologica del bambino, in cui le strutture linguistiche non si erano ancora sviluppate, oppure per sbilanciamento traumatico in cui il bambino è soggiogato dall’oggetto. In quei momenti, il bambino o la bambina, non riesce ad entrare in relazione con la madre, ma vive il rapporto con lei come effetto di un corpo altro che prevale sul proprio corpo e che determina trasformazioni della propria corporeità secondo modalità imponenti, eccitanti e sgradevoli. Si determina la prevalenza a carattere traumatico di immagini fisse a contenuto corporeo, che si rifanno alle tracce dell’originario che sono depositate in memoria.
Nei confronti di questa esperienza traumatica originaria, il bambino sente il bisogno di difendersi attraverso meccanismi di spostamento, controinvestimento e fissazione.
Qui, la cosa rimane cosa, in quanto dato ipersensoriale troppo potente e fisso che non ha ancora incontrato la parola o che non può incontrare la parola che lo depotenzi e gli consenta di trasformarsi.
Il sogno potrebbe rappresentare una metafora nel discorso e aprire a nuove possibilità elaborative e evolutive. Per cui, in analisi, c’è bisogno di cominciare a riparare la funzione onirica del paziente per cominciare, gradualmente, a rappresentare simbolicamente gli stimoli senso-percettivi da cui è bombardato.
La sensorialità è un fondamento che ci accompagna per tutta la vita, essa si disloca nel corpo e il corpo può diventare un corpo erogeno, come dice Paola Camassa. Nel corpo erogeno c’è sempre un ricordo dell’originario intreccio tra corpi.
La caratteristica erogenicità del corpo è sempre presente in ogni situazione umana e in ogni incontro interpersonale.
L’originario sarebbe, quindi, l’evento dell’incontro tra i corpi che, dalle prime fasi di vita, viene rievocato, per tutta la vita, come substrato costante in ogni incontro interpersonale.
Se prevale un buon rapporto con l’oggetto, la sessualità può essere un modo per incanalare la sensorialità nella pulsione sessuale, nel tentativo di ritrovarsi sia con l’altro sia con se stessi. Recuperare una buona sensualità e sensorialità significa darsi la possibilità di ritrovare un senso poetico nella vita.
Naturalmente, la bellissima relazione di Correale è stata seguita da un ricco e vivace dibattito con i numerosi partecipanti.

 

Vedi anche

Sensorialità (8 giugno 2023)

 

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