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Psicoanalisi e lockdown: un'esperienza trans-nazionale (11 maggio 2023). Report di Daniele Serata

A tre anni dal primo lockdown e dopo pochi giorni dal termine dell’emergenza sanitaria decretata dall’OMS (il 5 maggio 2023) il CdPR ha proposto uno sguardo a “media distanza” sull’emergenza pandemica e le conseguenze in campo psicoanalitico in termini epistemologici, tecnici e clinici. A guidare tale percorso è stato il testo “Psicoanalisti in lockdown. Efemeridi di menti a distanza” a cura di Monica Horovitz e Adelia Lucattini (Ed. Solfanelli, 2022). Il testo nasce dalla trasformazione di un gruppo di studio su Bion in un gruppo di lavoro online durante l’emergenza da COVID19 e che ha visto la partecipazione di 14 psicoanalisti di Paesi diversi (Francia, Italia, Argentina, Libano), i quali hanno condiviso le esperienze e i vissuti interni ed esterni in un momento così difficile per loro stessi e per i propri pazienti.

 

Daniele Biondo sottolinea, citando Edgar Morin, come l’epidemia ci ha messo in contatto con l’incertezza e la complessità ma ha anche rappresentato l’opportunità per studiare da vicino il ruolo della psicoanalisi nei contesti estremi della traumatizzazione collettiva. L’inevitabile distorsione della forma del legame paziente-analista, imposta da ogni emergenza, lascia emergere due principali referenti figurativi di fenomeni universali della mente umana (e del suo inconscio). L’autore evidenzia,citando lo scritto di Janine Puget e Leo Wender che introduce il volume presentato, il “mondo sovrapposto” e la “sindrome della parete infranta”. Il primo si riferisce a quelle situazioni in cui il mondo quotidiano esterno riesce a contaminare il campo analitico, violandolo. La “sindrome della parete infranta” evoca invece la rottura traumatica dello scudo protettivo dell’Io che protegge ogni essere umano dall’invasione dannosa degli eventi esterni. Solamente ammettendo in analisi tali aspetti traumatici come “reali” si presenterà la possibilità di un’evoluzione maturativa del transfert e della coppia paziente-analista, passando tra le strettoie della dis-idealizzazione dell’analista e della crescita post-traumatica (Tedeschi e Calhoun, 2004). Il relatore sottolinea inoltre come il contesto di emergenza evochi sia il potere delle qualità dei legami intergenerazionali per sopportare l’incertezza e la complessità ma anche il ruolo del piccolo gruppo come garante metasociale e metapsichico fondato su un patto di convivenza professionale.

 

A tal proposito Maria Adelaide Lupinacci, chair della serata, ha definito la riflessione ex post/in après-coup come un modo per discutere le problematiche terapeutiche e personali durante il lockdown declinando gli effetti disorientanti della pandemia ma recuperando le possibilità “orientanti” dell’esperienza del lavoro di gruppo.

Biondo termina il suo intervento suggerendo una particolare attenzione al setting interno dell’analista nel contesto di emergenza e nel lavoro da remoto con i pazienti, come ricorda Lucattini in uno dei suoi contributi del libro. Appoggiandosi alla teorizzazione bioniana l’autrice afferma che: “la fede nel metodo psicoanalitico è la risposta adeguata e primordiale alla catastrofe, sebbene la psicoanalisi si presenti come una catastrofe di fronte ai vari sistemi difensivi posti in essere per contrastare l’abisso dell’irrappresentabile di fronte al quale la pandemia in questo momento ci pone (pag. 55).

  

Adelia Lucattini, nella sua relazione, espone e descrive la nascita del gruppo di lavoro e della pubblicazione sottolineando la dimensione della condivisione esperienziale e della scrittura come fattori di protezione attivanti nuove capacità d’osservazione di sé stessi e degli avvenimenti esterni. Evidenzia i rapporti tra gli intrecci traumatici e la narrazione focalizzando il ruolo della scrittura del gruppo di lavoro come catalizzante una capacità di pensare “complessa, ampia, poliedrica, non dispersiva”. L’autrice pone in risalto gli aspetti per i quali riflessione e scrittura sono stati orientati da movimenti inconsci con il ruolo evocativo e illuminante dell’inconscio individuale e gruppale. Ma è stato anche il lavoro di traduzione dei lavori, la rilettura “a distanza”, il tempo lineare trascorso dall’esperienza traumatica della pandemia e del lockdown a far riemergere “momenti di pura felicità inconfessabili in quei mesi drammatici”. Da qui emerge una fertile riflessione della relatrice sul controtransfert, come attivante processi di riparazione e creatività indispensabili nei momenti catastrofici. Tale attivazione sarebbe possibile anche in contesti non terapeutici, al di fuori dal setting, in presenza di una “consuetudine psicoanalitica”, un “assetto interno” condiviso da analisti e pazienti. Unica caratteristica invariante nella composizione del gruppo dei 14 analisti autori del libro è infatti “essere stati in analisi”.

  

Alfredo Lombardozzi, nel ruolo di discussant, introduce una prospettiva antropologica sugli eventi del lockdown declinando la “crisi della presenza” di De Martino nell’iper-presenza della morte e della caducità a cui tutta la popolazione è stata esposta. Sottolinea la creazione della Cultura “intorno” alla morte nel periodo dell’emergenza sanitaria e propone una funzione mitopoietica (Corrao, 1991) nel lavoro di scrittura del libro presentato: il “mito della condivisione” tra psicoanalisti “in azione che lottano e pensano una psicoanalisi dell’emergenza e della sopravvivenza” dove il sopravvivere non è un surrogato del vivere ma una forma del vivere”. Invoca l’elasticità della tecnica come un elemento della psicoanalisi (Bion, 1963) ineludibile e necessario per rendere la psicoanalisi aggiornata ed efficace. Gli psicoanalisti in lockdown hanno dovuto elaborare una nuova “Cultura psicoanalitica” sulla base della classica, adattandosi alle modalità online sia con i pazienti, sia con il gruppo di lavoro per la stesura del libro. Lombardozzi sostiene come sia proprio la “Cultura di gruppo” testimoniata dal testo ad apparire come un viatico contro le posizioni difensive rispetto ai traumi individuali e collettivi che possono esprimersi come eccesso di rigidità del setting o acquisizioni acritiche e conformiste.

Al termine delle relazioni, la discussione si focalizza su riflessioni in merito ad esperienze personali vissute durante il lockdown e sui temi della condivisione e della comprensione gruppale come elemento terapeutico.

  

Bibliografia

Bion W.R. (1963), Gli elementi della psicoanalisi, Armando, Roma, 1973

De Martino E. (1948), Il mondo magico. Prolegomeni a una storia del magismo. Bollati Boringhieri, Torino, 1977.

Corrao, F (1991). Trasformazioni narrative, in Orme. Contributi alla psicoanalisi, Vol.1, Cortina, Milano, 1998.

Horovitz M., Lucattini A. (a cura di), Psicoanalisti in lockdown. Efemeridi di menti a distanza. Solfanelli, Chieti, 2022.

Tedeschi, R. G., & Calhoun, L. G. (2004). Posttraumatic growth: Conceptual foundations and empirical evidence. Psychological Inquiry, 15, 1–18

 

Vedi anche:

Psicoanalisi e lockdown: un'esperienza trans-nazionale (11 maggio 2023)

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