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Riflessioni sul tema della salute (20 ottobre 2022). Report di Donatella Verrienti

 

L’evento, introdotto e moderato da Massimo Nardi, Membro Ordinario SPI e AIPPInasce dal desiderio dei due Centri Romani - Centro di Psicoanalisi Romano e Centro Psicoanalitico di Roma - di poter mettere in comunicazione e, possibilmente integrare, vertici osservativi e di riflessione differenti sul tema della salute e, nello specifico, della salute mentale. La serata prende pertanto la forma di incontro e dibattito tra tre figure rappresentative del sapere scientifico, politico e di categoria professionale, nel presupposto che – specifica Nardi – l’integrazione, così come costituisce un elemento fondante lo sviluppo e la trasformazione psichica individuale, possa in egual misura facilitare il progresso scientifico e sociale.

Apre il dialogo Sarantis Thanopulos, nel ruolo di Presidente della Società Psicoanalitica Italiana ed al contempo autore e promotore del Manifesto della Salute Mentale, importante documento sottoscritto da numerose istituzioni e comunità scientifiche. Come commenta Nardi, il documento pone l’attenzione sul rischio che la perdita di una cultura favorevole all’umanizzazione della cura possa viceversa promuovere una dimensione che esclude, reclude e colpisce, stigmatizzandola, la sofferenza psichica. Dato posto in risalto dal documento è infatti la preoccupante riduzione del 6% delle psicoterapie svolte nei Servizi Pubblici quale indice di una progressiva contrazione della dimensione relazionale tra i fattori ritenuti favorenti il percorso di cura e di “soggettivazione” della persona affetta da disturbo psichico.

Per Thanopulos l’auspicio è quello di creare - a partire dal Manifesto e proseguendo in varie forme e spazi di dialogo più allargati – una cultura diversa in tema di Salute Mentale, in cui permanga una veste “umanizzante” ed un’impostazione comunitaria della cura psichica.

E’ pertanto solo nell’impegno congiunto di varie forme di saperi e nell’abbandono per ciascuno di essi di una condizione di autoreferenzialità scientifica che si può concepire un approccio epistemologico all’essere umano che ne recuperi la valenza globale senza accentuarne in maniera esclusiva l’aspetto biologico, come invece propone il modello biomedico che si riferisce regressivamente ad una concezione parziale dell’uomo visto come risultato di meccanismi biologici determinati geneticamente. In questo aspetto - prosegue Thanopulos – si può cogliere il segno di un’attuale crisi epistemologica che giustifica e dà credito ad una cultura delle verifiche e delle evidenze, una cultura che, reagendo ad un senso di difficoltà ed impotenza di fronte a fenomeni non facilmente circoscrivibili, tende a dare maggior rilievo agli aspetti della diagnosi e della verifica dell’efficacia del farmaco piuttosto che considerare l’importanza del fattore umano quale elemento cardine per accostare ed interpretare la sofferenza psichica.

Sulla base di tali presupposti ideologici sembra dunque essersi attuata una progressiva trasformazione delle modalità e dei contesti della cura mentale, cambiamento descritto dall’accentuazione dell’approccio farmacologico a discapito di quello psicoterapeutico che è stato oggetto nei Servizi Pubblici di un drastico movimento di espulsione. Ciò che si ritiene auspicabile è la possibilità di allestire una dimensione di cura che integri oltre a due approcci su citati anche il sostegno alla comunità, anch’essa considerata come luogo portatore di sofferenza a cui è necessario dare accoglienza e riconoscimento.

Sempre Massimo Nardi, introducendo la relazione di David Lazzari, psicologo e psicoterapeuta, Presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi e della Società di Psiconeuroimmunologia, ricorda l’attenzione che il presidente ha rivolto, in una sua recente comunicazione a tutti i membri dell’Ordine, alla possibilità di coadiuvare le forze politiche nel promuovere una maggiore diffusione del concetto di resilienza, intesa come capacità di sviluppare il capitale umano nel singolo e nella collettività. Come i recenti dati dell’OMS attestano, la patologia mentale è infatti fonte di costi elevati per la società sia in termini psichici che economici e questo rilievo sembra rendere urgente una riflessione che coordini conoscenze scientifiche e movimenti politici verso dispositivi di cura e di prevenzione più efficaci ma soprattutto più capaci di accogliere una crescente richiesta di aiuto.

Lazzari afferma, inoltre, di condividere appieno il modello teorico proposto da Thanopulos che considera biologia, psiche ed ambiente come fattori interagenti e in cui alla psiche è affidata una funzione organizzatrice centrale, aspetto che gli attuali sistemi di intervento tendono di solito ad ignorare nel favorire risposte scisse che privilegiano bisogni sul versante biologico o sociale.

Lazzari precisa tuttavia che, per la carica ricoperta, è suo compito rappresentare tutte le forze in campo e ricordare che gli ambiti applicativi della professione psicologica sono molteplici e non coincidono meramente con la dimensione clinica e con il settore della salute mentale, ma viceversa configurano un’attività e una “mission” molto più ampia, come lo stesso Servizio Sanitario Nazionale prevede. Da questo presupposto scaturisce la necessità di avere dei modelli organizzativi che consentano di svolgere l’insieme di tali attività all’interno di una logica che dia maggiore risalto alla dimensione dello sviluppo e della promozione dell’equilibrio, delle risorse psicologiche e della prevenzione piuttosto che concentrarsi in maniera esclusiva sulla cura della patologia, dimensione più specificamente legata alla formazione medica.

Ultima relatrice della serata scientifica è Sandra Zampa, responsabile per il Partito Democratico della Salute Pubblica presso la Segreteria Nazionale, sottosegretario al Ministero della Salute nel precedente governo, Senatrice della Repubblica nell’attuale. Reduce dalle recenti celebrazioni della Giornata Mondiale della Salute Mentale, il tema della salute mentale – ci dice la senatrice - ha a che fare con un’attenzione comunitaria al destino dei più fragili, di coloro i quali uniscono spesso a condizioni di disagio economico e sociale anche aspetti di sofferenza psichica. La questione sembra tornata ad essere oggetto di dibattito e di confronto in una società come quella attuale che, in via di trasformazione, tende ad invecchiare e sembra aver abbandonato le importanti acquisizioni comunitarie prodotte dalla legge Basaglia, attualmente messa in discussione senza che sia stato possibile apportare le opportune correzioni e i necessari aggiornamenti.

La ripresa del dibattito intorno al tema non sembra trovare, tuttavia, nella politica le risposte giuste ad un malessere psichico che si allarga e che acquista nuove forme di espressività, come ci dà conferma la notevole richiesta di accesso al Bonus psicologo che rappresenta una delle risorse messe in campo dal governo uscente. Ancora molte sono le opportunità che possono essere attivate soprattutto in tema di comunità, fornendo risposte che siano di accoglienza e riconoscimento della sofferenza psichica, in un modello di reale accettazione e non di stigmatizzazione del tema, come il linguaggio comune e larghe frange della cultura politica sono ancora abituate a considerare.

Riprendendo i temi trattati, Sarantis Thanopulos sottolinea che le prospettive presentate dai precedenti relatori pur divergendo rispetto al focus, costituiscono chiavi di lettura non in opposizione tra di loro. Cura per la Psicoanalisi è tuttavia la ricollocazione della psicoterapia tra gli elementi fondanti l’approccio al disagio mentale e il recupero del carattere dialogante con altre forme ed altre figure professionali che del problema si occupano. Rimarca inoltre quanto, rispetto al Bonus psicologo, le possibilità di accesso al percorso psicoterapeutico attualmente offerte costituiscano solo una percentuale piuttosto ridotta, pari al 10%, di una domanda che registra viceversa una forte crescita.

La Società Psicoanalitica ha sentito pertanto l’esigenza di dare una risposta a questa domanda istituendo Centri di Consultazione e Terapie Psicoanalitiche (CCTP) sul territorio nazionale che offrano un servizio a tariffe calmierate, calibrate per accogliere le richieste provenienti anche da fasce sociali con minori disponibilità economiche. Il potenziamento della psicoterapia nei Servizi Pubblici potrebbe dunque associarsi a forme di convenzionamento con altri istituti e società che consentano soluzioni psicoterapiche ad un’utenza più allargata.

L’incontro di questa serata – conclude Thanopulos - vuole essere, dunque, l’inizio di un dialogo proficuo tra aree del sapere che insieme possono costruire, secondo vertici differenti, una comune cultura della cura e della ricerca scientifica nell’ambito della salute mentale. 

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