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Lydia Pallier e Giulio Cesare Soavi. Psicoanalisi e vita (15 gennaio, 2022). Report di Mariaclotilde Colucci

  

1. Apertura dei lavori.

Alessandra Balloni apre la mattinata che inaugura il calendario scientifico 2022 del Centro di Psicoanalisi Romano. Ringraziando per l’ampia partecipazione, a dimostrazione di quanto Lydia Pallier e Giulio Cesare Soavi siano state figure significative per il Centro, passa la parola al Chair Domenico Timpano che, dopo aver ringraziato l’esecutivo per l’organizzazione di questa giornata di commemorazione e una breve presentazione di Pallier e Soavi come due capisaldi della psicoanalisi italiana, espone come verranno svolti i lavori della giornata e presenta i relatori: Cono Aldo Barnà, Giovanni Meterangelis e Alfredo Lombardozzi. Seguiranno, in una sorta di tavola rotonda, gli interventi di Maria Giovanna Argese, Ernesto Bollea, Maria Grazia Chiavegatti, Giancarlo di Luzio, Gianfranco Giordo, Cristiana Pirrongelli.

2. Introduzione. Cono Aldo Barnà.

Barnàricorda che Pallier e Soavi sono stati prima di tutto una coppia unita dalla passione per la psicoanalisi ma anche, e soprattutto, da “un tenero e duraturo legame sentimentale”. Uniti dall’aver avuto entrambi vite difficili, avventurose e traumatiche. Traumi privati e traumi collettivi. Hanno conosciuto la guerra e il dopoguerra, i regimi totalitari del ‘900 e le tragedie ad essi collegati. Hanno vissuto la rifondazione della Società Psicoanalitica Italiana colpita dal regime fascista e hanno contribuito alla crescita della stessa sviluppando nuovi paradigmi teorici e clinici in linea con il dibattito internazionale all’interno dell’IPA. Ma lelemento più significativo sottolineato da Barnà è rappresentato dalla loro disponibilità a radicare il metodo psicoanalitico nella loro declinazione di “persone affettivamente presenti nella relazione analitica”. Questa significativa disponibilità empatica li ha fortemente caratterizzati emancipandoli dalla pedissequa adesione ai modelli prevalenti nella Società “rendendoli autentici, originali e preziosi maestri di psicoanalisi nella cura come nellinsegnamento”.

3. Giovanni Meterangelis: Per ricordare Giulio Cesare Soavi. Riflessioni su: Proposta per una alternativa alla suddivisone della psiche in Es, Io e Super Io (1971).

Giovanni Meterangelis, partendo da un primigenio scritto di Soavi del 1971, il primo articolo italiano sul , incuivienemossa una critica alla suddivisone tripartita della psiche così come concepita da Freud, fa una dettagliata e puntuale disamina dell’originalità del suo pensiero e della capacità di anticipare i costrutti teorici e clinici contemporanei. In particolare quei costrutti teorico clinici che oggi sono prevalenti nella psicoanalisi relazionale nord-americana. Soavi, in questo articolo, propone l’ipotesi che vede nel concetto di rappresentazione mentale una valida proposta teorica alternativa alla concezione freudiana della psiche tripartita. Nella concezione di Soavi, come in quella di S. Mitchell, le configurazioni del sono multiple e discontinue, radicate in una metafora temporale. Soavi ritiene che queste multiple configurazioni del abbiano una loro dinamica, una loro genesi, una temporalità e fluidità organizzativa. Tali configurazioni così organizzate hanno a che fare con lemodalitàattraversocui le persone vivono la loro vita nel corso del tempo e non con qualcosa che si situa all’interno di un sistema spaziale chiuso. La concezione di una rappresentazione del come temporale fluida e discontinua non esclude la concezione spaziale, ma fornisce una visione della psiche, del , della psicopatologia e del processo psicoanalitico abbastanza diversa dalla concezione della psiche topico-strutturale freudiana.

Secondo Meterengelis questo articolo del ’71, che invita caldamente a leggere e/o rileggere, è lo scritto più rappresentativo della libertà di pensiero, dello spirito liberamente critico e del vivo interesse per la clinica psicoanalitica di Rino (come amava essere chiamato) Soavi.

4. Alfredo Lombardozzi: Lydia Pallier: la persona, il pensiero, la clinica.

La parola passa ad Alfredo Lombardozzi che esordisce esplicitando la complessità, l’originalità e la vivacità del pensiero di Lydia Pallier. Dopo un breve excursus sulla vita e le origini cosmopolite e una breve descrizione della sua personalità forte e vitale, ma al tempo stesso riservata di psicoanalista dalla grande capacità clinica e dal forte senso di umanità, Lombardozzi passa ad analizzare il pensiero di Lydia Pallier partendo dai due suoi scritti più originali pubblicati nel libro Fusionalità (1990) nato dal gruppo composto da Giulio Cesare Soavi, Claudio Neri, Giancarlo Petacchi e Roberto Tagliacozzo.

In Fusionalità, agorafobia, claustrofobia e processi schizoparanoidei, Lydia Pallier formula il concetto di Fusionalità come una funzione fisiologica della mente nella relazione primaria che va distinta dalla simbiosi. A differenza della simbiosi, nell'esperienza di fusionalità il soggetto riconosce l'oggetto separato da sé. La Fusionalità è una qualità della vita psichica che può essere esperita in condizioni ambientali favorevoli nel corso della vita e della crescita psichica.

Nello scritto Il bambino mostruoso come minaccia all'integrità del Sé, Pallier descriveva uno stato mentale afferente alla percezione di un Sé traumatizzato dal fallimento empatico dell’oggetto-sé arcaico. Tale fallimento è vissuto in termini di rifiuto da parte di un Sé infantile fragile e vulnerabile, che fa fronte al senso di frammentazione e annientamento, ricostruendo un senso di sé aderente ad un’identità negativa: il Sé mostruoso. L’attenzione agli aspetti mostruosi del Sé e al conseguente crollo dell’autostima, anticipa il suo interesse, nel lavoro clinico e teorico, verso una condizione psichica molto invalidante per l’integrità e la coesione del Sé e per le sue componenti creative e vitali. Condizione psichica che Lydia Pallier riferiva all’impossibilità di poter vivere pienamente un diritto all’esistenza e strettamente correlata alla sindrome del millantatore che contiene elementi fortemente difensivi.

Lombardozzi ricorda che pur mantenendo una forte adesione all’uso di concetti kleiniani come l’identificazione proiettiva e la fantasia inconscia, alcune corrispondenze con il pensiero di H. Kohut hanno fatto sì che in Lydia Pallier prevalesse uno spiccato interesse verso questo Autore.

5.Contributi di: Maria Giovanna Argese, Ernesto Bollea, Maria Grazia Chiavegatti, Giancarlo di Luzio, Gianfranco Giordo, Cristiana Pirrongelli.

In questi personali contributi tratti dalla conoscenza diretta di ciascun relatore con Lydia Pallier e/o con Giulio Cesare Soavi, non si è soltanto documentato il pensiero scientifico ben conosciuto da chi ha fatto esperienze di analisi personale e supervisione con l’uno o con l’altra, ma ciò che è emerso prevalentemente è stata l’esperienza significativa di uno scambio affettivo e personale. La loro presenza affettivamente autentica nella relazione analitica ha rappresentato non solo la loro cifra distintiva, ma ha costituito un forte fattore terapeutico di per sé. Ciascun relatore ha saputo ben descrivere questo valore aggiunto del legame con loro attraverso aneddoti significativi che hanno distinto il percorso di vita personale e professionale condiviso con loro.

6. Interventi dal pubblico.

Gli interventi dal pubblico sono stati caratterizzati da un clima ricco di commozione e autentica partecipazione. La dimensione emotiva ed affettiva non solo teorico-concettuale, ha permesso a ognuno dei partecipanti di poter esporre il proprio personale e affettuoso contributo nel commemorare Lydia Pallier e Giulio Cesare Soavi.

Il clima commosso, caldo e familiare ha consentito al figlio di Lydia Pallier, presente all’incontro, di intervenire ed esprimere i più sentiti ringraziamenti da parte sua e della sorella per la condivisione e la partecipazione affettiva che ha consentito loro di poter integrare e ricomporre in modo più completo il pensiero scientifico della madre e di Giulio Cesare Soavi.

Chiude i lavori Domenico Timpano esprimendo quanto la mattinata sia stata straordinariamente ricca di emozioni intense e sfaccettate, di ricordi e stimoli capaci di rigenerare un tessuto connettivo importante e ricreando, durante tutta la commemorazione, quell'atmosfera vera, genuina, originale e paritaria, quell’interesse fresco e curioso e quell'ascolto reciproco che si creavano nella relazione e legame con loro. Infine, Timpano ricorda la loro autenticità e continuità come persone nel lavoro analitico; il loro essere nella vita proprio gli stessi conosciuti come psicoanalisti; il loro amore per viaggi, la vita e lo sport, in particolare Soavi era un appassionato giocatore di tennis; il loro essere stati lucidi, aggiornati fino alla fine, dedicandosi con passione alla trasmissione della psicoanalisi alle ultime e attuali generazioni di psicoanalisti di cui anche chi scrive fa parte. La realtà in tutte le sue forme era parte integrante del percorso analitico e di vita condiviso con loro. La vita per la psicanalisi, la psicoanalisi per la vita. Ci mancheranno molto!

 

 

Vedi anche

Giorgio Campoli: "Psicoanalisi e Tennis", 2022 

Giovanni Meterangelis, Fusionalità e svolta relazionale. 2021

In ricordo di Giulio Cesare Soavi, di Claudio Neri (2021)

Report di Ada Cristillo e Elisabetta Papuzza su “Fusionalità - Storia del concetto e sviluppi attuali (23-24 marzo 2019)

In ricordo di Giulio Cesare Soavi. Video intervista a cura di Paolo Boccara e Giuseppe Riefolo (2012)

Soavi G.C., Deficit della struttura del «sé» e nevrosi ossessiva (deficit fusionale e struttura del sé). 1993 

 

Giulio Cesare Soavi: "Precisazioni sulla psicologia del tennis", 1988

 

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