SERATA INTERCENTRI
16 marzo 2012
Una rilettura della sessualità infantile
Francesco Conrotto
Se, sin dalla nascita della psicoanalisi, l’importanza data da Freud alla sessualità aveva suscitato ostilità nei confronti della nuova disciplina, negli ultimi decenni numerose correnti della psicoanalisi hanno ridotto notevolmente l’interesse per la sessualità stessa tanto da indurre A. Green (1996) a domandarsi ironicamente se “la sessualità abbia o meno qualcosa a che fare con la psicoanalisi”.
Ma ora a cosa ci riferiamo quando parliamo di sessualità infantile?
Freud, in un primo tempo, pensava che le manifestazioni della psicopatologia, fossero effetto di esperienze sessuali passivamente subite durante l’infanzia. Si trattava della ben nota “teoria della seduzione precoce”. Successivamente ipotizzò che fossero le tracce filogeneticamente trasmesse di eventi realmente accaduti nella preistoria dell’umanità a determinare, nello sviluppo ontogenetico, la formazione delle cosiddette “fantasie primarie”. Attualmente l’ipotesi filogenetica non è più sostenibile, infatti riproporla significherebbe reintrodurre il lamarkismo in biologia. Allora in quale direzione è opportuno orientarsi?
Ricordiamo che nei “Tre saggi” Freud ipotizza che la sessualità si appoggia sui funzionamenti dell’organismo deputati alla conservazione della vita e se ne distacca solo più tardi. Aggiunge poi che nulla di significativo può avvenire nell’organismo senza contribuire all’eccitamento della pulsione sessuale. Quest’ultima sarebbe una rappresentanza psichica di una fonte endosomatica di stimolazione. Infine la pulsione viene definita come un “concetto-limite tra lo psichico e il somatico”.
Ora la prima questione che ci dobbiamo porre è se la sessualità infantile debba essere ritenuta espressione di un funzionamento biologico dell’organismo. A questo riguardo Laplanche (2007) ci dice che gli ormoni sessuali e ipofisari presenti alla nascita si riducono rapidamente fino al livello zero nei primi mesi di vita per risalire soltanto alla pubertà o poco prima.
Freud fa riferimento ad una fonte somatica che sarebbe uno stato di eccitazione, cioè una zona erogena, un organo o un apparato fisiologico ove si svolge un processo somatico.
A mio avviso, la domanda da porci è se la nascita della pulsione avviene nel processo fisiologico che si svolge nei differenti apparati somatici o se essa nasca nei processi di trasformazione degli impulsi nervosi, delle variazioni dei livelli ormonali e delle processi metabolici che avvengono nelle strutture encefaliche.
In altri termini la nostra ipotesi è che se la fonte organica sono i processi fisiologici e quindi biochimici che si svolgono dei differenti organi e apparati somatici, la nascita della pulsione consiste nelle loro traduzioni psichiche operate dalle strutture neuropsicologiche cerebrali. Tali strutture neuropsicologiche sono legate all’evoluzione della specie. Esse trasformano processi biologici in fenomeni psichici.
Su un piano strettamente neuropsicologico la sola cosa che la rete nervosa trasmette al cervello è l’intensità degli stimoli, cioè la frequenza degli impulsi: Il principio di codificazione indifferenziato e non il “che cosa” (Von Foester 1985 p. 121). Green (1997) a sua volta ricorda che l’integrazione psichica avviene a livello della corteccia con le strutture profonde dell’encefalo, ipotalamo, nucleo dorsomediano e nucleo ventromediano.
Ma la sola neuropsicologia non è sufficiente a chiarire i termini del processo, pertanto bisogna andare al di là della biologia e rimettersi al pensiero metapsicologico. Infatti, se la fonte somatica della pulsione orale sta nell’abbassamento del livello glicemico e nella stimolazione della mucosa del cavo orale e delle labbra, la pulsione nasce dalla attivazione delle zone del cervello provocata da questi fenomeni sensoriali e metabolici.
E allora, come rendere conto dell’effetto fisico e del momento somatico dei processi psichici inconsci? Che cos’è il piacere d’organo? la libido d’organo? e l’eccitazione d’organo?
Secondo Freud il piacere d’organo sarebbe la modalità di soddisfacimento delle “pulsioni parziali” che provengono “dai differenti distretti e regioni del corpo” ma noi dovremmo ammettere che le pulsioni parziali non provengono dalle differenti parti del corpo ma sono generate a livello neuro-psicologico dal lavoro dei meccanismi traduttivi degli impulsi elettrici nel cervello.
E allora se così stanno le cose qualcosa nella teoria deve cambiare!
Più precisamente dobbiamo pensare che quello che avviene a livello neuropsicologico non è semplicemente un processo traduttivo ma un processo trasformazionale generatore di nuovi significati.
La mia ipotesi nasce come un tentativo di estendere la teoria chomskiana sulla nascita e la formazione del linguaggio alla semiotica.
Questo è possibile in quanto l’inconscio senza essere un sistema semplicemente linguistico è un sistema semiotico-semantico.
Il punto di partenza della mia ipotesi è che, grazie all’evoluzione della specie, il cervello umano ha raggiunto la capacità di trasformare gli schemi di azione innati che noi definiamo istintuali e che abbiamo in comune con le specie animali meno evolute, in significanti e quindi in segni. Pertanto, nella specie umana, gli schemi d’azione innati acquistano un altro significato. Questo processo costituisce i prodromi del pensiero e va nella direzione della creazione dei cosiddetti Fantasmi Originari, del Complesso di Edipo e della formazione delle cosiddette Teorie Sessuali Infantili.
Noi sappiamo che già a livello degli uccelli ci sono dei meccanismi di reazione innati per cui alcune configurazioni percettive mettono in atto comportamenti specifici. Si può dire che si determina una sorta di simbolizzazione primaria.
A livello dell’ homo sapiens sapiens questi processi di significantizzazione e di simbolizzazione sono molto più sviluppati in quanto la specie umana è l’unica specie animale in grado di immaginare un oggetto mentre questo è fisicamente assente e questo consente all’ infans di tradurre e di interpretare i differenti stimoli che gli pervengono non soltanto dall’interno del corpo ma anche dall’ambiente umano nel quale è immerso sin dalla nascita.
Dunque, come gode un organo? Il funzionamento somatico è la vera fonte della pulsione?
La questione si pone perché se ogni piacere d’organo deve essere definito sessuale la sessualità e quindi l’eccitazione non sta nel corpo ma nasce nella psiche ad opera di processi trasformativi generatori di nuovi significati. Questi sono la base di un sistema semiogenetico che è sotto il dominio del principio di piacere, che anzi è consustanziale al sistema semiogenetico stesso. Il piacere sarà poi proiettato sulle cosiddette “zone erogene” ivi compresi i genitali. E’ per questo principio di reversibilità della libido che tutti i funzionamenti somatici sono sessualizzati.
A mio avviso questo è ciò che chiamiamo “l’appoggio”.
E’ per questo motivo che la sessualità di cui si occupa la psicoanalisi è una “psicosessualità”.
Pertanto non sono gli eccitamenti somatici che rivolgono una domanda alla psiche ma è il funzionamento somatico che è tradotto dalla psiche e il suo prodotto è la formazione delle pulsioni e dei fantasmi.
Con la svolta degli anni venti e con la seconda topica apparentemente nel pensiero di Freud tutto cambia. La sessualità che, nella prima topica, era l’altro polo del conflitto psichico, ciò che si opponeva all’Io e alla autoconservazione, diventa una funzione delle pulsioni di vita e l’elemento che vi si oppone è identificato con le pulsioni di morte. Laplanche ha affermato che le pulsioni di morte sarebbero delle pulsioni sessuali di morte, cioè quella frazione delle pulsioni sessuali che non è stata legata e che tende quindi alla scarica totale. Per quanto mi riguarda, ho già detto che la pulsione nasce da un processo trasformativo degli schemi di reazione innati che diventando “significanti” e “segni” sono poi avviati in un processo di semiogenesi. Pertanto a mio avviso essa non è un dato primario del funzionamento psichico ma il prodotto di un lavoro. Potremmo dire che è il prodotto di un processo di simbolizzazione o meglio di astrazione primaria. Poiché vi sono differenti livelli di codificazione che operano sia in successione che in parallelo si può dire che non si tratta semplicemente di un semplice processo traduttivo ma di trans-codificazioni.
Lo schema potrebbe essere il seguente: ad un primo livello il cervello traduce gli impulsi somatici in schemi di azione innati che chiamiamo istintuali. E’ ciò che abbiamo in comune con gli altri animali. A livello umano le capacità psichiche molto più sviluppate trasformano tali schemi d’azione producendo una separazione rispetto al funzionamento istintuale semplicemente autoconservativo per cui si istituisce un funzionamento che entra in conflitto con il primo. Si tratta della ben conosciuta sovversione pulsionale dell’istinto!!
A mio parere questa trasformazione è ciò che chiamiamo “appoggio”, cioè la trasformazione dell’istinto in pulsione, trasformazione che avviene utilizzando come base il funzionamento biopsicologico dell’organismo attraverso il fenomeno del coeccitamento libidico.
Forse il funzionamento kinestesico che si appoggia sul ritmo vocale (Kristeva) potrebbe essere il primo prodotto di questo processo semiogenetico formatore dell’inconscio. Poiché il coeccitamento libidico è un fenomeno che accompagna tutti i funzionamenti dell’organismo biologico, l’eccitazione pulsionale si intromette anche nei comportamenti aggressivi sessualizzandoli come ben vediamo nel sadismo e nel masochismo.
Pertanto il primo livello di questa trasformazione è la formazione stessa delle pulsioni che sono schemi di azione innati il cui significato è cambiato, per cui non è più autoconservativo ma è sottomesso al dominio del principio di piacere. Questa trasformazione rende tali schemi di azione la base della formazione della capacità di pensare. Le pulsioni sono, dunque, la prima espressione psichica specificamente umana ma poiché tutte queste traduzioni lasciano un “resto” introdotto, questo comporta che non si tratta di una pura traduzione ma di una trasmissione tra linguaggi differenti il che solleva la questione dei limiti della loro traducibilità. Bisogna tra l’altro tenere conto che a questi livelli non si tratta di una traduzione verbale ma di traduzioni in significanti affettivi preverbali. E’ per questo che l’inconscio può essere definito un sistema semiogenetico. Green descrive i primi passi di questo processo trasformativo come successione di pulsione, rappresentanti psichici della pulsione, rappresentanti-affetto, rappresentati di parola. Si tratterebbe, quindi, di una successiva iscrizione, scaglionata nel tempo, di differenti sistemi di segni. In questo stesso processo di sviluppano anche i significanti gestuali, verbali, visuali (Botella e Botella), i significanti formali e les enveloppes sonores descritti da Anzieu e i significanti di demarcazione descritti da Rosolato e infine, quando il linguaggio verbale si sarà incominciato a formare si formeranno anche i significanti verbali anche se, come ha mostrato Kristeva la creazione dei significanti verbali precede lo sviluppo del linguaggio verbale vero e proprio. L’articolazione reciproca di tutti questi processi trasformativi esita nella formazione dei cosiddetti miti endopsichici. Con un linguaggio lacaniano potremmo dire che la formazione dei Fantasmi Originari avviene nel registro dell’Immaginario, con lo sviluppo del linguaggio si apre la strada al Simbolico.
In realtà sappiamo che nel pensiero di Freud il rapporto tra le pulsioni e le scene non è affatto chiaro (Green) perché Freud dirige la sua attenzione principalmente verso l’al di qua del fantasma (Green).
Per quanto mi concerne, come ho già detto, la mia ipotesi è che la stessa formazione della pulsione è il prodotto della trasformazione di significato di meccanismi d’azione innati, trasformazione che avviene ad opera di codici traduttivi innati.
A mio parere, per affrontare e cercare di superare la questione se la psicosessualità si opponga alla autoconservazione o se essa è una funzione delle pulsioni di vita che si oppongono alle pulsioni di morte occorre partire dal riconoscimento che quello che distingue lo psichismo umano da quello degli altri animali non è soltanto il linguaggio verbale ma una funzione semiogenetica che evidentemente comprende anche il linguaggio ma non si riduce ad esso.
Questa funzione semiogenetica può entrare in conflitto con l’autoconservazione in quanto la nostra appartenenza al semplice ordine vitale con l’evoluzione della specie si è indebolito.
Partendo da ciò possiamo dire che se gli schemi interpretativi innati che formano i Fantasmi Originari e le cosiddette rappresentazioni inconsce che, sebbene siano rimosse, accedono al processo di simbolizzazione, allora essi vanno a formare i miti endopsichici e l’universo culturale umano. In questi casi la salute mentale è acquisita. Se la simbolizzazione è insufficiente, le rappresentazioni inconsce ritornano alla coscienza sotto forma di sintomi nevrotici. E’ il ben noto ritorno del rimosso. Se il processo di simbolizzazione è seriamente compromesso queste rappresentazioni permangono nel registro della “Cosa” (Chose) e quindi sono sotto il dominio dell’agire e della spinta alla scarica totale, è il cosiddetto narcisismo negativo descritto da Green.
La presentazione metapsicologica che io propongo ci permette di definire “pulsioni di vita” la spinta alla simbolizzazione continuata degli schemi d’azione innati divenuti progressivamente scenari fantasmatici inconsci. E’ per questo che possiamo definirle pulsioni di legame. Al contrario possiamo definire “pulsioni di morte” la mancanza o il blocco della funzione simbolizzante. In questo caso sono operanti soltanto delle equazioni simboliche (Segal). Qui il simbolo non rappresenta il simbolozzato ma si identifica con esso. A causa del deficit della funzione simbolizzante la spinta è nella direzione dell’agire e della scarica totale delle tensioni. Pertanto queste pulsioni sono pulsioni di slegamento.
Come è possibile comprendere facilmente, la mia ipotesi ci permette di uscire dal dilemma tra “fuorviamento biologistico” (Laplanche) e deriva linguistica. Il punto fermo della mia proposta è la rappresentazione dell’inconscio come struttura semiotico-semantica.
Pertanto, se la sessualità infantile non è una sessualità biologica ma una psicosessualità, non si può affermare che sia una funzione di Eros che si oppone a Thanatos e neanche che la sessualità si oppone alla distruttività come se esse fossero degli istinti. Quello che può essere contrapposto è la capacità, da un lato, di creare legami, di fare investimenti libidici, attivare la funzione oggettualizzantre e la simbolozzazione e, dall’altro, di produrre slegamento, disinvestimento, funzione desoggettualizzante e desimbolizzazione. Pertanto è in relazione alla possibilità o meno di attivare la funzione simbolizzante che si gioca il destino psichico del soggetto: salute psichica, nevrosi, o stato-limite e psicosi.
Io penso che la mia ipotesi non corre il rischio di proporre una visione semplicemente semantica dello psichismo inconscio avulsa dalle sue origini somatiche. Io mi limito a sottolineare che a livello psichico, in virtù dell’intervento di codici traduttivi innati che attivano processi trasformativi generatori di nuovi significati, gli stimoli somatici acquistano un significato psichico ed è per questo motivo che la sessualità interessa alla psicoanalisi, perché è una psicosessualità.
Se per Freud la pulsione è un “concetto-limite” tra psiche e soma, quello che io propongo è essa è un “concetto-limite” tra l’istinto che funziona nel registro dell’autoconservazione e il desiderio che è espressione del registro del simbolico.
Con un linguaggio lacaniano si può dire che la pulsione è un “concetto-limite” tra l’oggetto a e il Simbolico. Quest’ultimo a mio parere non è legato strettamente alla parola come pensava Lacan ma è la manifestazione della trasformazione dell’istinto e quindi del processo della soggettivazione.
Io penso che il fondamento del mio punto di vista stia nella lettera a Fliess del 6 dicembre 1896 nella quale Freud descrive la formazione dell’apparato psichico. La prima traduzione-trasformazione, quella della “percezione” in “segno di percezione”, essa è il processo dell’appoggio che provoca la dequalificazione dell’istinto a favore della pulsione. Pertanto lo psichismo umano sarebbe il prodotto di un fissazione-registrazione multipla spalmata e prolungata nel tempo delle differenti istanze dei differenti sistemi di segni, cioè in una prospettiva chiaramente semiologia (Green).
Le teorie sessuali infantili, che sono organizzate dalla psiche sono più o meno, come gli a priori kantiani come lo sono i Fantasmi Originari dai quali provengono. Ma al contrario degli a priori kantiani non sono già dati alla nascita ma si formano attraverso un sistema trasformazionale ricorsivo nel corso dei primi anni di vita.