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Piovano B. - La conoscenza relazionale implicita e il cambiamento terapeutico (2021)

Abstract

 

Nella psicoanalisi contemporanea, gli psicoanalisti sono stimolati non solo ad approfondire i concetti della psicoanalisi condivisi dal modello strutturale, dal modello kleiniano-bioniano, dal modello Britannico delle Relazioni Oggettuali e dei teorici Britannici Nordamericani (Modell, 1975, 1985; Kohut 1971, 1977; Kernberg 1975, 1980, 1984) per citarne solo alcuni, ma anche ad estendere il loro interesse alle teorie della mente e ai modelli mentali di relazione proposti dalla ricerca empirica infantile e dalla moderna psichiatria psicoanalitica infantile (Stern,1985) e ai dati emergenti da altre discipline quali la neurobiologia, le neuroscienze cognitive e le   neuroscienze affettive, la genetica e le biotecnologie.

Alla luce della mia esperienza di analista di adulti, bambini e adolescenti, di analisi e psicoterapie parallele a genitori e figli (Piovano 1998) e di terapie di pazienti con gravi patologie, propongo il mio punto di vista sul cambiamento terapeutico e riassumo in alcuni punti i fattori di cambiamento condivisi dalla psicoanalisi contemporanea.

La scoperta delle ricerche cognitive dell’esistenza di differenti tipi di processi di memoria (memoria procedurale e memoria dichiarativa) ha sfidato la tradizionale comprensione psicoanalitica della memoria e del suo ruolo sia nel processo che nel cambiamento terapeutico.

Estendendo il concetto di memoria dichiarativa alle relazioni interpersonali, Stern e i suoi colleghi hanno introdotto il concetto di conoscenza relazionale implicita definendola come conoscenza implicita non dichiarativa di come essere con qualcuno (implicite or non declarative knolwedge of how to be with someone).

Quest’ultima è una forma di memoria procedurale che viene registrata sotto forma di eventi interpersonali in una forma non simbolica e che inizia nel primo anno di vita.

Nel suo lavoro “Something more then interpretation” (Stern, 1998), Stern sostiene che il cambiamento terapeutico richiede qualcosa in più della interpretazione. Questo qualcosa in più è costituito dal processo interattivo intersoggettivo da cui si origina la conoscenza relazionale implicita. Per analogia con le interazioni madre bambino i cambiamenti nella conoscenza relazionale implicita nel corso della terapia sono visti come accadere attraverso momenti diincontro nei quali partecipanti interagiscono in un modo che crea una nuova implicita comprensione intersoggettiva delle loro relazioni e una ristrutturazione del campo intersoggettivo tra paziente e analista che permette un nuovo modo di essere con l’altro.

Pur mettendo la relazione e le emozioni generate nel contesto relazionale al centro del trattamento, ritengo che attribuire il cambiamento terapeutico al processo interattivo intersoggettivo da cui si origina la conoscenza relazionale implicita del paziente e dell’analista (‘a mosse relazionali transazionali come quelle descritte nella ricerca sull’infanzia dal gruppo di studio del processo del cambiamento di Stern e collaboratori ) non tenga in dovuto conto la complessità dei fenomeni clinici osservati nella stanza d’analisi, delle innumerevoli potenzialità del linguaggio e dei fattori trasformativi che si attivano nel processo analitico.

In particolare non concordo con l’affermazione di Stern che la conoscenza relazionale implicita e il cambiamento procedurale (introduzione di un nuovo modo di essere con) siano l’essenza del cambiamento e con la distinzione, il parallelismo e la polarizzazione che egli teorizza tra la conoscenza relazionale implicita e il coinvolgimento emotivo e la comunicazione attraverso il dialogo preverbale e verbale.

L’importanza trasformativa della situazione analitica viene connessa in generale alla possibilità di ripetere modelli mentali patologici e modelli di relazioni patologiche in un nuovo contesto, aperto a nuove prospettive, con un oggetto che verrà introiettato con un nuovo (o riattivato) oggetto di sviluppo capace cioè di andare incontro emotivamente ai bisogni di sviluppo.

La psicoanalisi contemporanea ha spostato la sua attenzione dall’intrapsichico alla relazione e alle emozioni generate nel contesto relazionale, e la relazione è considerata oggi l’elemento catalizzatore del processo di cambiamento.

Una relazione nella quale l’analista sogna, sente, soffre, pensa e parla con la persona affettivamente significativa con cui è in ‘conversazione’ (Ogden, 2016), all’interno della situazione analizzante (che include il setting).

Una relazione tra due persone, analista e analizzando vivacizzata dall’interesse per l’intrapsichico, la narrazione, il gioco, l’umorismo, le interpretazioni dell’analista che precedono e seguono le associazioni del paziente, l’intreccio delle identificazioni proiettive nel transfert e controtransfert, il lavoro onirico, il dialogo analitico verbale.

Parafrasando Stern si potrebbe allora dire che la relazione analitica per le sue caratteristiche di poliedricità, multisfaccettura e pluristratificazione è qualcosa in più di un contesto interattivo che supporta una esperienza emotiva correttiva (Shore, 2003), di transazioni emotive e interattive automatiche non verbali nella relazione terapeutica.

 

 

Barbara Piovano. Vicolo Scanderbeg 43 Roma— email: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 

 

Bibliografia

Kernberg, O.F. (1975). Sindromi marginali e narcisismo patologico. Tr. it. Bollati Boringhieri Torino, 1978

Kernberg O.F. (1980) Mondo interno e realtà esterna.Tr.it: Bollati Boringhieri, Torino, 1985

Kernberg, O.F (1984). Disturbi gravi della personalità, Torino Boringhieri ,1987.

Kohut. H (1971). The analysis of the self. New York: International Universities Press.

Kohut. H (1977). The restoration of the self. New York: International Universities Press.

Modell, A (1975) A narcissistic defence against affects and the illusion of self-sufficiency: International J Psychoanal. 56: 275-282

Modell A (1985). Object relations theory. In Models of minds: Their Relationship to Clinical Work, ed. A Rothstein, pp85-100. NewYork: International Universities Press.

Ogden T. (2016). Vite non vissute. Esperienze in psicoanalisi. Milano, Raffaello Cortina

Stern D. N et al. (1998). Non interpretive mechanisms in psychoanalytic therapy: the ‘something more than interpretation’. Int.J:psychoanal.79:903-21

Stern et al. (1998). The process of terapeutic change involving implicit knowledge. Some implications of developmental observations for adult psychotherapy. Infant Mental Health Journal Vol. 19(3), 300-308

 

Lavoro presentato al Centro di Psicoanalisi Romano l'8 aprile 2021

 

Vedi anche

 

Argese M.G. - La soggettività dell’analista: riferimenti clinici in dialogo con Barbara Piovano (2021)

 

 

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