Entriamo senza barriere nell'ampio salone d'ingresso arredato con il grande tappeto e i divani originari, dipinte di bianco le boiseries e le pareti, aperte le tende per far entrare aria e luce e per sfondare lo sguardo verso i cortili e lo spazio esterno.
La nuova direzione di Cristiana Collu sconvolge la Galleria d'Arte Moderna a cui eravamo abituati con la rassicurante e didattica esposizione cronologica. In particolare è smontato il criterio che esponeva le collezioni dell'800 e del 900, disorientando il bisogno di un ordine razionale da seguire.
Molte le opere messe nei depositi, per dare lo spazio necessario a ogni quadro o scultura, e alcune, fotografie e disegni, esposte per la prima volta, nella prospettiva di una mobilità annuale e circolazione continua.
Tutti i lavori sono mescolati, e collocati piuttosto per tema, o assonanze, o originalità, dove l'accostamento di un quadro dell'800 con uno del '900 o contemporaneo fa percepire un collegamento mai scoperto, esaltando le qualità di entrambi.
Il risultato è sorprendente e a volte fulminante, come nel grande salone a pian terreno dove un tempo erano esposte, su fondo blu scuro, allineate specularmente, le statue dell'800. Oggi, separate dai loro piedistalli, le statue, avvicinabili e ben riconoscibili, sono distribuite nelle varie sale di fronte a quadri specifici, quasi per dare un titolo o introdurre una riflessione.
Ora entrare nel salone quasi toglie il fiato per il rapimento: l'intera parete di fondo occupata dall'incredibile lavoro di Giuseppe Penone Spoglia d'oro su spine d'acacia-bocca (2002), reso misterioso dalla tesissima, candida e violenta statua di Ercole e Lica di Canova poco più avanti; entrambi si riflettono nel Mare di Pino Pascali (s)composto sul pavimento. Una condensazione imprevista e davvero esplosiva.
Alle pareti solo 2 Twombly sulla destra, alle spalle un blu di Yves Klein, sulla sinistra Castellani e Mondrian. Poche opere scelte, di pacata, classica, intensa perfezione.
Sembra esserci una concezione profondamente diversa di come si può avvicinare e anche imparare ad amare l'arte. L'esperienza estetica non è più affidata a una collocazione storica delle singole opere in movimenti e gruppi di appartenenza, anzi si libera proprio con il sovvertimento del nesso temporale.
Stefania Salvadori