Giovedì, Maggio 09, 2024

Transgender Day of Remembrance (TDoR), 20 novembre 2023. A cura di Laura Porzio Giusto

Oggi, 20 novembre, ricorre il TDoR, acronimo di Transgender Day of Remembrance, ovvero la giornata della memoria per tutte le persone trans* e non-binary, vittime di transfobia.

Il TDoR è stato inaugurato nel 1999 dall’attivista trans Gwendolyn Ann Smith, in seguito all’assassinio di Rita Hester, avvenuto nel 1998, nell’appartamento dove viveva a Boston.
Rita Hester era una donna nera e trans di 35 anni. L’omicidio, un chiaro delitto d’odio, è tuttora senza colpevole. Quando i giornali ne parlarono si riferirono a lei al maschile, secondo una pratica transfobica, tuttora in uso.
Gwendolyn Ann Smith, per reagire a questa cancellazione, omaggiò la memoria di Rita e di tutte le altre vittime della violenza transfobica istituendo il TDoR.

Nel 2009 è nato il progetto The Trans Murder Monitoring (TMM, https://tgeu.org/trans-murder-monitoring-2023/) che da allora monitora il numero di omicidi di persone trans* che vengono compiuti in tutto il mondo.
Secondo i dati riportati da TMM, in quest’ultimo anno sono state 381le persone transgender morte a causa della violenza transfobica nel mondo, in media più di una persona al giorno. Dal 2019 ad oggi c’è stato un aumento dell’8% delle vittime di transfobia.
Secondo quanto segnalato dall’Associazione per la Cultura e l’Etica Transgenere (ACET, https://www.associazionetransgenere.org/), l’Italia registra una situazione particolarmente grave, posizionandosi come il paese europeo con il numero più elevato di attacchi motivati dall’odio transfobico.

Oggi il TDoR è preceduto dalla Transgender Awareness Week, la settimana della consapevolezza transgender durante la quale attraverso diversi eventi e iniziative si sensibilizza contro lo stigma sociale e le discriminazioni transfobiche.

In ambito psicoanalitico, come ricordano Giovanardi, Mundo e Lingiardi (2020), è solo negli ultimi vent’anni che una nuova voce è emersa rispetto al considerare le persone transgender collocabili in qualche modo nel registro psicopatologico. Si comincia a riconoscere le identità trans* all’interno della varianza delle identità di genere e a porre l’attenzione sui bisogni che queste persone portano nelle nostre stanze. Queste nuove posizioni sono allineate con i cambiamenti in ambito diagnostico, con passaggi via via meno patologizzanti nelle edizioni del DSM fino ad arrivare al 2019 quando l’OMS rimuove dall’ICD-11 la condizione transgender dalle patologie.
Tra gli analisti promotori di questo cambiamento vi è Alessandra Lemma che parla del bisogno delle persone trans* di essere viste nella mente dell’analista non come perverse ma come incongruenti (2012) e Saketopoulu (2014) che parla dell’esperienza traumatica di essere state misgendered dagli oggetti primari (ossia di non essere state viste e riconosciute nella propria identità di genere, bensì nel proprio sesso biologico) e di avere un corpo non allineato alla propria identità di genere.
Così come avvenuto in precedenza per le omosessualità, le persone trans* non sono quindi più considerate affette da una patologia da curare, ma l’attenzione si sposta sul prendersi cura degli effetti traumatici del pregiudizio e della discriminazione sociale, fattori in grado di danneggiare lo sviluppo psicologico ed emotivo di queste persone.
Ricordiamo anche che nel 2019 l’American Psychoanalytic Association si scusa pubblicamente per i danni arrecati alla comunità LGBT+:
“Purtroppo alcune delle conoscenze dell’epoca sull’omosessualità e sull’identità di genere possono essere attribuite all’istituzione psicoanalitica americana. È tempo di riconoscerlo e chiedere scusa per il nostro ruolo nella discriminazione e per i traumi causati dalla nostra professione”.

Lasciamo infine, il ricordo di questa giornata alle parole di Giovanna Cristina Vivinetto, poetessa e giovane donna transgender.
Noi eravamo tra quelli chiamati contro natura. Il nostro esistere ribaltava e distorceva le leggi del creato. Ma come potevamo noi, rigogliosi nei nostri corpi adolescenti, essere uno scarto, il difetto di una natura che non tiene? Ci convinsero, ci persuasero all’autonegazione. Noi, così giovani, fummo costretti a riabilitare i nostri corpi, obbligati a guardare in faccia la nostra natura e sopprimerla con un’altra. A dirci che potevamo essere chi non volevamo, chi non eravamo. Noi gli unici esseri innocenti. Gli ultimi esseri viventi, noi, trapiantati nel mondo dei morti per sopravvivere.
(Dolore Minimo, 2018).

 

Riferimenti bibliografici

Giovanardi G, Mundo E., Lingiardi V. (2020). “Paola on the Couch: The Quest for Feminine Identity in an Empirically Supported Psychoanalytic Psychotherapy of a Trans Woman” In Psychoanalytic Psychology 38 (4), 1-16.

Lemma A. (2012). Research off the couch: Re-visiting the transsexual conundrum. In Psychoanalytic Psychotherapy, 26, 263-281.

Saketopoulou G. (2014). Mourning the body as bedrock. In Journal of the American Psychoanalytic Association, 62, 773-806.

 

София plus.google.com/102831918332158008841 EMSIEN-3

Login