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Report di Mariaclotilde Colucci sulla giornata di studio intercentri “Teorie psicoanalitiche a confronto. Un’indagine assiomatica” (Roma, 7 dicembre 2019)

Conduttore della ricerca: Fernando Riolo

 

Gruppo di ricerca:

Angelo Battistini, Diego Bongiorno, Claudia Bruno, Paola Camassa, Patrizio Campanile,

Mariagrazia Capitanio, Milena Cappabianca, Eleonora Cutaia, Amedeo Falci, Fausta Ferraro, Giuseppe Foresti, Alessandro Garella, Amalia Giufida, Angela Iannitelli, Laura Lupo, Giuseppe Moccia, Eleonora Natoli, Daniela Rao Camemi, Andrea Rapisarda, Cristiano Rocchi, Lucio Sarno, Sarantis Thanopulos, Gemma Trapanese, Sisto Vecchio e Trudi Verticchio.

Coordinano: Alfredo Lombardozzi e Lucia Monterosa

 

 

 

Apre la giornata Alfredo Lombardozzi, ricordando due maestri, Francesco Corrao e Sergio Bordi, che partendo da due teorie molto differenti si erano occupati tra gli anni ’90 e 2000 del pluralismo delle teorie psicoanalitiche. Individuando, rispettivamente, una cinetica degli affetti e una psicoanalisi pluralista e relativista della cognizione del dolore e un common ground concettuale tra le principali tradizioni teoriche quella pulsionale, quella delle relazioni oggettuali, e quella intersoggettiva. Il gruppo di ricerca condotto da Fernando Riolo, afferma Lombardozzi, permette di fare un salto in avanti verso una visione che cerca di superare il monismo dei modelli mettendoli in relazione tra loro e cercando di individuare gli elementi che possano renderli compatibili o incompatibili.

Prende la parola Fernando Riolo che dopo aver ringraziato i due ultimi esecutivi SPI, rispettivamente nella persona di Tiziana Bastianini e Annamaria Nicolò, che hanno permesso e sostenuto il lavoro del gruppo di ricerca in tutti questi anni, passa alla presentazione dello scopo scientifico della ricerca, della metodologia utilizzata dal gruppo di lavoro e dei risultati ottenuti dal lavoro di ricerca svolto.

Scopo della ricerca è stato quello di avviare un’indagine assiomatica sistematica della teoria psicoanalitica al di là del pluralismo anomico delle teorie che non ha nulla a che vedere con il pluralismo scientifico. Come già rilevato da Bohleber (Congresso IPA, Praga 2013) “allo stato attuale nella psicoanalisi rinveniamo una ampia matrice di teorie associata a termini e concetti a differenti livelli di astrazione. Il riconoscimento di questa pluralità teoretica costituirebbe un avanzamento se non si scontrasse con un empasse quella dell’impossibilità sia di una scelta, sia di una integrazione tra le differenti visioni. Di fatto al momento non c’è nessun consenso tra le diverse teorie in competizione e in contraddizione tra loro. Ciò è reso impossibile dal momento in cui si fa uso dei concetti e delle teorie psicoanalitiche in modo idiosincratico, per cui la definizione originale dei termini è rimpiazzata da accezioni personali che in modo implicito determinano l’inconfrontabilità delle teorie”.

Riolo, riprendendo questa citazione, sottolinea quanto il commensalismo delle teorie e dei linguaggi, l’omonimia dei termini assumano in sé il rischio che i concetti diventino dei “sarchiaponi concettuali” atti a contenere qualsiasi significato gli psicoanalisti vogliano.

Riolo ricorda che attualmente la psicoanalisi ha bisogno sia di geografi che di esploratori: ai primi è richiesto di registrare ed ordinare le osservazioni per costruire le mappe e le teorie, ai secondi è richiesta onestà e fedeltà nel raccogliere i dati sia che i dati siano empirici, sia clinici, che concettuali. I dati delle teorie debbono essere riportati fedelmente se li vogliamo confrontare con le nostre osservazioni. La correttezza del loro rilevamento è necessaria affinché nelle elaborazioni successive non producano una “catastrofe nei nostri libri” (cit. dal piccolo principe). Riolo evidenzia la necessità di una ortologia della psicoanalisi, ovvero il corretto discorso delle teorie e tra le teorie di riferimento. Solo in questo modo possiamo dialogare correttamente con esse, svilupparle e cambiarle. A partire da queste premesse la psicoanalisi ha bisogno di un rilancio conoscitivo per aggiornare e fare evolvere le proprie teorie. L’attuale diversità teoretica e clinica dovrebbe avere come condizione preliminare quella di sviluppare un metodo capace di confrontare le teorie e i concetti sulla base della fedeltà e della precisione metodologica.

Quando parliamo di soggetto, di oggetto, di affetto, di relazione, di quale soggetto, oggetto, affetto, relazione, stiamo parlando? In quale accezione viene impiegato quel termine? A quale teoria stiamo facendo riferimento? A quale dominio ci riferiamo? Fenomenico? Inconscio? Metapsicologico? Clinico? Qual è l’utilità scientifica di ciascun termine? Queste alcune domande che il Fernando Riolo e il gruppo di ricerca si sono posti. Per rispondere a queste domande il gruppo di ricerca, avvalendosi del metodo scientifico, si è impegnato in uno studio attento, imparziale e fedele delle fonti degli Autori e dei testi originali, suddividendosi in sottogruppi specializzati per ciascun Autore. Il primo obbiettivo è stato quello di stabilire quali sono gli assiomi che Freud (Compendio di psicoanalisi ’38) e i principali Autori successivi, Hartmann, Klein, Bion, Winnicott e Kohut formularono e posero essi stessi come basi assiomatiche delle loro rispettive teorie psicoanalitiche. Trovati ed estratti gli assiomi il secondo obiettivo è stato quello di suddividerli e confrontarli secondo il metodo di revisione della struttura psicoanalitica suggerito da David Rappaport: assiomi concordanti e assiomi alternativi. Questi ultimi suddivisi in assiomi compatibili e mutuamente inclusivi con la teoria generale e assiomi incompatibili e mutuamente esclusivi con la teoria generale.

Il lavoro di ricerca ha messo in evidenza che la teoria assiomatica di Freud si sviluppa su quattro livelli: il primo livello comprende la teoria dell’apparato psichico, la teoria delle pulsioni e dell’energia psichica, e la teoria delle qualità psichiche; il secondo livello comprende la teoria del sogno e la teoria dello sviluppo psichico sessuale; il terzo livello comprende le teorie patogenetiche che seguono quelle evolutive e metapsicologiche, la teoria della nevrosi e la teoria della psicosi; il quarto livello è la teoria della tecnica e della clinica. Questi quattro livelli costituiscono un edificio le cui parti sono interdipendenti. La costruzione dell’edificio poggia su questa interdipendenza, senza la quale l’edificio crolla. Il sistema assiomatico freudiano parte da un postulato fondamentale cioè che della vita psichica ci sono note due cose: Il cervello o sistema nervoso e i nostri atti di coscienza che sono dati immediatamente. Tutto ciò che sta in mezzo ci è sconosciuto e non c’è una relazione diretta fra i due estremi del nostro sapere. Da questo postulato discendono due assunti fondamentali da cui, secondo Freud, discende la teoria psicoanalitica: 1) noi assumiamo che la vita psichica sia funzione di un apparato al quale ascriviamo una estensione spaziale e una struttura composta di più parti. 2) la psicoanalisi spiega che i processi presunti concomitanti di natura somatica costituiscono il vero e proprio psichico, che in virtù di ciò inizialmente prescinde dalla qualità della coscienza. La formazione del contenuto ideativo non coincide con l’atto psichico della coscienza. Di questi assunti fondamentali la psicoanalisi non può fare assolutamente a meno, poiché da essi discende la teoria dalla quale derivano la tecnica e la clinica.

Il postulato fondamentale di Freud e i due assunti derivati non vengono esplicitamente messi in discussione da nessuno degli autori, tuttavia risultano significativamente modificate le teorie che da essi derivano. Tutti gli autori propongono le loro teorie come sviluppi della teoria di Freud volti ad integrarla e espanderla. Le specificità di questi sviluppi rendono problematico il rapporto tra gli assiomi di Freud e le nuove teorie poiché tra gli uni e le altre decadono gli originari rapporti di discendenza determinando variabili gradi di incoerenza del sistema complessivo e la perdita di relazioni di derivazione tra gli assiomi e le nuove descrizioni. Nessuna delle teorie successive mette in discussione la teoria freudiana, tuttavia immettono cambiamenti e conseguenze di portata paradigmatica. Un caso a sé può essere rappresentato dalla psicologia psicoanalitica del sé di Kohut definita da lui stesso una teoria metapsicologica indipendente da quella di Freud. Tale teoria si propone esplicitamente con un nuovo paradigma non in rapporto di derivazione, né di contrapposizione al paradigma freudiano, ma di complementarietà.

Riolo riferisce che gli assiomi formulati dagli autori successivi e rilevati dal gruppo di ricerca, segnano un percorso che permette di individuare tre nuclei principali su cui le diverse teorie divergono in modo consistente dal sistema freudiano e anche l’una dall’altra, rappresentando punti di svolta di portata paradigmatica. Questi tre nuclei principali sono: 1) La concezione delle componenti dell’apparato psichico della loro genesi e della loro fisiologia; 2) la concezione delle componenti somatiche, pulsionali e del principio economico di spiegazione; 3) La concezione della relazione d’oggetto e del rapporto tra mondo interno e mondo esterno, del rapporto tra conscio e inconscio, tra soggetto e oggetto e tra intrapsichico e intersoggettivo. Da questi punti focali si diramano le attuali teorie e correnti psicoanalitiche. Esse divergono su aspetti decisivi dalla teoria di Freud e l’una dall’altra e tali divergenze da un lato hanno conseguenze importanti sullo statuto della teoria determinando la perdita della sua coerenza interna, dall’altra si riflettono sulla teoria clinica determinando l’indecidibilità della fondazione teoretica delle strategie operative.

Le principali divergenze dal sistema assiomatico freudiano, rilevate da Riolo e dal gruppo di ricerca riguardano: a) la formazione dell’apparato psichico, la descrizione dei sistemi delle funzioni ed in particolare le genesi e le funzioni dell’Io e del Super-Io; b) la concezione della natura dei processi psichici perde la sua centralità somatica a favore del principio di determinazione relazionale ambientale. Conseguentemente il criterio economico-quantitativo-energetico-biologico perde la sua centralità come principio di spiegazione e ne conseguono importanti cambiamenti del vertice osservativo e anche dell’oggetto di osservazione; c) il vertice descrittivo metapsicologico, basato sul triplice criterio topico, economico, dinamico e sul concetto di energia pulsione si sposta sensibilmente verso un vertice personologico e sul concetto di sviluppo. Ne deriva uno spostamento più o meno rilevante dalla teoria sessuale alla teoria oggettuale e dalla teoria istintuale alle teorie dell’Io e del Sè. Il primo inteso come sistema di funzioni autonome, il secondo come elemento della personalità e dell’esperienza soggettiva e non come parte dell’apparato psichico; d) la descrizione delle interazioni fra le istanze dell’apparato psichico e tra conscio e inconscio da cui deriva la centralità del processo di rimozione viene subordinata a quella delle interazioni tra il soggetto psichico conscio e inconscio e l’ambiente responsabile della sua costruzione e della sua difettualità. Da qui il conseguente spostamento dell’oggetto di osservazione dalle dinamiche intrapsichiche a quelle intersoggettive; e) la configurazione trirelativa dei rapporti dell’Io, la triplice dipendenza dall’Es dal Super-io e dalla realtà esterna subisce una divaricazione di volta in volta di una delle sue tre componenti. Rispettivamente l’accentuazione del ruolo dell’Io delle sue funzioni autonome e adattive in Hartmann, del ruolo dell’Es e del super io in Klein e Bion, del ruolo dell’ambiente materno primario in Winnicott, del ruolo dell’ambiente-sé e dell’oggetto-sé come oggetto narcisistico in Kohut. Da queste divaricazioni conseguono concezioni diverse della patogenesi e del trattamento. Da assunti metapsicologici diversi derivano teorie eziopatologiche diverse, da diverse concezioni sull’apparato psichico e sulle sue funzioni discendono differenti concezioni di come la mente funziona e da queste discendo differenti pratiche cliniche. L’alternativa sarebbe, afferma Riolo, una pratica terapeutica senza nessun criterio che ci guidi nel nostro lavoro, al di là dell’incontro umano.

L’evoluzione della psicoanalisi esige, dunque, di riconoscere e di affrontare queste divergenze e le contraddizioni lì dove esistono, che non vengano ignorate o risolte attraverso criteri ideologici e logiche di appartenenza ma affrontate con metodo scientifico. Un metodo pluralistico scientifico si basa su questo tipo di indagine, ovvero il lavoro di identificazione degli assiomi delle teorie. Non esistono teorie scientifiche senza assiomi o postulati di base (Poincaré). La prima condizione per poter discutere delle nostre teorie psicoanalitiche, secondo Riolo, è perciò quella di stabilire quali sono i postulati sui quali esse poggiano, la messa in evidenza delle differenze permette di ricomporre ove è possibile ulteriori nodi teorici problematici suscettibili di indagini successive. Ciò permetterebbe lo sviluppo di un circuito epistemico virtuoso fra le teorie a confronto. In conclusione e riprendendo il dialogo tra Bordi e Corrao ricordato da Lombardozzi all’inizio della giornata, Riolo parafrasando Landau, afferma che l’obbiettivo a cui aspirare per la psicoanalisi potrebbe essere quello di creare un minimo teorico necessario, tenendo ben presenti le due anime che la contraddistinguono come scienza quella ermeneutica-narratolgica e quella metodologico-scientifica.

Il vivace dibattito a seguire coordinato da Lucia Monterosa riprende la dialettica tra ermeneutica e metodologia scientifica. La discussione ha evidenziato il bisogno di chiarire questo confronto tra modelli, per permettere non solo un dialogo interno tra le teorie psicanalitiche a confronto, ma anche per garantire un sempre più ricco e proficuo dialogo scientifico interdisciplinare, in particolare fra psicoanalisi e neuroscienze. Gli interventi dei candidati presenti hanno esplicitato l’importanza di questo lavoro di ricerca che ha suscitato un grande interesse proprio perché mette in evidenza i rapporti e i legami di discendenza tra metapsicologia, teoria, tecnica e clinica. Il discorso si è particolarmente attivato conseguentemente all’intervento di Lucio Russo il quale, facendo riferimento al fatto che alcuni membri del gruppo di ricerca sono portatori di una storia e di un transfert sulle teorie sotto osservazione, avrebbero potuto influenzare in qualche modo l’oggetto di osservazione della ricerca. Fernando Riolo risponde ringraziando Russo del suo intervento perché questo gli permette di ribadire lo sforzo che ciascun membro del gruppo di ricerca ha fatto per mantenere l’imparzialità e la sospensione di giudizio rispetto ai testi letti basandosi rigorosamente sul metodo scientifico adottato. Un ulteriore argomento del dibattito che ha suscitato l’interesse della sala è il postulato biologico freudiano per cui lo psichico è in sé somatico e il somatico è in sé psichico. Il discorso porta alla ribalta l’annosa questione per la psicoanalisi di superare o meno il dualismo cartesiano corpo mente.

Il volume sulla ricerca, prossimo alla pubblicazione è al momento in valutazione da parte del IPA che ha assegnato alla ricerca il Grant nel 2017.

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