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Report di Stefano Lussana sul Congresso SPI 2016 "Le logiche del piacere, l'ambiguità del dolore" (Roma, 26-29 maggio 2016)

 

 

Breve nota di commento al XVIII Congresso Nazionale SPI

 

         Com'è nel mio stile, non effettuerò un resoconto dettagliato del XVIII Congresso Nazionale della SPI, ma porterò un mio piccolo contributo personale a quanto è già stato detto dai relatori. I lavori dei numerosi autori sono stati stampati, e si possono tranquillamente leggere, considerare e commentare. Vorrei solamente segnalare l'encomiabile lavoro di Riolo "Oltre il Pluralismo. Un metodo di confronto assiomatico delle teorie psicoanalitiche", che ricostruisce la struttura assiomatica della teoria freudiana, come radice metodologica comune del successivo sviluppo maturato nel campo della teorie psicoanalitiche, partendo da una premessa, da un postulato fondamentale e da degli assunti di base. Per fare un breve esempio, riguardo al postulato fondamentale, in Compendio di psicoanalisi, Freud afferma: "Di ciò che chiamiamo la nostra psiche o vita psichica ci sono note due cose: innanzitutto l'organo fisico e il suo scenario, il cervello o sistema nervoso e, in secondo luogo, i nostri atti di coscienza che sono dati immediatamente. Tutto ciò che sta in mezzo fra queste cose ci è sconosciuto e non è data una relazione diretta fra in due estremi del nostro sapere". Da tutto questo derivano gli assiomi di I livello (teoria dell'apparato psichico: Es, Io, Super-io; teoria delle pulsioni: di vita e di morte; teoria delle qualità psichiche: conscio, preconscio, inconscio), di II livello (teoria dello sviluppo e teoria del sogno) e di III livello (teoria delle nevrosi e teoria delle psicosi). Quello che è mancato nelle sedute plenarie e in qualche occasione nei panel paralleli è stata un'adeguata discussione, che dovrebbe essere il momento centrale di interscambio, crescita e arricchimento tra tutti i partecipanti.

         Pertanto nel mio intervento proverò a discutere il tema del nostro Congresso dal punto di vista dell'attualità. Siamo partiti per la nostra navigazione dalla proiezione del video Le logiche del piacere e l'ambiguità del dolore nel set dell'analista a cura di Boccara e Riefolo. Abbiamo ammirato spezzoni di film di Bergman e Antonioni e ancora altri registi famosi. A questo riguardo vorrei proporre un film che mi ha molto colpito per la tematica sociale che denuncia: la disumanizzazione dei migranti che sbarcano all'isola di Lampedusa; faccio riferimento al documentario Fuocammare di Gianfranco Rosi. Esiste un fragile e violabile confine che percorre il Mar Mediterraneo. Parte dallo Stretto di Gibilterra, passa sotto le Isole Baleari, scende ulteriormente lambendo le coste della Sardegna e della Sicilia, in particolar modo Pantelleria e Lampedusa, prosegue la corsa a meridione delle Isole di Creta e Rodi, per tornare a salire verso le isole di Samo e Lesbo e termina allo Stretto dei Dardanelli (desidero ricordare che le popolazioni dei pescatori delle Isole di Lampedusa e Lesbo sono state candidate al premio Nobel per la Pace). Questa linea immaginaria è sempre più frequentemente attraversata da imbarcazioni fatiscenti stracariche di migranti. Il film documenta questo passaggio. Verso chi, che cosa, e sopratutto dove? Che fare: innalzare muri o costruire ponti o semplicemente accogliere?. Potrebbe anche essere una pellicola senza sonoro e senza colori. Il silenzio incombe, tra i timori di un naufragio e di una fine prematura e le belle speranze di una terra promessa e di un futuro migliore. Il silenzio riguarda, se vogliamo approfondire l'analisi, la mancanza di una qualunque forma esprimibile di piacere o dispiacere. Le immagini sono fortemente evocative. Esseri umani stipati come sardine in scatola che non possono espletare in modo dignitoso i loro bisogni fisiologici elementari: dormire, bere, mangiare, evacuare. Ci sono pure bambini e donne incinta. Il dramma non risparmia nessuno! Se sopravviveranno a questa tragedia, quale trauma si porteranno dentro per la vita? E noi potremmo tentare di lenire le loro sofferenze?  Viene alla memoria, per alcune consonanze, il bel libro di Primo Levi "Se questo è un uomo" . Finalmente si approda a Lampedusa. Il film, in questa mia chiave di lettura, diviene, torna ad essere sonoro e a colori. Un uomo racconta la sua storia: è partito dal centro Africa divorato da guerre, carestie e povertà, ha attraversato il deserto del Sahara, patendo intensamente la sete e la fame ed è giunto sulla costa libica, dove ha dovuto spendere una vita di risparmi per affrontare il viaggio verso l'Europa. Ciò che impressiona maggiormente non è quello che sta narrando, ma in realtà come lo dice, con un tono di voce che ricorda un canto doloroso, pare il lamento di un coro greco. Subito dopo viene inquadrata una donna che piange disperatamente. L'arrivo presso una comunità accogliente, quale quella dei pescatori di Lampedusa, gli consente di poter tornare ad essere una persona umana e a rendersi conto attraverso quali orrori è dovuta passare. A seguire scorrono le immagini festose di un gruppo di giovani che giocano a pallone con visibile gioia ed entusiasmo. Io direi che siamo in piena sintonia con il tema centrale del nostro Congresso sul dolore e sul piacere. Il vero spartiacque delle nostre esistenze non è tra dolore e piacere, ma in realtà sembra essere tra presenza di dolore e piacere e assenza di dolore e piacere, in altri termini di presenza e assenza di vita psichica.

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