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Silvia Vessella - Mamma... non mamma

Per molte donne quello della maternità è un destino scontato, automatico e scontato è che amino i figli.
I casi di cronaca però, gli abusi infantili (con madri e nonne testimoni passive o colluse), i neonati nei cassonetti, e ora la pratica della surroga, donne che figliano per denaro, pongono alcuni quesiti: Quali i legami possibili con la maternità? Quanti gli aspetti sottostanti tali eventi?
Ci sono contemporaneamente donne, e ora anche uomini, che li vogliono, costi quel che costi. E’ un desiderio? Un bisogno? L’acquisto di un oggetto sia pur speciale? E che senso può avere tale possesso?
Intanto in America i movimenti femminili e in Italia il film di Elisabetta Pandimiglio “Sbagliate”, interrogano le donne sull’ineludibilità del proprio destino di maternità e sulla verità di tale desiderio.
Le ragioni di tante “mamma...o non mamma”, ad analizzarle, sono ovviamente diverse per ciascuna donna. L’esperienza della maternità assorbe totalmente il corpo-mente, e spesso e in massima parte è un coinvolgimento inconscio, di cui la psicoanalisi si è occupata a lungo. Proprio per questo possiamo dire qualcosa sulla questione.
Nel dossier “Maternità surrogate”, http://www.spiweb.it/dossier-spiweb/921-maternita-surrogate, di fronte all’emergere di nuove problematiche, legate a aumento della infertilità, alle nuove coppie, a pratiche procreative sempre più aggressive e invasive, che svincolano la procreazione dall’amore, ci siamo chieste come può essere la genitorialità senza maternità? E la maternità senza l’amore e senza la coppia che la progetta?
Ci è chiaro che riflessioni, come quelle proposte dal film, testimoniano fortemente la centralità, la potenza e la profondità delle radici personali e sociali della maternità, è altrettanto certa perciò l’importanza della ricerca di una sua scelta consapevole e l’idea di impedire la sua riduzione a merce.
Freud sottolineava il valore potente della maternità quando nel suo scritto “Totem e tabù”, seguendo le ricerche antropologiche, annoverava tra i tabù “temporanei”, (cito), “la mestruazione, il puerperio e i neonati”, e poi il guerriero che si avvia o torna dalla battaglia. Infine l'uomo a pesca o a caccia
Come se questi momenti esprimessero la discesa nell’oggetto tabù di una potenza nello stesso tempo sacra e pericolosa, una forza che Freud definisce come una specie di elettricità, il cui contatto di prossimità può distruggere: ciò che veicola la vita può condurre a morte.
Il tabù- prosegue Freud- è “il più antico codice di leggi non scritte, più antico degli dei e di ogni religione. La religione interverrà in seguito come sistema di controllo del sacro, mantenendone, diremo noi, le tracce.
Mi vengono alla mente nella pittura del secolo scorso alcune Annunciazioni, in cui dall’alto cala una luce, un raggio, un angelo.
La punizione pubblica della sua trasgressione invece, sempre Freud, diverrà la prima forma di sistema penale.
Penso per l’oggi alla lapidazione di donne per trasgressioni sessuali, anche se sono state oggetto di violenza. La forza creatrice della donna ancor oggi sembra faccia di lei la depositaria di un tabù, la portatrice di una potenza pericolosa anche per se stessa.
In sintesi il tema della maternità tocca l’ombelico della costruzione della nostra società. Con la centralità della maternità “naturale” vacilla un cardine della nostra costruzione sociale (padre,madre,figlio), punto d’origine in buona sostanza dell’illusione di essere artefici del Creato, che ha nutrito costruzioni mitologiche, molte narrazioni religiose ed ha altresì permesso tante avventure della mente e altrettante scoperte scientifiche.
Oggi, che la scienza ha chiarito molti aspetti della gravidanza, e anche la psicoanalisi ha contribuito analizzandone fantasie e fantasmi, le donne sembrano più coraggiosamente disposte a addentrarsi nel profondo mistero della propria maternità.
Perciò non possiamo sottrarci ai molti interrogativi suscitati dalla frammentazione della coppia genitoriale in più passaggi, che taglia il contatto con l’Origine e quindi con il periodo prenatale e perinatale. L’esperienza negativa, segnalata dall’indagine psicoanalitica, del tagliare i legami con la madre nelle adozioni dovrebbe insegnare qualcosa ad esempio anche nel campo delle maternità surrogate.
Oppure potrebbe suggerire quanto possa essere pericoloso forzando gli aspetti psicogeni della sterilità (o a volte delle difficoltà procreative) attingere a pratiche di procreazione assistita aggressive del corpo, senza avere indagate le ragioni dello stesso corpo ad accogliere o meno.
Penso in proposito al lungo, lento percorso di avvicinamento alla propria maternità in un bellissimo film che abbiamo visto qui al Centro “La storia del cammello che piange”.
Questo credo sia l’orientamento che unisce la ricerca di molte donne, che in modi diversi si ribellano a una qualsiasi ovvietà del proprio desiderio e dell’uso del corpo. E’ la ricerca di senso e valore da attribuire al proprio essere madri, donatrici di vita, un’indagine nel profondo freudiano “orrore sacro” che è in noi, e spesso a cercare di riempire il doloroso vuoto di senso che ben vediamo nel nostro lavoro quotidiano.
Segnali come questi lanciati intorno al tema della maternità non sono da sottovalutare. Oggi viviamo in un mondo globalizzato. La storia di questi ultimi anni ci ha dolorosamente insegnato che il sapere, la conoscenza, le risorse naturali devono di necessità essere fruibili da tutti . Le crisi sociali, le migrazioni, gli stessi disastri ambientali, tutti argomenti questi affrontati nei dossier del Sito, www.spiweb.it,   ci dicono che sottovalutare o prevaricare l’ambiente naturale o peggio quello umano, porta, procedendo per fenomeni lenti sotterranei, a esiti nefasti per tutti. E oggi ne soffriamo le conseguenze.
Quali saranno le narrazioni, quali prospettive? Quale la forma del legame affettivo, dell’intimità amorosa? Come diverrà la narrazione se si interrompe la traccia di quel cordone di collegamento emotivo che da una prima fantasia porta fino al bambino? Tutto da vedere.
Noi ci chiediamo se tutto ciò non segni ancora una deriva, un ampliare il divario, fra chi sa e chi non sa, fra chi ha e chi no, la nuova frontiera dello sfruttamento degli ultimi della Terra, e tra essi, ultimissima, la donna. La vittoria della mercificazione, il tentativo nefasto della riduzione a Cose.
Per questo l’invito alla riflessione segnalata dal film “Sbagliate” è importante.
I periodi di crisi hanno qualcosa di positivo: rimettono in gioco tutto. Nel nostro caso l’Origine della vita, la maternità.
Le biotecnologie, oltre a liberarci dal “partorirai con dolore” e ad aiutarci a vivere meglio, hanno un effetto interessante, perché confondendo naturale e culturale, rendono possibili nuove e diverse articolazioni.
Tocca alle parti più riflessive della società lavorare per dare vita a un miglior equilibrio.
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