Giovedì, Maggio 02, 2024

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Wilma Bucci. Il processo referenziale nel contesto terapeutico: nuove prospettive e nuovi risultati (Serata scientifica intercentri, 31 Marzo 2022). Report di Valeria Gubbiotti

L’evento, introdotto da Fabio Castriota, si pone in una prospettiva di contaminazione tra diverse discipline e di confronto con la ricerca empirica in ambito clinico.

 

Giuliana Rocchetti presenta la recente pubblicazione dell’edizione italiana del libro di Wilma Bucci “Comunicazione Emotiva e Processi di Cambiamento” curata da R. Mariani, A. Negri, M. Di Trani, in cui vengono ampliate le prospettive cliniche della teoria del Codice Multiplo.

 

Nel commentare il testo viene sottolineata l’originalità del pensiero di Bucci, apprezzando la capacità dell’Autrice di tenere connessi da un lato clinica, teoria e ricerca e dall’altro psicoanalisi, scienze cognitive e neuroscienze.

 

Giuliana Rocchetti ricorda che Wilma Bucci ha sviluppato una serie di misure empiriche di tipo linguistico proprio per documentare e misurare i fenomeni che realizzano il processo referenziale, che verranno illustrate nel corso della serata.

 

La parola passa a Wilma Bucci, che definisce sin dall’inizio l’ambito del suo contributo, spiegando che esso si fonda, essenzialmente, su quattro domande, le stesse che ha cercato di affrontare da sempre e su cui tutti noi, ricercatori e clinici, ci interroghiamo:

 

$11)      Qual è la natura dei problemi che portano le persone in terapia?

 

$12)      Che tipo di cambiamento cercano? Quali sono gli obiettivi della terapia?

 

$13)      Come opera la terapia per realizzare un cambiamento?

 

$14)      Come facciamo a sapere se un cambiamento ha avuto luogo?

 

Per sviluppare la prima domanda (Quale è la natura dei problemi che portano le persone in terapia?), Bucci descrive il concetto di Schemi di Emozioni: schemi di memoria che incorporano sia esperienze sub-simboliche che simboliche e che cominciano a formarsi dall’inizio della vita e possono modificarsi nel corso degli eventi. Questi, si differenziano da altri schemi di memoria perché il nucleo affettivo è composto dall’attivazione ripetuta di particolari cluster di esperienza corporea, che si verificano in relazione a diverse persone e situazioni nel corso della vita.

 

L’integrazione di questi schemi è resa possibile dalla connessione dei nostri sentimenti e delle nostre sensazioni corporee con le persone e gli eventi del mondo e dalla flessibilità dello schema.

 

In altri casi può verificarsi una dissociazione o una distorsione delle informazioni, in questa circostanza, gli schemi non si sviluppano e i nuovi eventi vengono percepiti in modo distorto.

 

In merito alla seconda domanda (Che tipo di cambiamento cercano? Quali sono gli obiettivi della terapia?) l’obiettivo immediato della terapia è quello di portare un cambiamento rispetto a sintomi e a risposte comportamentali non adeguate.

 

Tuttavia, gli obiettivi che la psicoterapia psicodinamica si pone sono finalizzati ad ottenere un cambiamento negli schemi di emozioni dissociati sottostanti i sintomi. Anche se inizialmente questi obiettivi non sono articolati o riconosciuti dai pazienti, si sviluppano con il progredire della terapia. Questo è, fondamentalmente, il motivo per cui le terapie psicodinamiche differiscono da quelle comportamentali e perché sono più lunghe e più complesse.  

 

Nell’articolare la terza e la quarta domanda (Come opera la terapia per realizzare un cambiamento? Come facciamo a sapere se un cambiamento ha avuto luogo?) si entra nel cuore dei contenuti della serata.

 

Wilma Bucci affronta queste questioni utilizzando il concetto di processo referenziale e osservando- attraverso specifici strumenti standardizzati- come questo si sviluppa nel contesto della relazione terapeutica.

 

L’ipotesi è che il cambiamento che si ricerca in una psicoterapia avvenga grazie ad una graduale riorganizzazione degli schemi di emozioni, attraverso il funzionamento del processo referenziale, che crea connessione tra sistemi, là dove sono carenti. A questa dovrebbero essere alla fine associati cambiamenti nel comportamento, che possono essere misurati con strumenti standard.

 

Il Discourse Attributes Analysis Program (DAAP), sviluppato di B. Maskit, utilizza tre dizionari ponderati per produrre misure medie complessive delle tre funzioni del processo referenziale: il Weighted Referential Activity Dictionary (WRAD), che fornisce una misura della funzione di simbolizzazione/narrazione; il Weighted Reflecting/Reorganizing List (WRRL), che fornisce una misura della funzione riflessione/riorganizzazione; il Weighted Arousal List (WRSL) come misura della funzione di arousal/attivazione.

 

Questo programma di analisi può produrre funzioni matematicamente regolari che permettono rappresentazioni grafiche per ciascuna misura del processo referenziale.

 

Bucci tiene a specificare che il fatto di poter pensare ai numeri in maniera visiva è di cruciale importanza: la rappresentazione grafica fornisce un importante insight sulla natura del processo, che non può apparire nella semplice trascrizione verbale.

 

Vengono infine presentati i grafici di due sedute di casi clinici differenti tra loro, a scopo esemplificativo di quanto illustrato.

 

A conclusione del contributo, l’Autrice accenna alla direzione futura della ricerca nell’ambito della “Teoria del Codice Multiplo”, riferendosi ad una nuova versione del DAAP il cui utilizzo sarà finalizzato all’osservazione dei ritmi del discorso e dei toni vocali.

 

La parola passa ai discussant della serata: Rachele Mariani e Luigi Solano.

 

Rachele Mariani esprime un sentito ringraziamento a Wilma Bucci, riconoscendo l’importanza che la “Teoria del Codice Multiplo” ha avuto nel corso della propria formazione e l’influenza che ha, tutt’ora, nel suo lavoro in seduta. Una proposta importante che offre il pensiero di Wilma Bucci è quella di poter integrare la ricerca empirica alla psicoanalisi, con la possibilità di avere un punto di osservazione differente e accrescere le riflessioni dell’analista, senza ridurre questo al sentenzialismo di ciò che funziona o non funziona, è efficace o non efficace.

 

I grafici e la rappresentazione visiva delle misure empiriche messe a punto all’interno della teoria possono fornire un vertice di osservazione sulle dinamiche relazionali in corso durante una seduta. Questo valorizza elementi della comunicazione che sono al di fuori della consapevolezza e trasmessi insieme alle parole, in coerenza con le molteplici proprietà dell’ascolto psicoanalitico.

 

Luigi Solano esprime apprezzamento per la Teoria del Codice Multiplo evidenziando, in alcuni punti quelli che sono i motivi per cui merita di essere conosciuta. La “Teoria del Codice Multiplo” afferma chiaramente l’origine traumatica della patologia, così come anticipato da autori come Ferenczi e Bowlby. L’origine traumatica viene estesa alla patologia somatica, attraverso il concetto di attivazione sub-simbolica disconnessa, che non trova altra forma di espressione, né psichica né comportamentale.

 

Il concetto di “flusso di esperienza sub-simbolica” offre, secondo Solano, una definizione scientificamente valida e comunicabile di concetti psicoanalitici, (come quello di Comunicazione tra Inconsci; Legame in O; Now Moments), altrimenti difficilmente afferrabili da altre discipline.

 

Il corpo è pensato come sistema sub-simbolico, che è in grado di comunicare con l’esterno e che si struttura nelle relazioni. Il concetto di “comunicazione corporea”, sembra offrire una linea di convergenza con il pensiero di Carla de Toffoli.

 

Solano propone che la “Teoria del Codice Multiplo” possa essere utilizzata come un comune denominatore, una cornice generale in cui possono rientrare molte teorie esistenti.

 

A conclusione della serata Wilma Bucci risponde alle domande poste dai discussant.

 

Mariani chiede in che modo la rappresentazione grafica può suggerire o accrescere la possibilità di comprendere i punti dove è possibile facilitare la simbolizzazione.

 

Solano chiede, a proposito di metodi per la misura degli schemi emozionali e delle loro modifiche, se fosse possibile trovare una misura di tratto, per poter valutare l’esito del trattamento, in modo da rendere giustizia alla specificità del lavoro analitico.

 

Bucci, nel rispondere alla prima questione, spiega come possiamo vedere visivamente sul grafico i momenti in cui il paziente non è in grado di andare oltre un certo livello di comunicazione. Altre misurazioni sono in via di sviluppo e la ricerca sta studiando, in modo sempre più approfondito, che cosa fa l’analista quando il paziente è bloccato.

 

Bucci, infine, commenta che Solano ha toccato il punto centrale, cioè che il cambiamento dello schema di emozioni è veramente l’obiettivo fondamentale. La sfida di oggi è lavorare per lo sviluppo di misure per strutturare gli schemi di emozioni e per registrare il processo di cambiamento.

 

Una versione più approfondita è pubblicata in Rivista di Psicoanalisi 2022, LXVIII, 4 (1281-1287). Milano: Raffaello Cortina

 

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