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Psicoanalisi di gruppo. Bouleversements - Sconvolgimenti (15 maggio 2021). Report di Antonio Braconaro

Il Centro di Psicoanalisi Romano ha organizzato il 15 Maggio 2021 una giornata di studio dal titolo “Psicoanalisi di gruppo. Bouleversements-Sconvolgimenti” con la partecipazione di due tra i più noti ed esperti analisti di gruppo del panorama psicoanalitico contemporaneo, Claudio Neri e René Kaës.

 

 

 

Il Centro di Psicoanalisi Romano ha organizzato il 15 Maggio 2021 una giornata di studio dal titolo “Psicoanalisi di gruppo. Bouleversements-Sconvolgimenti” con la partecipazione di due tra i più noti ed esperti analisti di gruppo del panorama psicoanalitico contemporaneo, Claudio Neri e René Kaës.

Inizia Claudio Neri con una breve premessa su due temi comuni che saranno presentati. Il primo riguarda il gruppo come estensione della psicoanalisi con i suoi strumenti teorici e pratici (tema dibattuto di recente nel nostro ultimo Congresso Nazionale dal titolo “Inconscio-Inconsci”), il secondo tema comune è il trauma e come un gruppo, condotto da un analista, può fare fronte e ricostruire ciò che è stato distrutto.

Definito l’ambito della discussione della giornata Claudio Neri precisa cosa intende quando parla di gruppo analitico. Il gruppo è una entità formata non solo dalle persone e dai loro rapporti reciproci ma anche da elementi immateriali (storia, cultura, ritmo) che ne sostengono il funzionamento, ne fanno parte anche le regole del setting introiettate dai membri.

Il gruppo analitico è un “tutto” (Neri, 1987, 1995, 2021), una totalità in cui le persone mantengono le proprie prerogative individuali ma è anche un organismo vivente che prescinde dalle individualità che lo compongono perché dotato di umori e reazioni, un proprio spirito, atmosfera e clima. Inoltre è dotato di un pensiero differente da quello dei singoli componenti. Neri sottolinea una lieve differenza con Kaës (1976) che ha messo in luce maggiormente l’aspetto “molteplice” del gruppo. Per Claudio Neri Il gruppo è avvolto da una sorta di membrana o “pelle psichica” (D. Anzieu, 1985) che lo delimita dal mondo circostante e consente di sviluppare una cultura e un ethos con significative differenze rispetto a quanto è solitamente dominante nella vita sociale. Questo assetto del gruppo analitico ha come effetto quello di offrire ai pazienti la possibilità di conoscersi in una situazione che coniuga la dimensione dell’intimo e quella micro-sociale a patto, però, che le relazioni stabilite tra i membri del gruppo siano egualitarie e ciò che viene riferito resti riservato. Le disuguaglianze dei membri del gruppo vengono temporaneamente messe da parte in favore del compito di conoscersi l’un l’altro, e di conoscere sé stessi nel rapporto con gli altri. Tra gli effetti regolatori del setting del gruppo analitico sono evidenziate procedure e comunicazioni volte a facilitare i componenti a porre attenzione a loro stessi e al “campo” che hanno dispiegato. Infatti il gruppo analitico non ha fini pratici ma osserva i fenomeni del campo. Quel “vuoto al centro” della stanza è un attrattore di pensieri, è il luogo a cui Neri si rivolge per entrare in contatto con il “non conosciuto”, l’inconscio. Sul “Vuoto al centro” o “Vuoto iniziale” saranno sottolineate da Kaës e da Neri più volte analogie di pensiero.

Definito il dispositivo analitico è presentata una sequenza clinica che descrive l’impatto di un evento traumatico in un gruppo e la successiva riparazione del suo funzionamento. Gli avvenimenti a cui si fa riferimento sono accaduti il 13 Novembre 2015 l’attacco dell’Isis a Parigi (Neri 2021 p. 158). L’evento traumatico ha suscitato forti emozioni in tutta Europa e giunge al gruppo condotto da Neri come un’onda emozionale non elaborata che provoca una turbolenza emotiva che oltrepassa la membrana protettiva (pelle psichica) dell’area di appartenenza del gruppo. Come un individuo, il gruppo, tende inizialmente a negare l’evento traumatico che rimane come sospeso o congelato, ha bisogno di tempo per cercare di ripristinare una giusta temperatura (affettiva). Trascorrono dieci giorni prima di parlare degli eventi accaduti e della risonanza emotiva avuta. Un periodo di pausa è stato necessario, dice Neri, per vedere che gli eventi in questione riguardano intimamente ognuno, e iniziare così le successive fasi di elaborazione del trauma. Il procedere dell’esposizione è affascinante quanto toccante, è il tentativo di partecipare ad una platea (siamo circa 150 partecipanti su piattaforma digitale) un processo lungo e articolato di un gruppo condotto da uno psicoanalista che non solo lo conduce verso l’elaborazione di un evento traumatico che lo ha attraversato ma che soprattutto, come commenterà Kaës, consente al gruppo di immaginare e sognare la traiettoria del proprio sviluppo. Per una descrizione che renda soddisfacente la comprensione del complesso processo descritto rimando il lettore al testo (C. Neri, 2021. Quarta parte, Capitolo due). Sullo sfondo dei traumi collettivi, che costituiscono un elemento importante del malessere (Kaës, 2012) del mondo moderno, René Kaes propone una situazione clinica nella quale un evento assume un valore traumatico sin dalla prima seduta di un gruppo di psicodramma psicoanalitico. Per Kaës le conseguenze dell’evento traumatico attraversano gli spazi della realtà psichica inconscia dei singoli partecipanti, dei loro legami e del gruppo che li contiene. Che conseguenze potremo osservare? La questione posta riguarda l’emergere delle tracce dell’infantile e dell’originale nei dispositivi di lavoro psicoanalitico che riuniscono più soggetti, soprattutto in contesti traumatici (già Freud, 1914, aveva considerato il trauma non solo come una situazione ma anche come un processo, in cui si risvegliano e convergono anche le offese remote che l'Io ha subito nel passato infantile, le umiliazioni narcisistiche).

Kaës presenta il metodo dello psicodramma psicoanalitico di gruppo che consiste nel definire un tema proposto dai partecipanti a partire da loro associazioni e riproducendolo nello spazio di recitazione e di seguito associando liberamente. Il lavoro delle libere associazioni entra in risonanza con il campo psicologico di gruppo attivato dai temi proposti nella recitazione ed in esso lo psicodrammista entra in gioco intervenendo e dando valore ai contenuti rappresentati così come l’analista di gruppo fa, ad esempio, con il lavoro sui sogni. Il gruppo proposto da Kaës è composto da otto partecipanti e due psicodrammisti, ha inizio con il ritardo di due e la mancanza di tre che non si presenteranno in seguito. Una partecipante segnala: ”c’è un buco”. L’avvio è caratterizzato dall’evento traumatico, un gruppo che nasce “bucato” da ritardi e assenze, danneggiato all’origine. Con queste premesse è difficile iniziare e i partecipanti non propongono temi per giocare. Come avvenuto nella sequenza clinica proposta da Claudio Neri anche nel gruppo portato da Kaës c’è bisogno di tempo, un momento “glaciale” lo ha fermato. I due analisti convergono implicitamente, su questo punto, con Freud che già dai suoi primi scritti (1895, 1915), aveva messo in evidenza gli aspetti economici della sovrastimolazione e dell'impotenza dell'Io di fronte al trauma. Prosegue il racconto di Kaës, compare il dolore per l’impotenza, movimenti controtrasferenziali negativi nei confronti del gruppo si aggirano intorno al “buco” e agli organizzatori. Il gruppo lamentata la mancanza di quel “pavimento materno” (immagine prodotta dal gruppo) dove appoggiarsi per muovere i primi passi. Con la comparsa di una metafora di una vasca da bagno forata si manifesta la rappresentazione di un contenitore forato da cui fuoriesce il bambino sofferente di ciascuno dei componenti. Il lavoro delle libere associazioni si concentra, dice Kaës, sull’impotenza che i partecipanti hanno sperimentato quando si sono confrontati con traumi, perdite o grande sofferenza.

La trasformazione avviene partendo dall’impensabile, che il buco traumaticamente agisce nello spazio vuoto del gruppo, alla rappresentazione dell’assenza (cosa pensabile) in quanto traccia di una presenza in negativo. È la creatività dell’apparato gruppale (1976) che fa emergere dei significati che diventano scambiabili, capaci di contenere l’esperienza e renderla simbolizzabile. In questo si può notare una ulteriore possibile similitudine con il modo di Claudio Neri di favorire trasformazioni, dando valore a tutti quegli elementi che compaiono naturalmente nello spazio vuoto o come dice Kaës nell’assenza della rappresentazione, e rendono sognabile il proprio futuro. Una diversità possiamo riscontrarla nel metodo di conduzione: in un caso lo psicodrammista “entra in gioco” e agisce la sua funzione nell’altro l’analista gioca la sua funzione più sullo sfondo in una posizione minimale, ma quando è necessario interviene per regolare la “buona socialità” (Neri, 2021).

Nel dibattito che segue si chiariscono le divergenze delle due metodologie messe a confronto sebbene entrambe condividono il metodo psicoanalitico, il lavoro con il gruppo e tutti i punti in comune già segnalati. Il modo di Kaës chiarisce bene gli spazi (interni ed esterni) della realtà psichica inconscia dei singoli partecipanti, dei loro legami e del gruppo che li contiene e questo, dice Neri, permette di utilizzare con più facilità le categorie psicoanalitiche. Mentre nel modo di Neri lo spazio che separa il gruppo dall’individuo varia continuamente, l’osservazione è su di una trasformazione continua e sui fattori che la consentono. Questa seconda modalità è per sua natura meno assiomatica e categorizzabile e quindi può usare diversamente le categorie psicoanalitiche. Viene evidenziata da entrambi la necessità che si costituiscano nuove alleanze vitali volte a contrastare le pulsioni distruttive verso il kulturarbeit. Dal tempo fermato dal trauma, con il rischio di un presente continuamente ripetuto, alla creativa riattivazione dello scorrere del tempo.

La qualità degli interventi del dibattito è stata partecipata e capace di coinvolgere il folto numero dei partecipanti all’iniziativa e ha corrisposto, come sperato, a quella grande vitalità che il funzionamento dei gruppi presentati è stata in grado di attivare.

 

 

  

Bibliografia

Anzieu D. (1985) L’io pelle. Ed. Borla 2005

Freud S. (1892) Studi sull’'Isteria e altri scritti. O.S.F. Vol.I.

Freud S. (1895) Progetto per una psicologia scientifica. O.S.F. Vol.II.

Freud S. (1914) Introduzione al Narcisismo. O.S.F. Vol. VII.

Kaës R. (1976) L’apparato Pluripsichico. Construzioni del gruppo. Armando 1996.

Kaës R. (2012) Il Malessere. Ed. Borla 2013.

Neri. C., Correale A., Fadda P. (1987) Letture Bioniane. Borla 1987

Neri C. (1995) Gruppo. Borla 1995

Neri. C. (2021) Il gruppo come cura. Raffaello Cortina 2021.

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