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Matte Blanco fra letteratura e clinica psicoanalitica. Report di Benedetto Genovesi e Maria Trimarchi

Sabato 5 Giugno 2021 si è svolto un interessante incontro organizzato dal Centro di Psicoanalisi Romano intitolato: “Matte Blanco fra letteratura e clinica psicoanalitica”. L’evento è stato introdotto dal chair Marcello Turno, il quale ha curato il libro “Inconscio e matematica”. Turno ha sottolineato che Matte Blanco riprende il concetto di inconscio freudiano e va oltre. Il semplice e decisivo passo compiuto da Matte Blanco consiste nell’aver interpretato le incoerenze dell’inconscio freudiano come fondamenti di una nuova logica. Una bi-logica che contempla in sé due modi di essere incompatibili eppure contemporaneamente coesistenti. Ne deriva un linguaggio nuovo che trova applicazione non solo in ambito psicoanalitico ma anche in ambito letterario.

Uno dei pezzi di letteratura più vicino al pensiero di Matte Blanco è “L’Aleph” di Borges. È l’unico racconto in cui Borges parla di sé stesso. Nel libro “Inconscio e matematica” Turno ha scritto “Appunti sull’Aleph”. Il cugino Carlos Argentino rivela a Borges che nella cantina esiste l’Aleph. Carlos Argentino dice che per vederlo bisogna sdraiarsi per terra, il decubito dorsale è indispensabile. Bisogna avere la testa poggiata su un sacco piegato in quattro e si deve guardare un punto fisso della cantina senza muoversi e prima o poi compare l’Aleph. È un oggetto di pochi centimetri in cui è concentrato tutto l’universo. L’ipotesi è che questo abbia a che fare con un’analisi. In effetti Turno leggendo il libro di Estela Canto “Borges a Contraluz” scopre la storia dell’Aleph. Quando Borges scrive l’Aleph in realtà sta facendo un trattamento analitico con Cohen Miller. L’Aleph di cui ci parla potrebbe essere molto simile all’O di Bion. Siamo in un mondo sospeso tra fantasia e realtà. L’Aleph è un oggetto misterioso, un caleidoscopio che consente di vedere infinite cose. In realtà, come ci fa notare Turno, Carlos Argentino è il doppio di Borges. L’uno riesce ad avere l’esperienza dell’Aleph, mentre Borges è molto resistente. Poi comunque Borges riesce a vedere l’Aleph nella cantina e lo descrive come un angelo che vola contemporaneamente nei 4 angoli del mondo. Nel libro “L’inconscio come insiemi infiniti” di Matte Blanco, la prima figura che compare è un mosaico bizantino che rappresenta proprio un angelo che vola nei 4 angoli del mondo e Matte Blanco spiega che quell’angelo è una rappresentazione dell’Aleph. Quindi L’Aleph è allo stesso tempo un fenomeno mentale ma anche un avvenimento spaziale. La parte che dovrebbe essere contenuta nel tutto è anche quella che contiene il tutto e di conseguenza possiamo dire che L’Aleph è una struttura bilogica, contemporaneamente contenitore e contenuto.

Inoltre Turno cita il discorso del Prof. Ignacio Matte Blanco dal titolo “Aristotele, Parmenide, Galileo e Freud: via regia verso una nuova epistemologia” in occasione della laurea honoris causa in Lingue e letterature straniere che gli è stata conferita all’Università degli Studi di Pisa il 10 maggio 1990 (pubblicato nel numero 3 della Rivista di psicoanalisi del 2006).

Ha fatto seguito la relazione di Alessandra Ginzburg, autrice tra l’altro del libro “L’emozione come esperienza infinita” insieme a Riccardo Lombardi e del recente libro “La stoffa di cui sono fatti i sogni e le emozioni, per un’applicazione clinica del pensiero di Matte Blanco”.

Ginzburg ha fatto presente che sogno ed emozione sono fatti della stessa sostanza di cui è fatto l’inconscio. Il sogno nasce dalle emozioni e permette alle emozioni di arrivare alla verità profonda, concettualizzata da Bion come O.

Matte Blanco parte dalle caratteristiche del sogno freudiano che è aspaziale, atemporale, in cui c’è l’assenza del principio di non contraddizione, in cui operano la condensazione e lo spostamento, e lo estende all’infinito.

Il pensiero di Matte Blanco è illuminante nel consentirci la comprensione del mondo dell’inconscio e i meccanismi della psicosi.

Come sappiamo anche le neuroscienze hanno mostrato una sovrapposizione tra i livelli di funzionamento del sogno e della psicosi.

La bilogica contiene aspetti dell’una e dell’altra logica, l’essere umano è un essere antinomico, fatto di simmetria e asimmetria. La razionalità divide, mentre l’emozione assembla e ammassa.

L’esperienza bilogica la possiamo trovare nella letteratura, nella poesia, nella mistica ma anche nella psicosi che per sua natura è una condizione dilagante e allagante e quindi priva di limiti e di confini.

Il libro è ricco di implicazioni cliniche.

Per esempio nel panico avviene l’infinitizzazione delle emozioni che poi generano le fobie; nel trauma si ferma lo scorrere delle emozioni e si determina una dissociazione nella mente, l’esperienza precedente del soggetto condiziona il modo di percepire e vivere ciò che accade e ne determina il modo di affrontare il mondo.  

L’inconscio, in quanto atemporale e aspaziale, è multidimensionale. La multidimensionalità irrompe nel nostro mondo tridimensionale.

Matte Blanco ha fotografato dall’interno l’inconscio non rimosso che è multidimensionale, in cui avviene una moltiplicazione all’ennesima potenza, come una spirale che si autoalimenta e si espande all’infinito. Attraverso la moltiplicazione ci si stacca dalle coordinate concrete della realtà esterna e ci si inabissa in una dimensione universale che va al di là di ogni cosa. Guardare dalla superficie del mare in giù e contemporaneamente dal fondo del mare verso l’alto, ci fa vedere il verso e il converso delle cose.

Con Matte Blanco assistiamo all’irruzione dell’infinito nell’inconscio, alla creazione di insiemi infiniti sia nella psicoanalisi che nella letteratura.

Il riferimento a Borges è inevitabile. Possiamo ricordare anche il labirinto e il filo, geniale rappresentazione della molteplicità delle dimensioni del mondo e dei livelli di realtà; nel mondo siamo come in un labirinto, ma non dobbiamo mai perdere il filo altrimenti rischiamo di perderci, sprofondando nella psicosi.

Ginzburg ha fatto notare che il pensiero di Matte Blanco si struttura su due principi: il Principio di generalizzazione per classi e sottoclassi identiche tra loro, tra cui si può considerare anche la pars pro toto; e il Principio di reversibilità per cui ogni affermazione è reversibile e trasformabile nel suo contrario, laddove la reversibilità è l’essenza della simmetrizzazione.

Nel pensiero di Matte Blanco, è inoltre fondamentale la funzione proposizionale la quale implica la diffusione delle classi e genera un ampliamento continuo delle classi. Noi siamo al tempo stesso soggetti separati e appartenenti a una classe.

Abbiamo cinque strati delle classi:

Primo strato: asimmetrico razionale

Secondo strato: paragoni metaforici

Terzo strato: amplificazione delle classi, identificazioni simmetriche e reversibilità assoluta, ogni cosa è uguale al suo contrario. Viene espanso qui il pensiero di Melanie Klein per spiegare e descrivere l’inconscio dei bambini animato dalla reversibilità e quindi dalla simmetria.  

Quarto strato: multidimensionalità delle classi, siamo in un mondo espanso all’infinito, in cui la vita e la morte sono la stessa cosa, essendo incluse nella stessa classe. Possiamo sognare persone vive e morte insieme.

Quinto strato: pura simmetria, è uno strato non pensabile, può solo essere immaginato e non potrà mai essere sperimentato.

Ha proseguito Valentino Baldi il quale ha sottolineato l’interesse della critica letteraria italiana nei confronti di Matte Blanco. Ha portato una visione matteblanchiana della Coscienza di Zeno di Italo Svevo. Ha parlato delle figure retoriche che presentano delle somiglianze con le scoperte di Matte Blanco. Tutto ciò che definiamo simmetrico è qualcosa che appartiene all’antichità, ad un’infanzia lontana nel tempo e nello spazio. Gianbattista Vico nella “Scienza nuova” dice che tutte le grandi filosofie contemporanee hanno origini contadine. Affondano le loro radici in un momento in cui il pensiero simmetrico appartiene a un’epoca in cui la realtà non viene separata dalla dimensione universale. Parla di 3 figure retoriche che rappresentano l’anima del pensiero matteblanchiano e cioè la metafora, la sineddoche e la metonimia. Sono figure che si somigliano tantissimo ma che da un punto di vista logico sono molto diverse. Fanno parte della grande famiglia dei tropi, sono metasememi, ma si associano anche ad un’altra famiglia di figure retoriche, chiamate figure di pensiero o metalogismi. C’è una grande differenza tra queste due famiglie. I metasememi sono tropi che intervengono sul significato delle parole ma non sull’ realtà esterna, invece i metalogismi sono significati di pensieri che intervengono sia sul senso delle parole che sulla realtà esterna. Tali figure retoriche sono l’essenza del pensiero matteblanchiano.

In molti passaggi della “Coscienza di Zeno” si rilevano tante figure che si comportano in maniera molto singolare.

Nel capitolo “La storia del mio matrimonio” Zeno è nel salotto della famiglia Malfenti e interagisce con le fanciulle Malfenti (Ada che lui sta corteggiando, anche se poi sposerà Augusta, e poi ci sono le altre sorelle Alberta e Anna). Siamo in un clima surreale e si mettono in evidenza le gaffe di Zeno il quale dice di saper suonare il violino ma poi non lo sa suonare, rendendosi quasi ridicolo. Fa spesso battute fuori luogo che non si addicono al corteggiamento. Nel capitolo parla di un gatto che lo aveva graffiato in una libreria inglese. È un motto di spirito che fa ridere perché esercita uno slittamento figurale. La figura dell’ironia è una figura metalogica. Il gatto inglese è contemporaneamente una metafora esposta, una sineddoche generalizzante e una metonimia. Il gatto che lo ha graffiato rappresenta l’intero popolo inglese e simultaneamente è l’Inghilterra che è ostile e allora Zeno fugge e va a Parigi.

Baldi cita un esempio che fa Matte Blanco nell’”Inconscio come insieme infinito” in cui parla di un paziente psicotico per il quale le sbarre della finestra e le righe del pigiama assomigliano alla prigione, quindi il paziente crede di essere in prigione e per lui strappare il pigiama significa uscire dalla prigione.

In conclusione l’intervento di Gabriele Pulli il quale mette in evidenza la compresenza di due logiche, una logica che unisce e una logica che divide.

Ma che rapporto c’è tra queste due logiche? In “Pensare, sentire, essere” si chiede: queste due logiche si contrappongono antinomicamente o si compongono armonicamente?

La risposta è la possibile esistenza di una superlogica unitaria o radice comune tra le due logiche che si compongono armonicamente. La super-logica consente alle due logiche di comporsi armonicamente invece che contrapporsi antinomicamente.

Quindi abbiamo tre logiche: la logica classica, la logica simmetrica e la bilogica in cui le prime due convivono simultaneamente e armonicamente.

La radice comune è la simultaneità delle due logiche che convivono sotto lo stesso tetto. È il darsi insieme, contemporaneamente e contestualmente, delle due logiche e dei rispettivi modi di essere.

Siamo a metà tra 2 mondi inconciliabili eppure coesistenti.

Il modo di essere simmetrico confonde fra loro gli elementi a cui si applica e viene definito da Matte Blanco modo omogeneo e indivisibile; mentre il modo di essere asimmetrico corrisponde al modo eterogeneo e dividente.

Ora, le due logiche e i due modi di essere si possono distinguere solo se sono già costituiti ciascuno come separato dall’altro. Invece se vengono colti nel loro darsi insieme contemporaneamente, nel costituire insieme un’unica polarità, allora possiamo cogliere il livello della loro radice comune. La simultaneità delle due logiche è la loro radice comune.

Pulli prospetta che la superlogica unitaria in quanto radice comune delle due logiche dev’essere un principio che racchiude in germe sia l’omogeneità che l’eterogeneità e che possa evolversi dando luogo appunto alle due logiche.

Successivamente Matte Blanco abbandona il concetto di omogeneità e tende a parlare solo di totalità indivisibile o di modo indivisibile, considerando che l’omogeneità non è una caratteristica essenziale della indivisibilità e che la totalità indivisibile non è necessariamente omogenea.

La superlogica unitaria è una logica che coniuga sia l’unità sia la molteplicità, sia l’identità sia la differenza, e le coniuga in quanto precede il separarsi delle due dimensioni dell’identità e della differenza.

Ciò sembra corrispondere alla relazione più profonda che ciascuno di noi può intrattenere con l’altro da sé.

Il livello più profondo del rapporto con l’altro è quello per il quale l’altro non è soltanto altro e dunque eterogeneo da noi, e non è soltanto riconducibile a noi stessi e dunque omogeneo con noi.

Il riconoscimento più pieno dell’altro consiste nel trattare l’altro come altro e insieme e contemporaneamente come noi stessi. Nelle relazioni, l’altro è insieme come noi stessi e diverso da noi stessi.

Ma in “Creatività e ortodossia” Matte Blanco parla di un’altra verità di certi livelli più profondi dell’essere che consiste nella circostanza che tra il sé e l’altro da sé in realtà c’è un’unità, tale da poter considerare sé stesso come l’altro e l’altro come se sé stesso. Siamo qui nel mondo della simmetria.

È interessante notare che le neuroscienze ci mostrano che nello sviluppo normale grazie al meccanismo della simulazione incarnata si utilizzano i sensi, soprattutto della vista e del tatto, per promuovere la strutturazione della mente e la relazione empatica con l’altro, riconosciuto nella sua alterità.

Ma questi meccanismi potrebbero essere compromessi nella psicosi in cui non c’è distinzione tra sè e altro da sé, ma fusione e confusione per mancanza di limiti e di confini tra mondo interno e mondo esterno.

Pulli ipotizza che si può pensare che il contrapporsi antinomico delle due logiche renda conto della patologia, e che invece il loro comporsi armonicamente renda conto della fisiologia.

Se le due logiche si contrappongono antinomicamente danno luogo a qualcosa di non vitale, invece il loro comporsi armonicamente dà luogo a qualcosa di vitale.

La compresenza armonica delle bilogiche implementano la comprensione della realtà, come avviene nelle opere di Jorge Luis Borges.

Ha fatto seguito un interessante dibattito ricco di domande ai relatori che ha consentito di allargare il campo della discussione.

Tra i partecipanti va segnalata l’emozionante e significativa presenza di Francisco Matte Bon, figlio di Ignacio Matte Blanco e Luciana Bon de Matte; ed anche la presenza di Alberto Siracusano nipote di Francesco Siracusano illustre allievo di Ignacio Matte Blanco e maestro di molti psicoanalisti siciliani.

Nell’ambito della ricca discussione sono state fatte tante considerazioni e spunti di riflessione.

Ciò che c’è di straordinario nel pensiero di Matte Blanco è la possibilità di ampliare la comprensione del mondo dell’inconscio e della psicosi. Inoltre apre al dialogo interdisciplinare per cui è importante che il pensiero di Matte Blanco venga valorizzato come merita.

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