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Report di Francesca Selloni su Chi sei tu? La soggettività dell’analista e la sua partecipazione alla relazione analitica (27 febbraio, 2021).

La giornata di studio si è svolta in un clima fluido e ricco di stimoli pur nella nuova forma da remoto che ci vede sempre più coinvolti.

 

Il tema attuale enactment e self diclosure è stato affrontato e dibattuto con tre relazioni intervallate da spezzoni cinematografici. La mattinata ci ha portato più vicini alla complessità di ciò che accade nella stanza d’analisi ed oltre e, attraverso esperienze cliniche e approfondimenti teorici, ha restituito l’importanza e la profondità di questo tema sempre più presente ed attuale: la soggettività dell’analista e la sua partecipazione alla relazione analitica. Nell’introduzione alla mattinata è stato ricordato che all’ultimo congresso nazionale della SPI Stefano Bolognini ha indicato l’enactment come la possibile quarta via regia di accesso all’inconscio. Non possiamo più quindi pensarlo come un errore del metodo o un’empasse terapeutica, ma come un episodio in cui si attualizza una dinamica inconscia all’interno della relazione analitica.

PAOLO BOCCARA

Apre la mattinata di studio con una relazione dal titolo:

“Il gioco è questo: cercare nel buio qualcosa che non c’è e trovarlo.”

Boccara affronta il tema dell’uso della soggettività dell’analista nella relazione terapeutica attraverso la lettura di un caso clinico, dopo la visione del primo video tratto dal film “Don Juan De Marco - Maestro d’amore”, da cui emergono alcune frasi: “il paziente al terapeuta, Avete visto attraverso tutte le mie maschere…” la moglie del terapeuta: Chi è questo paziente? … non lo so, ma mi coinvolge…”.

Come l’analista ascolta e cosa ascolta delle prime esperienze arcaiche del paziente che riemergono nella relazione analitica? Il caso clinico ci porta nell’angoscia del dolore intoccabile, irriconoscibile e dissociato, che potrebbe spingere all’interruzione dell’analisi. Scomparire, nel dolore, intrappolata lì: queste le prime immagini della paziente. Attraverso la lettura del caso, Boccara ci porta nel suo essersi sentito ingaggiato nel ruolo di chi teme di perdere l’altro. L’enactment, vissuto e interpretato in seduta, ha aperto molte vie al successivo proseguimento dell’analisi, ma anche a un vissuto personale dell’analista di angoscia di separazione che, facendo da eco nella stanza con un ritorno forte, aveva spinto proprio a quell’enactment necessario. La possibilità di aver dato significato al senso di ‘fallimento’ dell’analista permette alla paziente di sentire di poter ‘distruggere’ l’oggetto analista, usandolo come altro da sé e di sentirsi, con la sopravvivenza dell’altro, unsoggetto di fronte ad un altro soggetto, favorendo così l’espressione dell’incomunicabile in forme di comunicabilità: La sensazione non è solo poterne parlare, ma ‘vivere’ interamente… tutti i pezzi si incastrano!

Con un sogno fatto poco prima della conclusione avvenuta un anno dopo, si evidenzia il profondo cambiamento della paziente. Aver rappresentato il ruolo della figlia che lascia un genitore angosciato dalla probabile separazione, le permette di sperimentare di sentirsi vista. L’analista le offre un oggetto nuovo che, anche se ritraumatizzante, è l’oggetto con cui affrontare la possibilità di sentirsi separata e da cui potersi separare.

Il racconto delle sedute ci mostra un’analisi viva in cui entrambi si son trovati ad attivare legami tra affetti e simboli ampliando funzioni psichiche in un contesto intersoggettivo per “porre un limite al dolore, cercare un fiore che non si vede e cantarne la certezza” (citazione tratta da una poesia di E. Flaiano).

GIOVANNI METERANGELISinterviene con un lavoro dal titolo:

“Gioco, paradosso ed enactment”

Prima della sua relazione un video evocativo in cui la vista è sostituita da altri sensi e dalla creatività del cercare una ‘soluzione’ “The fish and I”. Vedi Video

Le considerazioni prendono spunto da Winnicott in Gioco e Realtà del ’71. Il gioco facilita l’emergere in analisi di materiale non simbolizzato, il ruolo dell’analista in questo è cruciale. L’illusione del gioco permette di sperimentare un ‘come se’ che nell’analisi degli adulti è avvicinabile alle libere associazioni e alle metafore. Tutto è simbolizzato dalle primissime esperienze relazionali e ciò che è inscritto a livello psichico ha una coloritura affettiva positiva o traumatica. Nel bambino si formeranno schemi relazionali simbolizzati per immagini come ‘gesti relazionali’. Il gioco avviene in uno spazio: il terzo analitico in cui tutto è ‘come se’ in una mutualità relazionale in cui entrambi si influenzano entrando in contatto reciprocamente (Fish and I).

Nella nevrosi di transfert qualcosa di nuovo riattualizza il passato.

Mentre il paziente mette in scena i traumi del passato deve anche poter percepire di potersi affidare nel presente, all'analista, per ripararle.

Non sempre questo accade. A volte è difficile per l’analista incarnare contemporaneamente il ruolo ‘di colui che cura e di colui che ferisce’. Si può creare un’empasse.

L’enactment, in quest’ottica, diventa funzionale all’avanzamento del processo analitico. Drammatizzazione di stati dissociati primitivi privi di simbolizzazioni, ma ricchi di manifestazioni affettive corporee proprio perché prive di parole. L’enactment è vissuto dall’analista come attualizzazione nel transfert e controtransfert di questi stati mentali carichi di affetti dolorosi, resi così riconoscibili. Esso è una rivelazione non intenzionale dell’analista che riguarda sempre l’inconscio del paziente; è l’azione dell’analista che mostra aspetti del paziente altrimenti inconoscibili, espressione del trauma dissociato; a volte svela il controtransfert, a volte può intervenire come tentativo di ripristinare la differenziazione tra realtà interna ed esterna.

GIUSEPPE RIEFOLO

Il suo è l’ultimo intervento della mattinata, dal titolo

“Ho trovato qualcosa di tuo. Modi della self-disclosure come processo di enctment”

Prima della lettura della sua relazione un cortometraggio, una fiction “Buon compleanno” in cui un analista è ascoltato dalla sua paziente in una telefonata privata: quanto ciò che accade all’analista può arrivare al suo paziente?

Riefolo illustra il concetto della self disclosure come un aspetto del processo dell’enactment che permette al paziente di riconoscere aspetti dissociativi e affettivi mai sperimentati, preclusi traumaticamente. È l’analista che prova qualcosa e la mostra al paziente.

Differenzia inoltre la self disclosure come atto voluto, dall’enactment che è un agire dovuto a sollecitazioni transferali o identificazioni proiettive del paziente. Esse hanno a che fare con il controtransfert complementare concordante, mentre la neutralità è un altro punto inerente l’enactment. Quale valore assume in tale ottica?

“Chi siamo” entra nella stanza d’analisi. Lo stile espressivo dell’analista compare in diverse forme e gradi di rivelazioni che il paziente coglie, fino alla self disclosure, dove l’emozione dell’analista è volontariamente presentata ed ‘offerta’ (Bromberg, Benjamin). L’analista deve dare al paziente qualcosa di suo attraverso cui gli restituisce ciò che il paziente ha potuto creare attraverso ricomposizioni dissociative difensive e creative, che diventano configurazioni nuove nell’analisi.

La self disclosure, in questa prospettiva, non risulta intrusiva, non ritraumatizza, ma permette l’evoluzione. L’enactment è quindi un episodio relazionale a reciproca induzione (Filippini, Ponsi). Il processo parte da un agito che se resta tale non entra nell’enctment, lo diventa se l’analista lo interpreta e lo coglie. Esistono sempre questi momenti. Il loro dispiegarsi in un modo o in un altro dipende da quanta complessità vogliamo introdurre nell’analisi. L’enactment aumenta la complessità del processo.

Il caso clinico che ci presenta è un trattamento a bassa frequenza in cui l’analista si è esposto molto personalmente, e la risposta della paziente è stata positiva.

Riefolo ci conduce in un passaggio dell’analisi in cui il focus d’osservazione è sull’analista che, esprimendo alla paziente una propria emozione, le permette di incontrare un non conosciuto, perché mai sperimentato. Si attiva così uno scambio reciproco: l’analista si mostra capace di conoscere il proprio funzionamento affettivo, lì dove la paziente ha compiuto una profonda dissociazione. Si sono così svelati e compresi meglio momenti non del tutto risolti dell’analista stesso. Riefolo si pone infine una domanda: ci possono essere modalità più neutrali per attivare lo stesso processo?

DIBATTITO

Si apre un dibattito in cui emergono emozioni suscitate dalle relazioni, spunti di riflessione e interrogativi.

Quali sono i punti di contatto con altri modelli? Quale tipo di gioco favorisce l’enactment? Il play o il game? Nell’aiutare il paziente a riordinare le proprie ‘carte di gioco’, come riusciamo a fornirgli ciò che non ha? Una buona analisi comincia sempre con un acting? La self disclosure è un fenomeno ubiquitario o un fatto scelto?

Un’esperienza personale di una collega la cui prima analista individuale soleva accoglierla e sferruzzare durante le sedute, arricchisce di ‘suoni’ il tema dibattuto; episodio vissuto con fastidio fino all’interruzione dell’analisi stessa… A me arrivava come una distrazione (mia madre lavorava a maglia, io lavoro a maglia), l’ho vissuto come segno di trascuratezza. Se quel "fastidio" fosse stato colto, aggiunge la collega, sarebbe potuto diventare un'occasione di approfondimento all'interno del lavoro analitico.

li interventi finali sottolineano la natura relazionale dell’enactment, in cui l’analista esprime sì qualcosa di proprio, ma che si collega in quel momento, con quel paziente in quella relazione.

Parlare di noi aiuta il paziente a parlare di sé, diventa così un elemento del setting che ci permette di vivere in maniera più leggera situazioni drammatiche; quindi enactment come opportunità, in cui è possibile mettere a disposizione del paziente gli stati dissociati dell’analista, in un’esperienza del qui ed ora, con gli stati dissociati del paziente.

La riflessione è aperta, lasciando ampi spazi di approfondimento teorico e clinico.

 

Vedi anche

 

Riefolo G. - Ho trovato qualcosa di tuo. modi della Self Disclosure come enactment (2021)

София plus.google.com/102831918332158008841 EMSIEN-3

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