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In ricordo di Monica Vitti. Di Mariaclotilde Colucci, 3 febbraio 2023

 

Monica Vitti, all’anagrafe Maria Luisa Ceciarelli, ci ha lasciati esattamente un anno fa all’età di 90 anni. Ricorre proprio in questi giorni l’anniversario della sua morte e abbiamo pensato di renderle omaggio in queste poche righe. L’attrice nasce il 3 novembre 1931 a Roma, da padre romano e madre bolognese.

Scoprì il teatro durante la guerra, per gioco, a Messina, dove visse con la famiglia per qualche anno, quando ancora bambina, per distrarre i fratelli dalla realtà che li circondava metteva in scena spettacoli con i burattini.

Nel 1953 si diplomò, contro la volontà dei genitori, all’accademia nazionale darte drammatica e iniziò definitivamente la sua carriera. Alla fine degli anni Cinquanta, si avvicinò al mondo del cinema e fu proprio in questi anni che venne notata dal regista Michelangelo Antonioni, col quale intrecciò, divenendone la Musa, un sodalizio artistico e sentimentale.

Nella famosa tetralogia dellincomunicabilità”, composta da Lavventura (1960), La notte (1961), Leclisse (1962) e Deserto rosso (1964), Monica è impareggiabile protagonista e interprete di ruoli drammatici. Personaggi femminili tormentati e insoddisfatti, misteriosi e nevrotici, specchio di una società borghese dove la donna fatica a trovare la propria dimensione identitaria al di fuori di ruoli assegnati.

Ma è Mario Monicelli, che mette in luce la sua vena comico-drammatica e ironico-irriverente, dirigendola nella famosa pellicola La ragazza con la pistola (1968), film che consolidò la carriera dellattrice e la lanciò definitivamente nel panorama internazionale.

In seguito molti registi stranieri importanti la vollero nei loro film, come Jean Valère ne La donna scarlatta (1969), Luis Buñuel ne Il fantasma della libertà (1974) e André Cayatte in Ragione di stato (1978)… solo per citarne alcuni.

La sua carriera si consolida negli anni ’70 con Dramma della gelosia (tutti i particolari in cronaca) di Ettore Scola, Gli ordini sono ordini di Franco Giraldi e La Tosca di Luigi Magni. È il filone della commedia allitaliana, accanto ad Alberto Sordi che avvicinerà Monica Vitti al grande pubblico, facendola diventare anche unicona nazional-popolare. Gli anni ’80 e ’90 furono la decade dei premi e riconoscimenti. Viene premiata come migliore attrice a Berlino nel 1984, successivamente il Leone d'oro alla carriera nel 1995, 5 David e 3 Nastri d'argento, per le sue straordinarie e innumerevoli interpretazioni, da quelle drammatiche a quelle brillanti.

Ritiratasi nel 2001 dalla scene a vita privata a causa delle sue condizioni di salute, Monica Vitti può essere considerata l’attrice più versatile del cinema italiano. Un’attrice capace di interpretare tanti ruoli così diversi tra di loro. Mattatrice indiscussa con la sua perspicua versatilità ha saputo incarnare più di ogni altra attrice le fragilità, le mancanze, le inquietudini e soprattutto la complessità delle donne, tutte. Attraverso i suoi personaggi ha rappresentato tematiche di genere femminile ancora oggi di grande attualità senza appiattirsi e sovvertendo canoni e stereotipi non solo del cinema ma anche della bellezza e della sensualità femminile intrise di drammatica comicità.

In una celebre frase dirà di sé: “Il segreto della mia comicità? La ribellione di fronte all’angoscia, alla tristezza e alla malinconia della vita”. Segreto che la Vitti ha appreso e imparato a maneggiare ancora ragazzina. In piena guerra, aveva capito che far ridere il più possibile se stessa e le persone che amava era l’unico modo per sopravvivere .

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