Giovedì, Marzo 28, 2024

Carla Busato Barbaglio, Angelo Macchia, Anna Maria Nicolò. Winnicott e la psicoanalisi del futuro

 

9788865314562B

Alpes, 2017

Solo da poco tempo il mondo psicoanalitico sta comprendendo la portata rivoluzionaria del pensiero di Winnicott; le sue teorie sull’importanza dell’ambiente nella costruzione del sé, sullo spazio e gli oggetti transazionali, sul ruolo dell’illusione, sull’aggressività, la sua teoria sul processo maturativo, la scoperta dei processi di integrazione, non integrazione e disintegrazione, sull’holding, sulla preoccupazione materna primaria, sul rapporto tra la psiche e soma, per citarne solo alcune, hanno determinato una vera rivoluzione silenziosa nel mondo psicoanalitico.

Winnicott non era un uomo delle istituzioni e non ha mai favorito il crearsi di una scuola winnicottiana. Cresciuto all’interno delle controversial discussions che vedevano l’acerba lotta tra i seguaci della Klein e quelli di Anna Freud, egli prese una posizione indipendente e praticò una apertura alle altre discipline, posizione rara e avversa nell’ambiente in quanto si riteneva che la psicoanalisi potesse essere indebolita da tutte le esperienze alternative ad essa o da una modificazione del setting.

Winnicott non era seguace di nessuno, e non voleva essere il capo di una scuola. L’indipendenza era una sua caratteristica interna.

Anche la sua concezione intorno alla salute mentale e alla malattia sono molto influenzate da questa posizione. Anzitutto per lui non esiste “una demarcazione netta tra un certo tipo di salute mentale e gli stati schizoidi” (1971a), al contrario “esiste un certo tipo di salute mentale che ha la qualità di un sintomo perché è carica della paura e della negazione della follia, paura o negazione della capacità innata di un essere umano di essere non integrato, depersonalizzato e di sentire che il mondo esterno non è reale” (Winnicott, 1945).

“Saremmo davvero infelici, se fossimo solo sani di mente”, questa frase di Winnicott (1945) è divenuta un aforisma e come tale e come tutte le frasi celebri ha perso l’impatto rivoluzionario che meriterebbe anzitutto dentro la mente del clinico che è giornalmente confrontato con la sofferenza mentale.

Winnicott è lo psicoanalista del futuro anche perché la sua fiducia nelle capacità integrative spontanee della personalità, la sua capacità silenziosa di essere vivo e libero rendono il suo pensiero uno strumento importante e utile nel lavoro con i pazienti.

(dalla Prefazione di Anna Nicolò)

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